Narrativa recensioni

Oro Puro – Fabio Genovesi

Recensione a cura di Laura Pitzalis

12 ottobre 1492, e subito, retaggio scolastico, scatta l’associazione: Cristoforo Colombo, scoperta dell’America, le tre caravelle, la Niña, la Pinta, la Santa Maria, le spezie, ricchezza, indigeni, Nuovo Mondo, Un grande passo dell’umanità, Inizio di una nuova era. Ecco, possiamo dire che di quel viaggio sappiamo tutto.

Ma ne siamo sicuri? Quanti, infatti, sanno che la scoperta più importante del mondo, che l’ha stravolto e cambiato per sempre, è accaduta per caso, anzi, per sbaglio tanto che il suo scopritore non se n’è mai reso conto? Lui pensava di essere arrivato in Oriente alla corte di Gengis Khan e non ha mai saputo di aver scoperto un Nuovo Mondo.

E quanti sanno cosa realmente è accaduto durante il tragitto da Palos alle terre del Nuovo Mondo? Sicuramente chi ha letto i diari di Cristoforo Colombo, opera che esiste, resoconto del suo primo incredibile viaggio. E sicuramente quel qualcuno che leggendoli si è imbattuto in una “mezza riga” che spiega il perché possa essere capitato un evento così importante da cambiare la Storia ma, soprattutto, da decidere la vita di noi oggi.

Quel qualcuno è Fabio Genovesi.

La “mezza riga” è:un giovane mozzo inesperto ha avuto in mano per errore il timone”.

L’evento un incidente navale che accade in un momento molto simbolico per i cristiani, a mezzanotte della Vigilia di Natale: la Santa Maria, la nave più grande, l’ammiraglia della flotta, s’incaglia e affonda. Poiché le due navi rimaste non sono sufficienti per portare tutti di nuovo in Spagna, alcuni rimarranno lì, si costruirà con la legna e il materiale della Santa Maria una fortezza, la terra si chiamerà Navidad in onore del Natale e sarà la prima colonia del Vecchio Mondo nel Nuovo Mondo.

Un evento importantissimo che ha modificato in modo drastico e per sempre la vita di tutti noi; eppure, a chi l’ha accidentalmente causato gli hanno dedicato solo mezza riga, neppure il suo nome hanno scritto ma solo “un mozzo” e nessuno lo ricorderà. Tranne Fabio Genovesi che non solo gli dà un nome, Nuno, ma gli crea una vita e da personaggio insignificante, un “ultimo”, gli costruisce una storia pazzesca inserendola in una delle più grandi avventure della Storia, la scoperta dell’America: ed ecco il libro Oro puro, Mondadori editore.

Mi chiamo Nuno, e oggi ho tanti anni ma una volta molti meno. Ero un ragazzino con un nome strano, ma non era un problema perché gli altri ragazzi mi chiamavano solo Figlio di Puttana. Però si sbagliavano, la puttana era mia zia Blanca, la mamma ha smesso quando sono nato io.

Così si presenta il protagonista e voce narrante del libro; così inizia il romanzo; così inizia l’incredibile avventura di un viaggio straordinario; così anch’io m’imbarco sulla Santa Maria e prendo parte alla compagnia sia “fisicamente” che emotivamente perché, credetemi, questo libro non si legge si partecipa, si vive.

Questo è possibile perché Fabio Genovesi ha uno stile narrativo meraviglioso, ironico, profondo e nello stesso tempo leggero, ma soprattutto moderno. Il linguaggio usato è contemporaneo, fresco, una lingua senza età, senza riferimenti temporali con dialoghi reali, vivi che facilita la lettura, (avverto che il libro ha più di 400 pagine!), la vivacizza divertendoci.

«E Juan, dov’è?» «Io… mi dispiace Signore, non lo so.» «Ma come no! Porca puttana, manca solo lui, possibile che la flotta intera stia ferma ad aspettare un maledetto mozzo? Dove sta quel coglione? … Prima mi prega in ginocchio di metterlo nell’equipaggio, poi non si presenta. Se finisco nei casini per quell’idiota, giuro che me la paga, me la paga cara!» «Mi dispiace, però io non so nulla. E non ho soldi per salire, ve lo dico subito.» «Non fare il furbo, ragazzo. Quel bastardo si è già preso quattro mesi anticipati, come tutti quanti. Se ti imbarchi al posto suo non becchi nulla, capito?» «Ma io… io Signore non voglio nulla.»

A questo punto qualche purista potrebbe arricciare il naso: ma come possono parlare nel 1492 come se fossimo nel nostro tempo? … Però se ci pensiamo bene noi sappiamo come si scriveva in quel periodo ma non possiamo sapere come si parlava, e si sa che la lingua scritta è molto diversa da quella parlata. Per l’autore il parlare non è cambiato, è sempre lo stesso, la lingua è quella, oggi con più vocaboli è ovvio, il modo di parlare uguale, di sempre. Per me questa sua scelta è stata vincente, ti conquista già dalle prime pagine, t’incanta, t’affascina. E t’accorgi che Genovesi non ti porta nel 1492, ma porta il 1492 qui da noi. E t’abbaglia!

Non vi parlerò della trama del libro, vi lascio la sorpresa della lettura avvertendovi di tenere sempre Google collegato perché tante saranno le cose assurde che sicuramente sentirete la necessità di sapere se siano vere e non frutto della fantasia dell’autore.

Tutto quello che riguarda il viaggio non è assolutamente opera di fantasia, come dice l’autore: “non ce n’è stato bisogno perché è tutto perfettamente incredibile ma reale scritto nei diari di Colombo.”

Il racconto che l’autore fa è un encomio alla meraviglia della “coincidenza”, del “non organizzato”, del “non sapere” del fidarsi e dell’affidarsi. Perché la scoperta dell’America è figlia del “caso” anzi dello “sbaglio”, e Colombo non se n’è mai reso conto.

Di fantasia è la storia di Nuno, della sua famiglia, del suo Amore. Amore, l’altro tema importante del romanzo, rigorosamente con l’A maiuscola: l’amore di Nuno per la mamma, personaggio meraviglioso, bellissimo e tenerissimo, per la zia Blanca ma soprattutto per “LEI”, bellissima indigena che Nuno, appena sbarcato sulla prima terra, vede uscire dal mare. Mentre tutti quelli dell’equipaggio continuano a domandare ai nativi “nucay, nucay”, prima parola che hanno imparato e che vuol dire “oro”, lui è l’unico che lo trova: LEI che incarna l’amore, immagine di purezza, amore a prima vista reciproco, amore totale, universale, l’Oro Puro.

Stupende le pagine dell’incontro tra Nuno e LEI, pagine meravigliose e dolcissime. LEI, come tutti gli abitanti di quelle terre, compare nuda ma non c’è nessuna malizia e anche gli occhi di Nuno sono come quelli dei nativi, innocenti senza secondi scopi se non quello di aver trovato l’amore e di averlo riconosciuto.

“Come il primo mattino su quelle terre nuove, quando ho voltato la testa al mare e ho visto Lei, bellissima e nuda, che usciva dall’acqua. L’ho guardata e Lei ha guardato me, e uno schiaffo in mezzo all’anima mi ha insegnato cos’è l’amore. Uno lo accosta sempre alle carezze. Alle mani sfiorate, alle parole sussurrate. Ma in lui non c’è niente di delicato, nell’amore tutto è colpo, è frustata, è fulmine e calore. Tutto è una lezione.”

E poi c’è un’altra storia d’amore, anche questa adorabile e tenerissima, quella del marinaio Alonso per la moglie Alma, della quale parla spesso, inserendola in tutti gli argomenti tanto che per gli altri della ciurma è diventato una macchietta da prendere continuamente in giro.

Alonso, un altro personaggio di fantasia strepitoso, uomo ruvido, rozzo, brutale ma quanta dolcezza ha dentro!

Era difficile guardarlo negli occhi, un po’ perché mi vergognavo, un po’ perché aveva un occhio azzurro che mi fissava, l’altro più spalancato puntava da un’altra parte verso il cielo. Sopra aveva un nuvolone di capelli bianchi, lunghi e gonfi a vagargli sulla testa come un temporale, e forse era quello che fissava l’altro occhio, in mezzo a una faccia che non serviva chiedergli se era un marinaio, perché una pelle così viene solo a loro.”

E poi c’è LUI, come lo chiama Nuno, Cristoforo Colombo, Capitano prima e poi Ammiraglio. Genovesi lo rappresenta dal punto di vista umano, uomo austero che non dà confidenza a nessuno, sempre rinchiuso nella sua cabina in solitaria. Personaggio molto affascinante è tutto e tutti a seconda del giorno, persona dolce e aspra, un misto fra un innocente bambino sognatore e uno spietato carnefice, con una fede incontrollabile in Dio, per cui tutto ciò che capita avviene perché è il disegno di Dio e noi ci dobbiamo affidare. LUI che affidandosi alla volontà di Dio ha salvato novanta persone da una tremenda tempesta in mare, (sublimi le pagine che la descrivono, di un realismo e minuzia straordinaria), condannando però, a sua insaputa, milioni di persone allo sterminio nel giro di pochi anni.

E già perché la storia della scoperta dell’America è la storia del massacro più grande che conosciamo, zeppa di ingordigia, avidità, scelleratezze, omicidi. Invece d’ammirare il paradiso di quelle terre, la loro organizzazione nel costruire le case, nel coltivare le terre noi cerchiamo l’oro, le spezie, le pietre preziose, deturpiamo queste terre, le saccheggiamo e quando non rimane più nulla uccidiamo i nativi o li schiavizziamo.

Le parole esatte di Cristoforo Colombo nel suo diario sono:

“sono uomini dolcissimi e docili che tutto darebbero per nulla, perfetti per diventare buoni cristiani e nostri perfetti schiavi”.

Atroce vero? Ma ancora più atroce è il fatto che quel tempo è anche questo nostro tempo, fatto di avarizia, insaziabilità, brama e di voglia di arraffare, arraffare senza comprendere.

E allora penso che forse doveva avverarsi un evento perché si potesse concretizzare quello che è il finale del romanzo, un finale assoluto capolavoro, ORO PURO.


PRO
Fabio Genovesi ci ha messo 15 anni per scriverlo, io 15 secondi per innamorarmene.

CONTRO
Dopo circa 440 pagine, finisce.

Link cartaceo: Oro puro
Link ebook: Oro puro

Trama

Palos, Spagna, agosto 1492. Nuno ha sedici anni, ed è un granchio. O almeno questo è il soprannome che gli ha dato sua madre, morta pochi mesi prima, di cui Nuno conserva un ricordo che è dolore e luce insieme. Pur vivendo sul mare, Nuno non ha mai desiderato solcarlo, e preferisce guardarlo restando aggrappato alla terra, proprio come fanno i granchi. Finché, per una serie di circostanze tanto sfortunate quanto casuali, deve imbarcarsi su una nave di cui ignora la destinazione. Si tratta della Santa Maria, a bordo della quale Cristoforo Colombo scoprirà – per caso e per sbaglio – il Nuovo Mondo. Mentre Nuno si renderà conto, lui che di navigazione non sa nulla, di condividere lo smarrimento coi suoi compagni molto più esperti: tutti spaventati da quell’impresa folle e mai tentata prima. Avendo imparato dalla madre a leggere e scrivere, Nuno diventa lo scrivano di Colombo, e trascorrendo ore ad ascoltarlo sente crescere l’entusiasmo per i grandi sogni di questo imprevedibile esploratore visionario. Attraverso lo sguardo di Nuno, percorriamo il viaggio più importante della storia dell’umanità: i giorni infiniti prima di avvistare terra, fino alla scoperta di un mondo nuovo, una nuova umanità, una nuova, diversa possibilità di intendere la vita. In questo Paradiso Terrestre, Nuno imparerà quanta ferocia, quanta avidità possa motivare le scelte degli uomini, ma anche la forza irresistibile dell’amore, che lo travolgerà fino a sconvolgere i suoi giorni e le sue notti.

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