Narrativa recensioni

Il fantasma del vicario – Éric Fouassier

Recensione a cura di Serena Colombo

«Bisogna sempre scivolare nell’ombra del proprio nemico, prima di colpirlo.»

Tenete a mente questa frase, e state molto attenti alle mille e più ombre che si celano in questo gran bel secondo episodio di una serie che vede protagonista Valentin Verne, ispettore di polizia qui divenuto capo di un Ufficio molto particolare, l’Ufficio degli affari occulti.
Siamo nella Parigi del 1830 e ritroviamo l’ispettore Valentin Verne alle prese con la ricerca del Vicario, una sua “vecchia” conoscenza, il male fatto persona e, aprendo questo nuovo capitolo, pare che il Vicario sia tornato a colpire: due uomini, due becchini, vengono trovati morti in circostanze piuttosto orribili.

«Con tutto il rispetto, signore, questo massacro è tutto fuorché un incidente».

È infatti chiaro che la loro morte è stata determinata per colpire Valentine. Ed è altrettanto chiaro che dietro l’uccisione brutale e barbara dei due becchini c’è la mano del Vicario
Valentine e il Vicario: il bene che ha subìto il male, il male che colpisce per proprio piacere.
E Valentine ha consacrato tutta la sua vita a stanare il Male. Ma stavolta non può dedicarcisi appieno: ora che dirige l’Ufficio degli affari occulti, deve occuparsi anche di altri casi. E se ne presenta subito uno spinoso: Madame d’Orval chiede aiuto perché il marito, a suo dire, sta subendo un raggiro da parte di un sedicente spiritista il quale lo ha convinto che può riportare in vita sua figlia morta in circostanze poco chiare.

I mezzi a sua disposizione erano limitati, e l’esistenza stessa dell’ufficio era appesa a un filo. A seconda dei cambiamenti politici, quest’ultimo poteva essere soppresso con un semplice tratto di penna.

Ma stavolta il nostro Valentin non è solo

All’inizio del mese di marzo, Valentin si era visto attribuire un collaboratore di vent’anni per aiutarlo nelle indagini. Isidore Lebrac, un aiutante docile e ancora inesperto che avrebbe potuto formare al proprio metodo.

Una sorta di apprendista, un Watson francese o anche un Adso da Melk in versione laica, al quale Valentin affida parzialmente il caso di finto spiritismo; la sua testa gira in continuazione intorno al Vicario.

«Il Vicario non è una persona normale, come me e te. È un concentrato di crudeltà, un predatore che si diverte a tormentare le future vittime».

Nessuno conosce la sua vera identità, neanche nei bassifondi. È un essere solitario che non è mai stato in combutta con altri criminali.

Un Vicario che tormenta Valentine con messaggi e biglietti e minacce e sfide: per quanto l’ispettore cerchi di stare nascosto, lui lo troverà e farà trionfare il male su di lui.

Le minacce del Vicario gli impedivano di concentrarsi. Come un calabrone testardo che continua a sbattere contro un vetro, la mente tornava senza sosta alla sfida macabra lanciata dal suo nemico.

Purtroppo, non posso svelarvi di più perché se tra i lettori c’è qualcuno che ancora non ha letto il primo volume di questa mini (?) serie gli farei uno spoilerone che non mi perdonerebbe.

Le minacce del Vicario gli impedivano di concentrarsi. Come un calabrone testardo che continua a sbattere contro un vetro, la mente tornava senza sosta alla sfida macabra lanciata dal suo nemico.

Ma c’è il caso d’Orval che reclama la sua attenzione, Isidore è giovane, non ha l’acume ma neanche le conoscenze in materia di chimica e scienza opportune a smascherare il sedicente spiritista e rischia di rimanere invischiato nella tela della bella madame d’Orval.

Prima avrebbe risolto il caso d’Orval, prima avrebbe potuto occuparsi del Vicario e scongiurare la minaccia che pesava sulla testa di Aglaé.

Già, Aglaè. Vi avevo detto che ora Valentine non è più solo. Con lui, c’è questa donna, un’attrice che già una volta lo ha cavato d’impaccio e con la quale l’ispettore è impegnato in una danza fatta di avvicinamento e respingimento: il suo passato è troppo ingombrante e forte e vivido per permettergli di godersi appieno un sentimento buono e sincero.

Il libro, che definirei a cavallo tra giallo e thriller storico, ha uno sviluppo molto appassionante, ricco di colpi di scena – soprattutto sul finire, una cosa del tutto spiazzante – e anche se gli manca forse un approfondimento storico nel senso stretto del termine, ha dalla sua che la cornice e l’ambientazione e la ricostruzione della Parigi ottocentesca è perfetta. Una lettura molto d’atmosfera, in cui tutto funziona e si incastra alla perfezione e in cui non mancano personaggi o fatti realmente accaduti, come la nascita della dagherrotipia.
Un giallo-thriller che, sono sicura, farete fatica a posare e alla fine chissà se, come me, spererete che, in fondo, nonostante tutto, non sia finito tutto qui.


Pro
Un buon giallo-thriller storico che si può leggere anche senza aver letto il volume precedente, data la bravura dell’autore a riannodare le fila.

Contro
Un epilogo forse un po’ troppo sbrigativo, a meno che non sia intenzionale

Citazione preferita
Bisogna sempre scivolare nell’ombra del proprio nemico, prima di colpirlo.

Link cartaceo: Il fantasma del Vicario
Link ebook: Il fantasma del Vicario

Trama
Parigi, marzo 1831. Non ha ancora ventiquattro anni, Valentin Verne, l’ispettore di polizia dal volto angelico ma dal cuore pieno di ombre, e già occupa un ruolo quantomeno originale in prefettura: è il responsabile dell’Ufficio degli affari occulti, un reparto non ufficiale creato per risolvere i crimini sovrannaturali, o presunti tali. Un giorno al suo cospetto si presenta una donna elegante, il viso dai lineamenti delicati sotto ricci ramati e gesti lenti da convalescente alla prima uscita dopo una lunga malattia. Madame Mélanie d’Orval, moglie del ricco Ferdinand d’Orval, ha un peso sul cuore: dopo la morte della figlia adolescente per un’inspiegabile e violenta crisi di convulsioni, suo marito ha perduto il senno, finendo tra le grinfie di una specie di medium, Paul Oblanoff, un losco individuo che lo ha persuaso di poter entrare in contatto con lo spirito della defunta. Madame d’Orval è convinta che a Verne basterebbe assistere a una di quelle famose sedute di spiritismo per smascherare il lestofante, ma l’ispettore, che ha la mente occupata da ben altri pensieri, cede il caso al suo collaboratore Isidore Lebrac. Proprio da poco, infatti, c’è stato uno sviluppo nell’inchiesta segreta che Verne porta avanti da tempo, una faccenda personale che l’ispettore intende risolvere a modo suo, a costo di spingersi ai margini della legalità: il Vicario, l’abietto criminale, il mostro perverso che si lascia dietro cadaveri di bambini come l’orco delle fiabe, è tornato a seminare il panico per le strade di Parigi, risvegliando in lui ricordi troppo dolorosi. Ma ecco che, quando si tratta di difendere l’esistenza stessa dell’Ufficio degli affari occulti, minacciata dall’incerta situazione politica in cui versa la Francia, il caso d’Orval potrebbe rivelarsi sorprendentemente cruciale. Dopo lo straordinario successo de L’Ufficio degli affari occulti, Éric Fouassier torna con una nuova indagine dell’ombroso ispettore Valentin Verne, che si destreggia tra esoterismo e scienza inseguendo l’inafferrabile e l’ignoto.

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