Narrativa recensioni

La spia celeste – Cristoforo Gorno

Recensione a cura di Claudio Musso

C’è aria di epurazioni a Gerusalemme, nelle remote periferie dell’impero. Ponzio Pilato viene rimosso dall’incarico e richiamato a Roma da Tiberio per conferire sulla sua condotta arbitraria che ha esacerbato gli animi dei giudei; il sommo sacerdote Caifa, incapace di prevenire i tumulti dei seguaci di Gesù piuttosto che reprimerli, viene mandato in pensione.

Recisi i vertici delle istituzioni romane e locali in quella striscia di terra decisiva, perché cerniera tra l’impero romano e il mondo dei Parti, il nuovo plenipotenziario Lucio Vitellio affida un compito delicato a Marcello, prefetto di Giudea fresco di nomina: non solo farsi garante di un dominio senza apparire troppo dominatore, evitando di mettere il naso nelle questioni religiose dei giudei ma, adottando una prassi tipica del mondo orientale, individuare dentro quella comunità turbolenta qualcuno che veda e riferisca, che individui le teste calde e le segnali, che non venga fatto sentire una spia ma un alleato di Roma che aiuti la pace tra i popoli dell’impero. Si può essere delatori per fini più alti?

Per questa altra missione terrena l’infiltrato deve essere qualcuno che non sia delle classi sociali superiori, personaggi in vista come Erode Antipa o Erodiade, perché spesso passano le notizie viziate da interessi personali e non sono credibili. Lucio Vitellio, che è uno spirito pratico, abituato a reclutare legioni che marciano sui campi di battaglia, è chiaro:

«Cerca qualcuno di meno appariscente, qualcuno che viva la strada, la piazza, i cortili del tempio, non i palazzi o le riunioni del sinedrio. Qualcuno che non sia troppo povero né troppo ricco, che sia ebreo ma non disprezzi Cesare, che sia avido non di denaro ma di potere e che sia lusingato da ciò che gli offri: diventare l’occhio e l’orecchio di Roma dentro la comunità giudea».

Ed è in questo contesto che emerge la figura di Saulo di Tarso, il futuro Paolo, l’apostolo delle genti, che per il progetto romano ha un curriculum impeccabile: ebreo, cittadino romano per nascita, parla diverse lingue che gli permette di comunicare con tutte le popolazioni di quelle terre e, soprattutto, dimostra un acume spiccato e una conversazione amabile. Ed è in questo crocevia di situazioni che Cristoforo Gorno, noto e attento divulgatore culturale, innesta il suo romanzo, La spia celeste, che rilegge Paolo, ne segue gli spostamenti dalla natia Cilicia, passando per la via di Damasco e le sue folgorazioni, in un itinerario che porta in lungo e in largo per l’Oriente con il suo messaggio cristiano – dopo esserne stato il censore e il persecutore – ma sempre con le spalle coperte in virtù di un patto siglato da lui con Marcello che gli garantisce la protezione da parte romana.

Su questo ultimo punto Gorno sa bene di camminare su un terreno minato nel proporci un’immagine diversa da quella che ci è stata tramandata. Tuttavia non scomoda la fantapolitica ma rilegge tutte le fonti storiche a disposizione e da queste ne trae alcune conclusioni che a loro volta determinano riflessioni ad alta voce nei lettori durante l’esperienza di lettura. Un esempio? A Gerusalemme verso il 58 d.C. nei cortili del tempio gli ebrei tradizionalisti stanno per linciare Saulo di Tarso con cui sono in disaccordo. Al che i Romani lo prelevano, lo portano al sicuro dentro la fortezza Antonia, quasi come oggi si farebbe con la protezione di testimoni o di agenti segreti e poi lo fanno uscire di notte con 470 uomini di scorta perché si imbarchi e fugga altrove. Un’intera legione per un solo uomo?

Particolarmente interessante è il modo in cui l’autore ci racconta questa storia. La sua narrazione è brillante e circostanziata e si avverte un’immedesimazione negli eventi descritti tale da sapere raccontare la storia antica come se fosse stato presente. Il romanzo si presta ad una lettura immediata e agile e ogni capitolo è dedicato ad una voce diversa che racconta la sua verità sulle vicende e sul suo rapporto, diretto o mediato, con Saulo/Paolo. Ne risulta una polifonia di narratori che danno del protagonista un ritratto più sfaccettato. A parlare sono infatti imperatori, eminenze grigie, matrone, sacerdotesse orientali, indovini, i primi cristiani, nella forma di invettive, messaggi cifrati, avvertimenti, lettere scambiate, pagine di diario. Insomma il protagonista, che è pur sempre a capo di una nascente setta religiosa e non va neanche così d’accordo con i cristiani della prima ora, coloro che erano con Gesù, è sulla bocca di tutti, lo si nomina di malavoglia ed è di quelli che al pranzo di Natale non vorresti avere seduto vicino. Incurante di tutto ciò, intanto lui promette altrove riscatto per gli umili, servi e inermi, con la sua capacità di avvicinare le anime e avvincerle.

Paolo sarà anche protetto in alto loco ma Roma per lui è il mezzo per raggiungere il suo fine perché, constatato che innestare il verbo di Gesù sull’albero della religione giudaica è impossibile e che i cristiani sono visti come una peste che contamina la purezza del libro e il primato del tempio, non c’è altra cosa che espandersi tra i gentili e il compromesso con il Cesare è l’unica garanzia di sopravvivenza per la diffusione del Cristianesimo. Gorno sottolinea inoltre le difficoltà e le opportunità che l’apostolo incontra: in Oriente il vero nemico è l’ingannevole abbraccio materno delle tante dee alle quali le moltitudini sono molto affezionate e non intendono rinunciare (Paolo interpellato sulle vicende di Efeso direbbe: no grazie) mentre a Roma comincia a profilarsi un senso del sacro diverso che non trova più corrispondenza nelle divinità tradizionali. E questa sarà la sua sfida. Con una premessa importante: siamo poi così sicuri che siano stati i Romani ad ‘usare’ Paolo e non il contrario?

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Trama
Esisteva un patto segreto di collaborazione e protezione tra le autorità romane in oriente e Saulo di Tarso, che noi conosciamo meglio con il nome di Paolo, il santo fondatore del Cristianesimo? Incontri nelle stanze segrete del potere, rapporti diplomatici confidenziali, corrispondenze riservate, complotti, banchetti imperiali, ritratti di protagonisti reali o immaginari (come Diotima, sacerdotessa di Artemide), lo scontro sotterraneo tra il dio padre e le dee madri: sono questi gli elementi attraverso i quali si snoda questo racconto, da Roma a Damasco, da Antiochia a Gerusalemme, per terra e per mare. Un romanzo costruito per quadri che, rispettando le fonti e il contesto storico, affronta il nodo della nascita tumultuosa della religione che ha deciso le sorti di almeno metà del mondo per due millenni. Con “La spia celeste”, Cristoforo Gorno ricostruisce in maniera originale la vita di Paolo di Tarso, uomo e santo: da persecutore del Cristianesimo alla conversione sulla via di Damasco, dall’apostolato attraverso i paesi del Mediterraneo al suo arrivo nella Roma di Nerone, meta finale per la costruzione della Chiesa cristiana.

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