Personaggi Storici Viaggio nella storia

Rosa Sauer come Margot Wölk

Articolo a cura di Laura Pitzalis

Approfittando della recente uscita nei cinema del film diretto da Silvio Soldini, “Le assaggiatrici” ispirato al romanzo omonimo di Rosella Postorino, vorrei parlarvi della donna, realmente esistita, che ha “suggerito” alla Postorino di scrivere il romanzo e di conseguenza a Soldini di realizzare il film: Margot Wölk.

Margot Wölk era una segretaria tedesca diventata poi una delle 15 giovani donne, che, nel 1942, ogni mattina venivano prelevate nelle loro abitazioni dalle SS per essere scortate alla “Tana del Lupo”, uno dei rifugi segreti di Hitler. Scopriranno presto cosa le attende: un rituale macabro che si sarebbe ripetuto ogni giorno dalle 11 alle 12 e le obbligava ad assaggiare i cibi destinati a Hitler per scongiurare eventuali avvelenamenti. Un letale e involontario contributo al Terzo Reich che le imprigionerà accanto al Führer fino al termine del conflitto. 

Fu l’unica delle “assaggiatrici” sopravvissuta alla Seconda Guerra Mondiale e la sua storia non è stata rivelata fino a un’intervista fatta il giorno del suo novantacinquesimo compleanno nel dicembre 2012.

Nacque a Wilmersdorf, uno dei quartieri della città di Berlino, il 27 dicembre 1917, da un padre già condannato per non aver aderito al Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori. Anche lei aveva rifiutato di aderire all’organizzazione giovanile della Gioventù Hitleriana, la Lega delle Ragazze Tedesche (Bund Deutscher Mädel), riservato alle sole giovani ariane di età compresa tra dieci e i diciotto anni.

All’inizio della guerra era sposata e lavorava come segretaria.

Nell’inverno del 1941, a causa di un bombardamento, lasciò l’appartamento dei suoi genitori a Berlino  e fuggì insieme al marito Karl, che subito dopo partì per il fronte, a casa della suocera in un paesino della Prussia Orientale di nome Gross-Partsch, oggi Parcz, nella Polonia nordorientale.

La casa si trovava a meno di tre chilometri di distanza dal Wolfsschanze, la “Tana del lupo”, di Rastenburg, un tetro insieme di bunker seminascosti nella foresta, quartier generale di Adolf Hitler durante la Seconda Guerra Mondiale fino alla fine del 1944, quando venne abbandonato frettolosamente a causa dell’avanzata dell’Armata Rossa.

Non molto tempo dopo Margot e altre 14 giovani donne furono selezionate dal sindaco locale e portate nelle caserme di Krausendorf dove i cuochi preparavano il cibo per il Führer che le ragazze avrebbero dovuto assaggiare, perché correva voce che gli Alleati avessero intenzione di avvelenarlo.

Ricorda Margot:

Il personale di servizio portava piatti e zuppiere di verdura, salse, pasta e frutta esotica, piazzandoli in una stanza con un grande tavolo di legno. Poi bisognava assaggiarlo. Non c’era mai carne perché Hitler era vegetariano e il cibo era buono, perfino molto buono. Ma non potevo godermelo”.

Costrette a rischiare la vita per il fuhrer, senza mai vederlo di persona, erano obbligate a terminare fino all’ultimo boccone il cibo ben sapendo che ogni giorno poteva essere l’ultimo.

Le portate erano precedute da crisi di pianto e alla fine del pasto si piangeva ancora ma questa volta di gioia perché erano vive.

Ma non finiva qui. Dovevano attendere ancora un’ora che la digestione facesse il suo corso per poter essere davvero certi che non vi era più pericolo. E solo a quel punto, se non era accaduto nulla, le pietanze potevano essere servite a Hitler.

Margot veniva prelevata ogni giorno dalla casa della suocera per essere scortata alla Tana del lupo fino al 20 luglio 1944, il giorno del famoso mancato attentato a Hitler da parte del colonnello von Stauffenberg. All’attentato seguì una fase di repressione durissima in tutta la Germania (migliaia di persone dei movimenti di resistenza clandestini e semplici oppositori vennero arrestati, incarcerati e uccisi) e anche le misure di sicurezza intorno alla Tana del lupo vennero ristrette. Alle assaggiatrici non venne più permesso di abitare a casa propria e vennero trasferite in un edificio scolastico sfollato vicino al quartier generale.

Andrà avanti così fino al 1944 quando poco prima dell’arrivo dei Russi, Margot, aiutata da un tenente tedesco, riesce a prendere un treno per Berlino che le salverà la vita. La Wölk racconta che dopo la guerra incontrò di nuovo l’ufficiale e da lui seppe che tutte le altre “assaggiatrici” erano state uccise dai soldati sovietici.

Tuttavia, il destino si accanirà ancora con la giovane che nel 1945, quando Berlino capitolò, fu catturata dai russi che per due settimane la violentarono ripetutamente.

Una drammatica odissea che si concluderà solamente nel ’46 quando Margot si riunisce al marito Karl, che era stato a lungo un prigioniero di guerra. La coppia visse insieme fino alla morte di lui nel 1980.

Per decenni dopo la guerra, Margot non parlò mai di quello che era successo in Prussia, forse per paura, o per discrezione o semplicemente per il dolore insopportabile nel far emergere l’orrore vissuto sulla sua pelle. Fino al dicembre del 2012, al suo novantacinquesimo compleanno, quando fu intervistata da un giornalista del giornale “Berliner Zeitung”. Fu allora che parlò di quelli che definì i peggiori anni della sua vita:

Mi ci è voluto molto tempo per tornare a godere del cibo, ma ce l’ho fatta, non è stato facile ma credo di aver finalmente sconfitto le mie paure”.

La prima autrice che ha voluto dar voce alle “Assaggiatrici” di Hitler è Rosella Postorino. La scrittrice, nel suo libro “Le assaggiatrici”, ripercorre la storia vera di una delle donne arruolate per scongiurare l’avvelenamento del Führer, ispirandosi a Margot. Ha scelto di scrivere la sua storia perché vuole raccontare la guerra dal punto di vista delle donne che restano a casa ma che in questo caso fanno parte a loro volta di un piccolo esercito, un esercito senza armi se non il proprio corpo e che, come soldati, sono costrette a sacrificare la propria esistenza per una causa più grande: il Terzo Reich.

E ora ne parla anche il film di Silvio Soldini, prodotto in Italia con un cast interamente tedesco e in lingua tedesca, naturalmente doppiato in italiano per le uscite in Italia.

La scintilla da cui il film è scaturito è scattata su un treno Roma-Milano, quando Cristiana Mainardi e Lionello Cerri, produttori indipendenti ed esercenti del tempio milanese del cinema d’autore, l’Anteo, hanno scoperto il romanzo di Postorino. “A me è capitato di averlo tra le mani”, dice il regista, “ e mi son detto facciamolo! È troppo bella questa storia per non realizzarla”.

E così è stato. E il film dal 27 marzo 2025 è su tutte le sale cinematografiche.

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