Narrativa recensioni

Il giglio insanguinato – Anna Maria Pierdomenico

Trama Parigi 1601. Il corpo senza vita dell’arcivescovo Marconi viene rinvenuto dal suo segretario con un giglio bianco fra le mani e la gola squarciata. Fiamma e Giulio Ranieri, baroni italiani ed emissari della Santa Sede, giungono nella città allo scopo di investigare sull’efferato omicidio dell’alto prelato e testare la lealtà del re e della sua corte al papato romano. Dagli sfarzi del Louvre di Enrico IV allo squallore dei vicoli più poveri di Parigi, la ricerca della verità li conduce indietro di trent’anni, a un periodo sanguinoso della Storia di Francia che ripercorreranno addentrandosi nel rigore dei monasteri e dei conventi benedettini, luoghi di assistenza e cura, ma anche di segreti e di lucida espiazione, contraltari dell’ambiente frivolo e lussurioso di una corte vendicativa. Recensione a cura di Roberto Orsi Il contatto con l’autrice Anna Maria Pierdomenico è stato di quelli sfuggenti. Un paio di messaggi in merito al blog e al gruppo TSD e la proposta di farmi leggere il suo libro, nella nuova edizione di Tabula Fati. Una richiesta come ne arrivano spesso, è innegabile, ma da subito mi ha colpito la sicurezza dell’autrice nel proporre il proprio scritto, ma senza fretta e senza pretese, conscia del valore del libro. E a ragion veduta, posso dire dopo averlo letto. “Il giglio insanguinato” è un giallo storico con tutte le caratteristiche richieste dal genere e soprattutto dosate nel modo giusto. La scena con cui si apre il libro, pur occupando nemmeno una pagina intera, ha un impatto forte e marcato.
L’arcivescovo era steso sul letto, il suo corpo composto come in una bara. Il sangue della gola recisa aveva inzuppato le lenzuola, coprendone il candore di un cupo scarlatto. Tra le dita intrecciate sul petto c’era un giglio, i cui petali bianchi erano screziati di rosso.
Così Anna Maria Pierdomenico ci introduce sulla scena del delitto. E anche se stiamo leggendo un “giallo”, i colori dominanti, che subito risaltano agli occhi, in una scena quasi cinematografica, sono il bianco e il rosso. Bianco come il giglio, il fleur-de-lys che a partire dal Medioevo è sempre stato emblema di regalità, quale simbolo e sigillo dei re francesi capetingi. È un caso che venga ritrovato tra le mani della vittima? E rosso come il sangue di cui sono intrise le lenzuola, sangue dell’Arcivescovo Marconi, uomo di Chiesa vicino alla corte francese. Il Pontefice da Roma vuole vederci chiaro e invia a Parigi due tra i migliori emissari della Santa Sede. Una Mr. and Mrs. Smith ante litteram, ma in questo caso fratelli e non coniugi. Ci troviamo in quella Parigi che ha fatto le fortune letterarie di uno scrittore come Alexander Dumas, a cui in una recente intervista la stessa autrice si è riferita quale fonte di ispirazione per l’ambientazione di questo libro. Un’indagine nel passato misterioso dei personaggi che si affacciano sulla scena parigina. Un passato infarcito di segreti, che si ripresenta oggi sotto forma di morte. Fiamma e Giulio come nel più classico dei polizieschi si trovano a porre domande tra le persone coinvolte per trovare il colpevole. Ma ciò che scoprono è annegato nel torbido.
La loro era una vita pericolosa e la vera forza stava nell’unione: lei era il cervello, lui il braccio.
Una lettera tra l’arcivescovo e una certa Jeanne, trovata sul luogo del delitto, apre un ventaglio di scenari e ipotesi sul possibile assassino e soprattutto sul movente. Ve ne riporto uno stralcio perché emblematica del tenore e dell’aria che si respira in tutta l’indagine.
Mia cara Jeanne, so che è da quella notte terribile che non ci vediamo, ma non posso accontentarti, non dobbiamo incontrarci. Sono consapevole che dopo ciò che è accaduto il nostro destino è unito indissolubilmente, ma per il bene di entrambi e del bambino dobbiamo dimenticare.
Fiamma, donna tutta d’un pezzo, arcigna e convinta dei propri mezzi soprattutto intellettuali, di norma, difficilmente si lascia andare ai sentimenti più teneri. Appare sempre come donna forte decisa, in un mondo “dominato” dagli uomini. L’autrice ce la descrive come una donna dal cervello sopraffino, in grado di mettere in difficoltà con le sue osservazioni argute e ironiche, uomini di gran blasone, quali politici ed ecclesiastici. E nonostante queste premesse, ad un certo punto ci si sorprende di fronte a una Fiamma che si abbandona alle ragioni del cuore, ad un sentimento irrazionale verso un uomo potenzialmente irraggiungibile. L’autrice alterna in modo sapiente la parte giallo-storica del romanzo con quella più sentimentale, mettendo a nudo il cuore dei due protagonisti, Fiamma e Giulio, che con destini diversi trovano l’amore nella loro pur breve permanenza a Parigi.
Aveva sempre trovato incredibile la facilità di suo fratello di innamorarsi, mentre lei non aveva mai amato nessuno. Giulio le ripeteva che lei era una donna singolare e che non si sarebbe mai accontentata di un uomo comune. Ora sapeva che suo fratello aveva ragione.
Con una scrittura fluida e lineare, il romanzo non perde mai di ritmo. Le pagine si leggono con leggerezza e l’intreccio svelato durante la lettura non perde di credibilità e soprattutto non risulta mai pesante o difficile da seguire. Copertina flessibile: 168 pagine Editore: Tabula Fati; Tabula fati edizione (30 ottobre 2018) Collana: Nuove scritture Lingua: Italiano ISBN-10: 8874756798 ISBN-13: 978-8874756797 Link di acquisto cartaceo: Il giglio insanguinato  
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