recensioni Saggistica

Le Magnifiche – Daniela Musini

Trama
Chi fu davvero la papessa e come tenne in scacco il papato? Quali segreti si celano dietro alle crudeli congiure ai tempi dei romani? Chi è la prima donna laureata della storia? Da dove nasce l’odio ancestrale tra Isabella d’Este e Lucrezia Borgia? Quale vita si nasconde dietro alla dottrina pedagogica di Maria Montessori? In questi ritratti dal 60 a.C. agli anni ’60 del Novecento, Daniela Musini ha voluto raccontare le vite fiammeggianti di trentatré donne emblematiche, le loro passioni temerarie, le scelte audaci, la fragilità e l’intensità delle loro anime, ma anche l’inarrendevolezza, il talento e la determinazione che le hanno connotate: un excursus avvincente e suggestivo attraverso la femminilità e lo scorrere del tempo. Donne forti e artefici del proprio destino, ai cui piedi si inchinava tutto il mondo, ma anche donne murate dentro al proprio personaggio e, di conseguenza, irrimediabilmente sole. Da Messalina a Grazia Deledda, dalla regina Margherita di Savoia a Wanda Osiris, passando per colei che ispirò il Manzoni per la monaca di Monza, trentatré donne, diversissime tra loro ma accomunate dalla grandezza del proprio operato. Dal canto alla scienza, dal cinematografo alla guida di uno stato, ognuna di loro ha lasciato il segno nella nostra storia.

Recensione a cura di Laura Pitzalis

Dagli occhi delle donne derivo la mia dottrina: essi brillano ancora del vero fuoco di Prometeo, sono i libri, le arti, le accademie, che mostrano, contengono e nutrono il mondo
William Shakespeare

Conoscete la suite di M. Mussorgsky “Quadri di un’esposizione”? Quella per pianoforte è la versione autentica che è anche la meno conosciuta dal grande pubblico. Scritta nel 1873 questa partitura acquistò grande notorietà grazie alla splendida trascrizione per orchestra che ne fece Maurice Ravel nel 1922.

Mussorgsky visitando la mostra, allestita nel 1874 a Mosca, dedicata al suo grandissimo amico il pittore russo Victor Alexandrovich Hartmann, rimase affascinato dalla potenza espressiva dei quadri e decise di esprimere in musica le proprie sensazioni: nacque così la suite per pianoforte “Quadri di un’esposizione”, che fu pubblicata postuma.

Per chi la volesse ascoltare, vi lascio il link della versione per orchestra di M. Ravel:

Questa suite mi è venuta in mente leggendo il romanzo di Daniela Musini “Le Magnifiche”, perché come Mussorgsky attraverso la musica ci ha permesso di “vedere” quei quadri, così la Musini con la sua scrittura ci permette di “vedere”, in ognuno dei capitoli, i ritratti di trentatré figure storiche tutte al femminile. E non solo li vediamo, ma partecipiamo e siamo coinvolti nella storia di ognuna di esse, storie non sempre allegre, non sempre a lieto fine, perché storie vere di successi e fallimenti.

Sono storie di donne forti, coraggiose, spaventate, spavalde e timide, tutte con un comune denominatore, l’amore in tutti i suoi aspetti: sentimentale, appassionato, possessivo, coraggioso, cieco, folle, fedele, inaspettato, tradito, tormentato.

In quel giorno piovoso di novembre Edmund Blair Leighton terminò la sua opera cui diede come titolo Abelard and his pupil Heloise (Abelardo e la sua allieva Eloisa”). Fu quel quadro stereotipato e romantico dipinto da un serioso pittore preraffaellita a eternare per sempre la storia appassionata, dolente e tragica di Eloisa e del suo maestro Abelardo.

Molte furono amate e venerate, altre contrastate e diffamate, ma tutte decise ad andare contro i pregiudizi ipocriti della società cui facevano parte e alle restrizioni imposte alla creatività femminile dalla società, dalle leggi e dalle convenzioni.

Partendo dall’antica Roma fino al novecento, l’autrice ci presenta la biografia delle Magnifiche, non tutte italiane ma legate all’Italia, alcune famosissime altre meno, che hanno lasciato un’impronta indelebile nella nostra Storia.

Eccone alcune: Cleopatra, non solo “femme fatale”, ma donna innamorata, gelosa e possessiva; Messalina donna dissoluta e scandalosa, aspetto non eccezionale nella Roma imperiale, vittima forse delle rivalità e delle lotte interne della sua stessa famiglia; la meno conosciuta Eloisa e la sua struggente storia d’amore con Abelardo, un amore passionale e tragico, giunto fino a noi grazie al fitto carteggio tra i due innamorati; Cecilia Gallerani, amante di Ludovico il Moro, modella di Leonardo che la ritrasse nel suo famoso quadro “La dama con l’ermellino”. E ancora, Marianna de Leyva, la monaca di Monza; Artemisa Gentileschi, una pittrice molto rinomata presso i contemporanei ma ricordata dai posteri più per gli aspetti drammatici e romanzeschi della sua vita e al suo coraggio nell’affrontarli, che ne hanno fatto un’eroina femminista ante litteram; Elena Lucrezia Cornaro Piscopia considerata da alcuni storici la prima donna laureata al mondo in filosofia, anche se lei avrebbe voluto laurearsi in teologia, ma non le fu permesso perché intollerabile la laurea in una materia il cui insegnamento era riservato agli uomini.

E ancora: Anita Garibaldi, eroina per amore; Rosa Vercellana, la “bela Rosin”, amante e, poi, sposa morganatica del primo re d’Italia, Vittorio Emanuele II; Matilde Serao, giornalista, scrittrice, imprenditrice che, rompendo le convenzioni, riesce a collezionare numerosi primati; Maria Montessori, l’amica geniale dei bambini; Lina Cavalieri, la donna più bella del mondo.

Per poi arrivare a Luisa Spagnoli, che con il suo estro e capacità creativa, cattura idee innovative e le rende attuabili: è lei una delle fondatrici della Perugina, è lei a ideare il famoso “ Bacio”, è lei a fondare l’azienda incentrata sui filati e l’angora che diventerà un marchio nel campo della moda; a Wanda Osiris, “la Wandissima”, regina del teatro di varietà; e ultima, ma solo per cronologia, la “Divina” Maria Callas, cantante lirica leggendaria, dalla carriera straordinaria ma breve, meno di dieci anni: 1949 -1958.

Nonostante la Musini abbia uno stile raffinato, quasi aulico, la lettura è scorrevole e piacevole grazie ad una stesura di tipo giornalistico: veloce, concisa e chiara.

Ogni capitolo una biografia dove le vicende di ognuna di queste sorprendenti donne sono inquadrate nel rispettivo contesto storico, con riferimenti a eventi dell’epoca: un bel ripasso dei fatti salienti della Storia!

Ogni capitolo è formato da pagine dove l’ambientazione assume rilievo grazie alla capacità descrittiva dell’autrice, che rende i luoghi reali stimolandoci il senso della vista, dell’olfatto, dell’udito.

Il cielo pareva irrigato di sangue e di pece; gonfie nuvole in lotta tra loro annunciavano tempesta. Nel giardino folate rabbrividenti provocavano un turbinio impazzito di foglie e su tutto gravava un che di sontuosamente cupo, una tristezza d’agonia.

Il tutto esaltando il carattere di ognuna di queste “Magnifiche”. Brava la Musini a catturarne l’anima accendendo i riflettori sui loro difetti, sulle loro passioni, sulle loro emozioni, mostrandone il loro lato umano ma soprattutto l’essenza più profonda, effettiva e segreta: sono donne determinate e coraggiose ma anche impaurite e fragili.

Ho trovato ingegnoso da parte dell’autrice l’inserimento nelle biografie di dettagli meno noti, di aneddoti che mi hanno fatto nascere la curiosità d’approfondire.

Proprio in questa fastosa cerimonia apparve sulla tavola un’invenzione di “messer Lionardo”. Sconcertato dalla barbara abitudine di Ludovico il Moro e dei suoi ospiti di pulirsi le mani sulla pelliccia di piccoli conigli legati alle sedie o sul dorso dei cani che stavano appollaiati sotto il tavolo a mangiare gli avanzi, o sui lembi della tovaglia stessa, il genio vinciano propose il “truccabocca”, ossia una tovaglietta da porre davanti a ogni commensale «da insozzare al posto della tovaglia grande»: era nato il tovagliolo.

Come anche la descrizione di opere d’arte, dell’abbigliamento, di ritratti … devo dire che google ha confermato l’immagine che mi ero visualizzata mentalmente mentre leggevo!

È il 1488 e Cecilia ha quindici anni: è nel pieno del suo splendore e la luce della sua verde età risplende in quel capolavoro assoluto che è La dama con l’ermellino[…]
Appare ancora oggi un capolavoro assoluto: una tavola di legno di 54×39 cm in cui il celebre “sfumato” leonardesco avvolge l’ovale aristocratico di Cecilia e testimonia anche in questo dipinto lo studio attento e meticoloso che l’artista compie sulla luce ma soprattutto sull’ombra: la magia del chiaroscuro, il gioco sapiente e filtrato delle luminosità e delle penombre investono Cecilia e infondono al dipinto un misterioso effetto di profondità, riuscendo anche in questo caso a riprodurre la filigrana dell’aria.

Delle vere e proprie chicche le citazioni che aprono ogni capitolo, citazioni proprie della protagonista in questione o di qualche illustre personaggio, che in un certo senso anticipano il passo principale della biografia.

Un libro che rende omaggio a donne sorprendenti che hanno ignorato i protocolli culturali della società in cui hanno vissuto, a dispetto di chi ha da sempre considerato il genere femminile limitato rispetto a quello maschile, sia dal punto di vista fisico che intellettivo e creativo. Non è, però, un libro che vuole magnificare il femminismo, non c’è la volontà da parte di Daniela Musini di celebrare il potenziale innato nella donna o rivendicare la parità dei diritti. Vuole solo parlare delle imprese e dei fatti opera delle protagoniste e di come loro siano riuscite a eseguirle grazie alla loro determinazione, grande volontà e forza di spirito.

Da leggere!

Copertina rigida : 400 pagine
ISBN-10 : 8856675234
ISBN-13 : 978-8856675238
Editore : Piemme (3 novembre 2020)
Lingua: Italiano
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