Antichi misteri Storia del libro Viaggio nella storia

La biblioteca di Alessandria d’Egitto

A cura di Maria Marques

Per raccontare della biblioteca di Alessandria dobbiamo risalire alla morte di Alessandro Magno. Tra i generali del sovrano macedone e tra i suoi più stretti collaboratori, Tolomeo ottenne nella suddivisione dei territori, la satrapia d’Egitto. Consolidato il suo potere verso la fine del IV secolo a.C. e raggiunta la stabilità politica nel suo regno, Tolomeo poté rivolgere la sua attenzione ad altri progetti, tra cui l’ideazione e realizzazione della famosa biblioteca.

L’organizzazione della biblioteca fu affidata a Demetrio Falereo, che aveva guidato Atene dal 317 al 307 a.c.

Difficile determinare quando Demetrio giunse in Egitto. Considerando che fu esiliato da Atene nel 307, visse per un certo periodo a Tebe, si può ipotizzare il suo arrivo tra il 305 e il 301 a.C., poiché già nel 297 è indicato tra i consiglieri di Tolomeo. Quindi tra il 305 e 301 si deve collocare l’istituzione del Museo la cui storia è strettamente unita a quella della famosa biblioteca.

Il museo di Alessandria

Costruito all’interno dei recinti del palazzo reale, nel quartiere del Bruchion, il museo doveva raccogliere al suo interno una comunità scientifica e letteraria che svolgeva la sua attività dedicandola alle Muse, liberi da qualunque preoccupazione pratica che potesse distrarli.

Come supporto e soprattutto per favorire le ricerche degli studiosi ospitati nel Museo, vi fu annessa una biblioteca che divenne famosissima già nell’antichità e di cui ancora oggi, si favoleggia. Dobbiamo però eliminare dalla nostra testa l’idea moderna di una biblioteca. Non esistevano sale di lettura, gli egizi ma anche i greci e i romani non utilizzavano tavoli per la lettura (abitudine questa che nasce nel Medioevo); inoltre si leggeva ad alta voce, quindi sarebbe impossibile immaginare vari studiosi riuniti insieme nella stessa sala.

Il Museo, che aveva carattere sacro, era diretto da un sacerdote-rettore incaricato del culto alle Muse e il sovrano, per garantire continuità alle sue istituzioni, stabilì che potessero beneficiare di contributi e di rendite fisse su alcune proprietà.

La biblioteca

La biblioteca non sorse improvvisamente, ma fu il frutto di un lungo lavoro di costante acquisizione di testi che trattassero tutto lo scibile umano che potesse essere interessante per gli studiosi ospiti del Museo. L’attività di acquisizione non fu semplice e anche l’archiviazione dei testi o meglio dei rotoli, fu sicuramente disciplinata per permettere un facile reperimento degli stessi nel momento in cui venivano cercati.

Galeno racconta che per ordine del sovrano, qualunque nave fosse entrata in porto era “perquisita”. Se aveva a bordo dei testi ritenuti interessanti, questi venivano copiati rapidamente, gli originali rimanevano alla biblioteca, le copie restituite ai proprietari con l’aggiunta di un risarcimento. Gli incaricati della biblioteca spesso acquistavano diverse versioni della stessa opera, per permettere agli studiosi di valutarne le differenze.

La grande richiesta di libri da parte della biblioteca fece nascere anche numerosi falsi. Alcuni rotoli erano invecchiati ad arte per sembrare più antichi, mentre altri falsificavano opere facendole passare per antichi scritti di uomini famosi.  In poco tempo la biblioteca, sotto i primi curatori e bibliotecari, crebbe rapidamente tanto che fu necessario ampliarla. I successori di Tolomeo, portarono avanti il progetto del loro avo e la fama della biblioteca si sparse per tutto il mondo antico. È con Tolomeo III Evergete che, ampliato il tempio di Serapide, fu collocata al suo interno una seconda biblioteca che, sebbene nata come sussidiaria, divenne altrettanto famosa come la prima. C’era però una differenza tra le due biblioteche: la biblioteca del Museo poteva essere utilizzata solo dagli studiosi o da chi vi era espressamente invitato, mentre quella del Serapeo era aperta a tutti.

La biblioteca di Alessandria non seguì le sorti del regno d’Egitto. La morte di Cleopatra, l’ultima sovrana della dinastia dei Tolomei, nel 30 a.C. non decretò la fine di questa istituzione tanto era vasto il suo prestigio e i romani, per almeno due secoli, continuarono a seguire la politica del primo Tolomeo.

Quando fu distrutta la biblioteca?

Difficile a dirsi, gli studiosi hanno individuato quattro possibili cause. La prima potrebbe essere stato l’incendio del 48 a.C. quando Cesare, si trovò assediato dall’esercito egiziano nel palazzo imperiale. Mentre gli scontri infuriavano nell’area portuale, vicina al palazzo, Cesare ordinò di appiccare il fuoco alle navi nemiche. Forse la biblioteca fu danneggiata in parte ma non distrutta. 

La prima notizia di questa distruzione è contenuta negli scritti di Seneca e in quelli di Plutarco ma, poiché non c’è uniformità di versioni, si è anche supposto che vi sia stata confusione, cioè che a bruciare siano stati dei magazzini dove erano conservati rotoli di papiro intonsi pronti per le spedizioni a Roma. Cicerone nei suoi scritti non accenna a questo evento e, quando Strabone, secoli dopo, visitò Alessandria, non riporta nessun accenno alla distruzione della biblioteca che continuò a funzionare e ospitare studiosi e fu ampliata dall’imperatore Claudio.

La seconda causa individua il periodo del 270 d.C. quando l’imperatore Aureliano rase al suolo il quartiere del Bruchion, durante il conflitto con Zenobia di Palmira.

La terza causa vede attiva la biblioteca sino al IV secolo, sino a quando, nel 391 il vescovo Teofilo ottenne dall’imperatore Teodosio l’autorizzazione a distruggere il tempio di Serapide. Anche questa notizia però divide gli studiosi, secondo alcuni, infatti, a essere distrutta fu la biblioteca annessa all Serapeo, mentre l’altra sopravvisse ancora, ma sarebbe comunque da collocarsi in questo periodo la fine di questa istituzione e anche del Museo.

La quarta causa, colloca nella conquista araba dell’Egitto del 642, la distruzione della biblioteca ma questa tesi era già stata confutata in passato e non gode di molto credito.

Un piccolo riassunto sulla leggendaria Biblioteca di Alessandria

Quali furono però gli studiosi che si alternarono nella biblioteca?

Eccone un breve elenco.

Iniziamo da Callimaco di Cirene, autore di giambi, inni ed epigrammi, poi i poeti Filita di Cos, Alessandro Etolo e Licofrone di Calcide; i tre più importanti filologi dell’età ellenistica, Zenodoto di Efeso, che fu anche il primo direttore della Biblioteca, Aristofane di Bisanzio e Aristarco di Samotracia, Apollonio Rodio; poi grandi matematici quali Euclide, Aristarco di Samo e Ipparco di Nicea; il geografo, matematico, astronomo, nonché poeta e filologo, Eratostene di Cirene; medici Erofilo di Calcedonia ed Erasistrato di Ceo e molti altri ancora.

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One Reply to “La biblioteca di Alessandria d’Egitto

  1. Articolo molto interessante! E a proposito della pratica della lettura ad alta voce, aggiungo che si riteneva che il lettore, in questo modo, esprimesse l’anima dell’autore – sulla base di alcune credenze antiche che consideravano il fiato la sede dello spirito dell’uomo; ne sono un esempio certe iscrizioni funerarie, con cui il defunto implorava i passanti di “prestargli la voce”, così da tornare in vita e rivelare la propria identità.

     

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