Nel mese di febbraio la nostra lettura condivisa sul gruppo “Thriller storici e dintorni” è stata “La corona del re longobardo” di Marco Vozzolo.
Grazie a tutti coloro che hanno partecipato con il solito entusiasmo! Di seguito i commenti a fine lettura!
Trama
1323. Sulla città di Pistoia, una delle ultime roccaforti guelfe, incombe il più duro degli assedi: quello dei ghibellini lucchesi e del loro condottiero, Castruccio Castracani. Nel frattempo le signorie più blasonate della città si sfidano in spietate faide: una lotta fratricida, ma utile per la sete di potere del vescovo Ildebrando, del Capitano del Popolo Ormanno De’ Tedici e del suo sanguinario nipote Filippo. Sarà compito del cavaliere Ruggero da Suio, fuggito dalla Terra Santa, riunire sotto le insegne biancoverdi di un manipolo di coraggiosi, pronti a morire per ridare la libertà alla gloriosa città toscana.
Laura Pitzalis
Un bel libro che mi ha irritato, intimorito, sorpreso, incuriosito, emozionato e scatenato molta adrenalina. Un libro che mi ha catapultato nel bel mezzo del medioevo, che Marco Vozzolo ha reso “vivo” con una descrizione minuziosa.
Il linguaggio utilizzato è talvolta crudo, talvolta delicato, talvolta sconcio: si adatta però perfettamente alle situazioni che sono descritte. E non sono risparmiati i particolari più raccapriccianti.
Non c’è, però, solo violenza e durezza, ci sono anche valori positivi: la voglia di riscatto e di sopravvivenza, la solidarietà tra chi si trova in situazioni tragiche, il corporativismo dei Biancoverdi, l’amore paterno del vecchio Pucci e i sogni romantici della giovane Isadora.
E vi è anche l’amore, quello discreto ma forte di Ruggero e Isotta, che sfida le avversità, le tragedie, i dolori.
Abilissimo nella narrazione delle scene di combattimento e nella descrizione delle battaglie, Marco Vozzolo da vita ad un romanzo d’azione che tiene viva la mia attenzione e che tra duelli e complotti, tradimenti e battaglie, scene d’amore e di politica, processi sommari della Santa Inquisizione e continui soprusi, mi accompagna fino all’ultima pagina, verso un finale che ho trovato di una genialità sorprendente!
Che dire dunque … Bravo Marco! Ti sei aggiudicato il posto di cicerone nella mia prossima visita a Pistoia!
Marina Viganò
Romanzo intenso, dato anche il numero delle pagine che son più di 600, ricco di particolari (a volte un po’ cruenti, ma in quel periodo
le cose andavano così) e ben ricostruiti gli ambienti e la vita quotidiana in quel di Pistoia medievale. L’inizio un po’ a rilento, ma
poi la narrazione si fa più fluida e coinvolgente. Nel complesso lo giudico un buon libro..ho notato che il ruolo della corona un po’
si perde, o ricopre un ruolo marginale, rispetto a come forse ci si sarebbe aspettato.
Alessandra Ottaviano
Il lungo prologo si apre nel 406 d.c. nel pieno delle invasioni barbariche in Italia che avrebbero portato alla dissoluzione dell’impero romano d’occidente. Il re ostrogoto Radagasio è ferito mortalmente e confessa tutti i suoi peccati al prete Teodosio nella sua piccola chiesa. Quest’ultimo, in cambio della sua assoluzione, riceve la leggendaria corona del re, che diverrà una reliquia preziosa, a cui vengono attribuiti poteri speciali e che sarà oggetto della brama di molti Signori.
Attraverso uno sbalzo temporale, l’autore ci porta nella signoria di Pistoia del 1323, dove imperversa la guerra tra guelfi e ghibellini. Il truce condottiero Castruccio Castracani è alle porte della città, pronto ad assediarla con le sue truppe. Ma Pistoia deve anche far fronte a lotte di potere intestine alla città.
Si intrecciano le vicissitudini di molti personaggi storici e non, tra cui il capitano del popolo Ormanno de Tedici e il suo tremendo nipote Filippo, che causa un flagello dopo l’altro. Ma tutto cambia con l’arrivo sulla scena del cavaliere dell’ordine degli ospitalieri Ruggero da Suio, scappato dalla guerra in Terra Santa, dove era stato fatto prigioniero dai saraceni. Ruggero incarna la figura dell’eroe d’altri tempi, che si batte per una giusta causa, prendendo le parti della famiglia Pucci, la famiglia antagonista a quella dei Tedici, in questa doppia lotta che sembra non avere fine e trascina tutti nella miseria più nera.
Colpiscono, fin da subito, i personaggi siano essi ecclesiastici, guerrieri o popolani sono tutti veraci: imprecano, minacciano, ordiscono complotti e congiure. Le scene belliche sono molto cruente, ricche di particolari violenti e sicuramente molto veritiere, frutto di un’intensa ricerca storica di usi e costumi delle battaglie del tempo.
La narrazione è lineare, scorrevole, ricca di colpi di scena e segue un ritmo abbastanza sostenuto. Qualche parte risulta un pochino prolissa. Nel complesso un buon libro, dove l’autore è riuscito a mixare egregiamente le lotte, i duelli, i soprusi e la politica spietata mitigandoli con qualche scena d’amor cortese, dando vita a un romanzo avvincente.
“E’ la guerra l’arte indispensabile per un uomo. Né la preghiera, né la scienza: la guerra, tutti si servono dei signori della guerra, dai re ai papi, ai feudatari, alle corporazioni.”
Roberto Orsi
Il libro è un bel tomo di oltre 600 pagine. Anche se, forse, alcune parti si potevano ridurre, il romanzo è un bell’affresco dell’assedio di Pistoia nel XIV Secolo da parte del condottiero Castruccio Castracani di Lucca. Un romanzo storico molto interessante fatto di battaglie, complotti di corte, amore e difficoltà affrontate nella vita di tutti i giorni. Ruggero da Suio, ritornato in Italia dopo la sua esperienza in Terra Santa tra le truppe crociate, rimane invischiato con la mente e con il cuore nella città di Pistoia, da cui non riesce più a separarsi. L’assedio dei Lucchesi è alle porte, la situazione politica interna alla città è instabile. Il Capitano del popolo Ormanno de’Tedici è insidiato oltre che dai nemici, anche da chi dovrebbe essergli fedele, quel nipote Filippo pronto a tutto per impossessarsi del potere. Ruggero si distingue subito per il suo coraggio, e per quei valori di lealtà e onestà che lo porteranno a capo della resistenza Pistoiese. A far da sfondo alla vicenda, la corona del Re Radagaiso, da cui il titolo del libro. Una reliquia che ha qualcosa di magico, lasciata in dono dal Re stesso, morto proprio nelle campagne pistoiesi molti anni prima (si tratta in questo caso di una licenza poetica concessa al narratore), ad un frate del posto. Un simbolo di potere, un oggetto che diventa desiderio e ossessione per alcuni protagonisti della storia. Uno stile di scrittura ritmato, con diversi colpi di scena. Tanta azione e dialoghi che comunque non tolgono troppo spazio alle descrizioni di tipo storico/artistico di quella che fu la città di Pistoia, splendida gemma incastonata al centro della Toscana con la sua storia millenaria.
Maria Acosta Diaz
Credo di aver letto altri due libri in italiano con tante pagine: “Il Nome della Rosa” e “I promessi sposi”. Forse c’è qualcuno di Valerio Massimo Manfredi, ma adesso non mi ricordo. Mi piacciono questi tipi di libri: con tantissimi personaggi e con una trama veramente coinvolgente. È chiaro che mi sono innamorata cotto di Ruggero e odio a morte gli uomini cattivi del libro, ma quello che mi è piaciuto è la maniera realistica in cui Marco Vozzolo ha fatto le descrizioni degli ambienti in cui si muovono questi personaggi tanto realistici. Nel XIV secolo qualcosa stava cambiando ma la società andava piano piano con questi cambiamenti. Mi ha sbalordita veramente il prologo: la storia di come un oggetto comune diventa una reliquia (le ossa e la corona del re Ragadisio) era qualcosa che avevo già immaginato. Ma averlo scritto, è diverso. Grazie a Marco Vozzolo. Io, che ho letto un sacco di libri con i cavalieri Templari nel ruolo dell’uomo bravo e giusto, è stata la prima volta che mi è capitato leggere lo stesso con un cavalieri nemico acerrimi dei Templari. E mi è piaciuto. Ci sarà un secondo romanzo con Ruggero?
Cinzia Cogni
“La corona del Re longobardo ” è un romanzo storico che narra la guerra fra guelfi e ghibellini, avvenuta nel XIV secolo a Pistoia, un ambientazione al quanto originale, un periodo storico solitamente poco affrontato.
Molti dei protagonisti sono personaggi realmente esistiti, come la maggioranza dei fatti che l’autore racconta nel romanzo sono frutto di lunghe ricerche, basate su fonti storiche di quel periodo e ciò, a mio avviso, da ancor più valore a questo libro e merito all’autore.
Fin dall’inizio, Marco Vozzolo, riesce a catapultarci in quella realtà, grazie ad una scrittura chiara, scorrevole, avvincente, realistica e soprattutto cruda, sia durante le battaglie che nella vita quotidiana, arricchendole di particolari dove nulla è lasciato al caso: i termini tecnici, il vestiario e i dialoghi sono tutti adeguati all’epoca narrata.
La storia è davvero unica: Pistoia è la città che custodisce la corona del Re Radagaiso e si tramanda abbia poteri magici, per questo motivo “fa gola” a tanti e sarà causa di intrighi e lotte di potere.
Nel frattempo la città rischia l’assedio da parte delle truppe di Castruccio Castracani , solo un piccolo esercito con a capo Agostino Pucci è rimasto a difendere la città; ma a cambiare la sorte, giunge Ruggero da Suio, un cavaliere in fuga dalla Terra Santa, che incarna il “vero eroe”.
Ruggero è il cavaliere senza paura e senza macchia, quello leale ed innamorato, quello valoroso ed integerrimo, colui che non si arrenderà fino alla fine.
Il suo coraggio e la sua determinazione sono le conseguenze dell’amore verso Isotta, la figlia di un mercante di stoffe, su cui ha posato gli occhi anche Filippo de’ Tedici, nipote del Capitano del Popolo, un uomo spietato, che non accetterà mai un “no” da parte di Isotta.
La guerra, i duelli, le lotte di potere sono amalgamate perfettamente “all’amor cortese” che nasce fra i due protagonisti, in questo modo l’autore è riuscito a creare un romanzo che può essere apprezzato ,non solo da chi ama questo genere , ma anche da quei lettori che normalmente non si approcciano al romanzo storico.
Eliana Corrado
Come lettrice, i libri di tante pagine mi “spaventano” e tendo a trascinarmeli per giorni e giorni, e temevo che succedesse la stessa cosa con “La corona del re longobardo”. E invece… sorpresa! Mi sono trovata a macinare pagine su pagine come se niente fosse perché il libro di Marco Vozzolo è un buon libro! C’è tanto ritmo, tanta Storia, tante descrizioni così vive e dettagliate (ma mai monotone e pedanti) che trasportano il lettore proprio sui luoghi in cui è ambientata la storia, in questa Pistoia del XIV secolo, tra “ricostruzioni” e assedi, con personaggi che ti coinvolgono e travolgono uno dietro l’altro e tu, lettore, provi rabbia, disgusto, raccappriccio per la crudeltà di certi come Filippo de’ Tedici, ma poi arriva Ruggero, un ex cavaliere crociato, che approda a Pistoia con la convinzione di essere solo di passaggio, ma… è veramente così? La città toscana sembra offrirgli quel riscatto che la sua esperienza in Terra Santa non gli ha concesso. E Ruggero è il balsamo che lenisce la durezza, è il cavaliere che fa bene al popolo, che sa farsi volere dal popolo.
Una nota particolare la riservo ai personaggi femminili: perché Vozzolo è bravo anche in questi, li sa delineare con decisione ma allo stesso tempo con delicatezza, di essi sa cogliere il loro lato delicato e sentimentale, ma anche quello più deciso, più volitivo.
Per il mio gusto personale, ci sono un po’ troppe descrizioni di battaglie/scontri che forse alla fine finiscono col ripetersi sempre uguali e quindi stancano, mentre forse avrei gradito qualche approfondimento maggiore di alcune parti della storia che, sempre a mio parere, restano un po’ sospese, un po’ trascurate.
Chissà, mi son detta, forse c’è qualcosa che ritornerà in un seguito? Io me lo auguro…
Di sicuro è un buon libro che consiglio perché è appassionante, è storico, è thriller, ed è tutto questo nelle giuste dosi!
Maria Marques
Un prologo che si apre durante un gelido inverno,in un periodo cupo, quanto può esserlo quello di transizione tra un mondo che è finito ed un futuro incerto, ed è proprio in questo momento particolare che nasce la leggenda legata alla corona citata nel titolo del romanzo. La vicenda narrata nel libro si volge poi,con un balzo temporale, a Pistoia nel XIV durante l’assedio posto da Castruccio Castracani, signore di Lucca.In questo clima già di per sé denso di inquietudine e di timori, l’autore delinea una città la cui sicurezza non è minata soltanto dall’attacco esterno,ma anche da lotte intestine tra i nobili. In un piccolo microcosmo in cui chi dovrebbe occuparsi della salvezza della città e dei suoi abitanti in realtà pensa alla propria sicurezza ed al tornaconto personale,senza distinzione alcuna tra nobili ed ecclesiastici,giunge Ruggero da Suio,un cavaliere Ospitaliere in fuga dalla Terra Santa. Non si rimane indifferenti a Ruggero,perché nonostante la sua correttezza ,il suo coraggio, non eccede mai ,né pecca di superbia. Egli incarna tutti i valori di cui altri personaggi,in particolare Filippo de Tedici, sono completamente privi. Grazie all’onestà ed al coraggio che lo caratterizzano saprà attrarre intorno a sé i veri difensori di Pistoia,coloro che combatteranno non per difendere privilegi e ricchezze,ma i semplici abitanti. Due poli opposti che si fronteggiano Ruggero da Suio e Filippo de Tedici,il coraggio che si contrappone alla tracotanza,in mezzo a questi due estremi moltissimi personaggi,uomini e donne, che intersecano le loro vicende con la storia di Pistoia. L’autore riesce ad immergere il lettore nella realtà di una città,ricca ed operosa, che poco per volta è costretta a chiudersi in una strenua difesa di mura e porte ,mentre gli scontri aumentano di intensità. Un romanzo in cui si mescolano abilmente non solo azione e colpi di scena, ma anche sentimenti e la cui lettura scorre veloce complice lo stile dell’autore,semplice ma incisivo. Personaggi, sia storici che di fantasia, ben delineati e caratterizzati si alternano nella narrazione, regalando al lettore un romanzo gradevole ed avvincente.
Alice Croce Ortega
Visto che il romanzo ha già collezionato una sfilza di ponderose recensioni, cercherò di essere breve! La cosa più riuscita credo sia sicuramente l’intreccio, che con grande abilità riesce a tenere insieme una leggenda che fa da premessa e da filo conduttore, una vicenda storica dalle solide basi, una sfilza di cattivi uno peggio dell’altro, un cavaliere senza macchia che instaura belle amicizie virili e una storia d’amore un po’ ingenua ma comunque coerente fino alla fine; nel finale i cattivi non la passano del tutto liscia ma non si scade neanche nel buonismo, che in effetti sarebbe stato straniante. Per il resto credo che lo scrittore debba lavorare un po’ di più sul linguaggio e sulla cura dei particolari, ma nulla che non si possa imparare se si desidera che la propria opera “faccia strada”! Inoltre un piccolo appunto: i personaggi sono interessanti e spesso ben caratterizzati, ma a volte sembrano un po’ da romanzo per ragazzi, magari potrebbero guadagnarci se venisse data loro una dimensione drammatica diversa, non so, qui l’umile traduttrice cede il passo allo scrittore. Ad maiora!
Sara Quiriconi
Spesso quando si legge un libro ci si avvicina a un personaggio, di fantasia o reale, a tal punto da avvertire i sentimenti descritti dall’autore. Credo che capiti con quelli a cui ci si sente più vicini, simili. Spesso con un protagonista, altre volte con un personaggio a lui vicino. Questo, per me, può far capire quanto si entra in empatia con i personaggi e quanto la storia raccontata riesca a radicarsi nel cuore. Il mio personaggio è Isidora, sorella della protagonista, dolce, introversa e insicura. Carattere opposto dalla sorella Isotta che è estroversa e sicura di sé.
Siamo a Pistoia, la mia provincia, quella “grande città” che da piccola giravo con i miei genitori nel fine settimana ammirando le mura antiche e maestose e i vicoli stretti. Mi è piaciuto leggere un libro che parla di posti che conosco. Sono riuscita ancora più facilmente a vedere nell’immaginazione i luoghi descritti, riportarli al passato e inserirci i personaggi. Ho visto Ruggero che combatteva per una città non sua, che lo faceva per amore di una bella fanciulla e forse per orgoglio; ho percepito le sue paure e le sue domande sul futuro. Ho visto Isotta lavorare nella bottega di famiglia e girare nelle vie della città per assistere alle crude esecuzioni che avvenivano in piazza. Ci sono tante descrizioni che inizialmente mi portavano a pensare “caspita troppe” ma che ora mi sento di dire “meno male c’erano”. Con quelle descrizioni Marco mi ha trascinata in un tempo antico e ho vissuto la storia da dentro provando la paura durante la lotta cruenta dell’assedio e la felicità nei dialoghi e nei baci scambiati tra Ruggero e Isotta. E’ abile nella narrazione che tiene incollati al libro, curiosi di conoscere i risvolti della storia. Si capisce che ha fatto un buon lavoro di ricerca e studio sia per quanto riguarda gli eventi che la vita del tempo. Insomma, forse a volte un po’ prolisso nella narrazione ma non posso dire di essermi annoiata. Spero in un seguito così da poter ritrovare i personaggi amati e vedere come sono “cresciuti”.
Fabiola Màdaro
Un bel librone, non c’è che dire! L’elevato numero di pagine dà spazio a descrizioni dettagliate, anche se a volte ho avuto la sensazione che le scene più cruente siano “sospese”, come messe lì decontestualizzate. Ho provato diversi sentimenti durante la lettura: rabbia, paura, orrore per ciò che avveniva, mi sono appassionata nonostante la mia personale difficoltà a concentrarmi in questo periodo. Un bell’affresco di un medioevo vivo, in pieno fermento tra assedi alle città, lotte tra guelfi e ghibellini. La parte storica, le vicende dei tanti protagonisti divise tra battaglie, amori e inganni, è ben congegnata e tiene viva l’attenzione grazie al buon ritmo. Nell’insieme una buona e gradevole lettura.
Titolo: La corona del re longobardo
Autore: Marco Vozzolo
Copertina flessibile: 611 pagine
Editore: Leone
Collana: Orme
Lingua: Italiano
Link d’acquisto volume cartaceo: La corona del re longobardo
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