Il salottino TSD è lieto di accogliere quest’oggi, 8 Marzo Giornata Internazionale della Donna, un’autrice che da anni dedica i suoi studi alla ricostruzione dei processi contro donne accusate di stregoneria. Dopo averla incontrata a “Scripta Manent – Piccolo salone del saggio e del romanzo storico” nello scorso mese di Novembre a Ferrara, le abbiamo chiesto questa intervista. Prima conosciamola meglio!
Giurista, scrittrice, europrogettista. Esperta di diritto, da vent’anni si occupa di ricerche documentali per ricostruire i processi contro le donne accusate del reato di stregoneria, attenendosi alle fonti storiche. Indaga nei luoghi dei fatti realmente avvenuti, fino alla Scozia per ridare voce al passato, collaborando con enti in tutta Europa nella stesura di progetti comunitari per la storia e i diritti umani.
Oltre a organizzare convegni anche col patrocinio del MIBACT e della U.E., ha partecipato come relatrice a importanti rassegne come il Festival del Medioevo, patrocinato da Rai Storia con ospiti noti come Alessandro Barbero.
Si impegna nella sensibilizzazione sul tema della lotta alla violenza contro le donne attraverso la scoperta del passato nelle conferenze che hanno toccato più di 50 città in tutta l’Italia (Bologna, Vigevano, Viterbo, Perugia, Brescia ecc.); in Friuli Venezia Giulia è stata ospite di Comuni tra cui Pordenone, Valvasone-Arzene, Spilimbergo e di Associazioni quali “Voce donna” Pordenone, Valentino Ostermann di Gemona, le U.T.E. e molti altri.
Tra le collaborazioni internazionali: Consorzio Europeo delle Rievocazioni Storiche, Italia Medievale, Università di Nicosia (Cipro), Italia Medievale, archivi della Polonia, Comuni della Lettonia, Spagna.
Autrice di articoli sulla living history in riviste specialistiche come Focus Storia Wars, cura una collana tematica per le case editrici. Ha lavorato per la promozione del territorio attraverso la cultura per l’agenzia tecnica del Ministero del Lavoro e della Salute e in progetti sulla Via Francigena all’interno di enti europei.
Si occupa di progetti di divulgazione e didattici attraverso la ricostruzione storica di guaritrici e streghe vissute in vari secoli, in particolare del Seicento, del Tardo Medioevo e dell’Antica Roma con vari gruppi storici.
Buongiorno Monia e intanto grazie di essere qui con noi.
Il processo alle streghe e la lotta alla stregoneria in generale sono permeati di grande mistero e probabilmente di tanti falsi miti. Il tuo lavoro di ricercatrice e scrittrice di saggi vuole fare luce e chiarezza su questo spaccato della nostra Storia. Partiamo dal principio: chi erano le streghe?
“E’ strega, ne è pubblica voce et fama”, così la vox populi identificava quelle donne chiamate streghe, perchè in possesso di certe abilità espletate quali ostetriche, curatrici e levatrici. Nel corso dei secoli la reputazione della donna mutò, e da sacra arrivò a essere definita strega la donna dedita a sortilegi e alla magia. Esse furono ritenute capaci di compiere malefici in virtù del loro patto col diavolo. Quanto alla condizione sociale, spesso al centro dei processi troviamo vedove sopravvissute inspiegabilmente ai mariti, donne senza figli e forestiere. Anche i tratti somatici potevano denotare una strega, come possedere una chioma “scarmigliata” contravvenendo agli statuti. Quanto agli elementi identificativi esteriori, dall’esame della numerosa casistica, si evince che risultavano sospettabili prevalentemente le donne colpite da una zoppia evidente, dalla presenza di macchie nel volto, con occhi e capelli di colori particolari.
In realtà i miei libri costruiscono un identikit della strega realistico, fornendo un messaggio positivo che dia voce al passato, evidenziando il ruolo sociale che ebbero all’interno delle comunità; le persone si rivolgevano a loro per ottenere rimedi fitoterapeutici e pozioni: a riprova di questo, citando uno dei numerosi casi di cui scrivo, Donna Prudentia sapeva usare «certe erbe che erano presenti in casa sua». Dunque il quadro delle loro qualità vede la strega agire piuttosto come guaritrice-curatrice, fornendo ricette salutari per curare le malattie dell’epoca: febbre quartana, rosapilla ecc. Tra le altre attività però compaiono anche ostesse, costruttrici di reti, imprenditrici, tintoresse.
Tra gli elementi identificativi compaiono però anche elementi di fantasia: le streghe sono capaci di volare, preparare unguenti con il grasso dei bambini, trasformarsi in gatte.
C’è spesso confusione sui numeri di streghe condannate e bruciate al rogo nel corso della Storia. Nell’immaginario collettivo è un fenomeno tipicamente medievale. Puoi aiutarci a collocare temporalmente il processo alla stregoneria?
Lo stereotipo della strega correlato al mondo della magia malefica che quindi agisce sigillando un patto con il diavolo per causare la morte, malattie e calamità di vario genere, apparve in Europa durante il XIV e il XV secolo; il dato fu implementato dall’intervento del potente mezzo della stampa negli ultimi due decenni del Cinquecento. Non è possibile parlare di un fenomeno unitario quando ci riferiamo alla caccia alle streghe, variando per intensità in base al periodo e alla zona, ma certamente possiamo affermare che i processi alle streghe furono più numerosi dopo l’arrivo del Malleus Maleficarum nel Tardo Medioevo. Nel “martello delle streghe” compaiono i sabba, rituali orgiastici durante i quali le streghe si radunavano in luoghi isolati, fino a perdere le forze in danze sfrenate a cerchio: “Diavolo, mename al noce de Benevento che volemo andar in tal loco a guastare le creature”, disse donna Prudentia descrivendo proprio un sabba.
Anche gli uomini erano coinvolti in queste accuse o era essenzialmente un’accusa rivolta alle donne?
La fattispecie di reato “stregoneria malefica” risulta nei registri prevalentemente addebitata alle donne. Lo confermano anche gli studi di molti storici noti, dai quali emerge che nell’arco temporale di riferimento dei miei libri la percentuale più alta di persone colpite dai procedimenti inquisitori era costituita dal genere femminile. Molto interessanti invece sono delle figure che ho incontrato durante le ricerche condotte in Friuli Venezia Giulia: tra esse ci sono anche uomini. Questi erano dotati di poteri magici per nascita, potremmo dire: i “benandanti”. Altri giudici rivolsero la loro attenzione alle pratiche magiche e ai sospetti di eresia, con imputati soldati e anche sacerdoti.
Quale ruolo aveva l’Inquisizione in tutto questo?
La domanda è molto interessante, ma richiederebbe un approfondimento ulteriore che magari avremo modo di svolgere più avanti. Il dato utile che voglio sottolineare ai fini della comprensione del fenomeno della caccia alle streghe è che molto spesso il modus operandi dei tribunali civili fu ben più severo di quello inquisitoriale. Non furono rari i casi in cui i cittadini sollecitarono l’intervento delle autorità scagliandosi non solo contro le imputate, ma anche accusando avvocati e uomini di legge che si erano schierati in difesa di esse.
Il capitolo “Difesa o tortura delle streghe” è dedicato alla spiegazione dell’intervento dei tribunali civili nei reati per stregoneria e la posizione della Chiesa. La stregoneria era un crimine di natura eccezionale e come tale andava considerato e giudicato. L’intervento dei tribunali poteva essere teso a colpire il danno causato alla vittima, come l’infanticidio, oppure la stregoneria di per sé. Questo discrimine fissava l’organo competente ma vi furono conflitti di giurisdizione tra i due poteri, arrivando a classificare la stregoneria come reato a giurisdizione mista.
Quali erano le fasi di un processo tipico per l’accusa di stregoneria?
Domanda molto interessante. Credo sia fondamentale porre l’attenzione non sul mero dato tecnico, ma su come veniva avviata la macchina della giustizia, e su cosa si basava l’accertamento della colpevolezza.
Quanto al primo punto, il processo inquisitorio poteva essere aperto d’ufficio dal magistrato che interveniva quando in paese correva voce dell’esistenza delle streghe, oppure su azione dei cittadini. Questo ultimo rappresenta la percentuale più alta. La parte lesa potremmo dire, metteva in moto il meccanismo processuale con una semplice affermazione formale pubblica e giurata, oppure anche in modo anonimo: una denuncia veniva scritta in un foglietto che era poi posto all’interno di una apposita cassettina nelle Chiese.
L’accusatore così si cautelava da eventuali ripercussioni da parte delle streghe che denunciava. Le testimonianze scritte venivano acquisite da notai o verbalizzanti. Gli inquisitori seguivano un iter specifico, sollecitati dalle commissioni locali vigilanti sulla diffusione dell’eresia e stregoneria, che prevedeva un Tempus gratiae e dei sermones generales. L’identificazione delle persone sospettate comportava che fossero arrestate immediatamente, e tra le prime formalità vi era il giuramento. Il sistema di raccolta delle prove prevedeva ispezioni nelle abitazioni e anche corporali: negli organi interni e all’esterno veniva ricercato il cd. marchio del diavolo. Si trattava di una operazione che andava svolta dopo averle rasate completamente, avvalendosi di spilli e con l’ausilio di tre donne di buona reputazione che non sarebbero cadute nelle astuzie delle fattucchiere.
Quanto al secondo punto, una parte fondamentale degli interrogatori era tesa ad accertare la buona o “cattiva riputazione” delle imputate. Figurano negli atti donne che non celebravano l’eucarestia, che “biastemano ai Santi”, praticano vecchi rituali delle tradizioni proibite ecc. Un dato molto importante e spesso trascurato, è quello rappresentato dalle indagini condotte dai giudici, i quali indagavano anche sui rapporti intercorsi tra le parti processuali. Essi ponevano delle domande specifiche tese a comprendere ad esempio se il querelante agisse per “malevolenza, odio o rancore”. Purtroppo, sebbene non ami parlare delle ordalie e della tortura, va detto che furono usate come mezzo per decidere l’innocenza o la colpevolezza nel processo accusatorio. I verbali annotano la durata e i mezzi usati, come le corde, le carrucole o il fuoco al fine di giungere alla prova perfetta: la confessione della strega.
Nel tuo libro “Stregoneria: Crimine femminile” (Ed. Penne & Papiri, 2018) ti concentri sulle vicende di Donna Prudentia. Cosa ti ha colpito in particolare della sua storia?
La vicenda processuale che vede protagonista Donna Prudentia, registrata nel 1588, è il primo fascicolo su cui ho lavorato durante la tesi sul modus operandi delle magistrature nella storia, giovane studentessa di giurisprudenza.
Quei manoscritti ingialliti lasciavano emergere molti fatti che attirarono subito la mia attenzione, e il primo fu che si trattava di un vero e proprio “cold case” del passato: nel paese si erano registrate moltissime morti di bambini apparentemente inspiegabili e rimaste senza colpevoli. Donna Prudentia del Fochetto, detta “Fochetta” venne quindi accusata di essere una strega “Lamia”. Scorrendo i verbali, le scene del crimine venivano descritte in modo raggelante: buchi nei fianchi, vene sfilate e lividi sui corpicini privi di vita. Erano proprio le Lamie streghe specializzate nel succhiare il sangue dei bambini.
Mi colpì la circostanza che la donna fosse una levatrice e guaritrice, e che potesse frequentare le case di molte persone che poi comparivano in veste di testimoni d’accusa. Si prendeva cura delle partorienti e dei neonati, con una grande dignità e consapevolezza che traspariva già dalle prime frasi. Questa sua forza è palese in un’affermazione davanti al Podestà, nel tentativo di scagionarsi: «Quel putto, non me ricordo come se chiamasse, ma io li ho fatto carezze et non altrimente».
Gli stessi pazienti il giorno dopo si ammalarono e questo la rese sospettata di ogni disgrazia.
Alla ricerca della soluzione dei delitti rimasti irrisolti, ho potuto confrontare altri processi in Europa, specialmente in Scozia, ed effettivamente molte accusate lasciarono a bocca aperta le loro accusatrici…
Quest’anno hai pubblicato un nuovo saggio in cui racconti gli episodi legati ad altre donne accusate “Streghe, eretici e benandanti del Friuli-Venezia Giulia. Processi, rituali e tradizioni di una terra magica” (Intermedia Edizioni, 2021). Cosa puoi raccontarci di questo tuo ultimo lavoro?
Il libro racconta le vere storie svolte in questa regione davvero speciale, custode di molte tradizioni e rituali. Apollonia, La Rossa, Aquilina: questi sono solo alcuni dei nomi delle donne accusate di stregoneria ed eresia in Friuli Venezia Giulia. Ricostruisco i profili criminali di esse, illustrando non solo i dati giuridici ma anche le pratiche e le attività magiche alla base dei reati. Con questo lavoro ci si addentra concretamente alla scoperta dei rimedi di “Herbere”, Ostesse, Levatrici, Guaritrici, Tempestare. Ma ci sono anche una serie di incantesimi d’amore, la magia propiziatoria, l’uso delle erbe, le divinazioni col fuoco. A volte i verbali sono molto attuali purtroppo, perché ci tramandano le vicende sorprendenti di streghe intervenute in aiuto delle donne “soverchiate” dai mariti, contro il gioco d’azzardo.
I documenti ci tramandano anche gli usi dei prodotti di pregio di questa Terra, come il vino per curare le malattie o nei rimedi di bellezza. Possessioni diaboliche e risurrezioni temporanee nei Santuari mariani si alternano a diavolesse incatenate, invocazioni contro i lupi e soldati nelle grandi fortezze costruite a difesa della regione. Ho ricostruito le tradizioni e le antenate della stregoneria, tra Perchten, Aganis e Krivapete.
La caccia alle streghe cosa può insegnarci ancora oggi in una società che troppo spesso viene “colta in fallo” con atteggiamenti discriminatori nei confronti del sesso femminile?
“Guarda la luce e l’ombra ti cadrà alla spalle”, con questa frase di Rita Levi Montalcini spiego il mio obiettivo: ridare voce alle storie del passato, a chi non ha avuto la possibilità di difendersi. Conoscere il passato attraverso lo studio dei veri processi contro le streghe, mi consente di sensibilizzare il pubblico sul gravissimo fenomeno della violenza sulle donne e sulla discriminazione latu sensu.
Infatti all’interno dei documenti si riscontrano violenze e pregiudizi nei confronti delle donne, amo però evidenziare il lato positivo, quello costituito dalle donne e degli uomini che intervenivano in queste occasioni a supporto delle altre. Vicende come quelle che videro alcune streghe prestare soccorso a una compaesana picchiata.
Vero è che alcune volte non avevano avuto il coraggio di denunciare i soprusi condotti da parte dei “pesci grandi” come li chiamò proprio una donna friulana accusata. In una società come dici tu, “colta in fallo” con atteggiamenti discriminatori nei confronti del sesso femminile, e non solo, riscoprire il passato contribuisce a guardare con altri occhi le streghe, superando i luoghi comuni e comprendendo l’origine del fenomeno. “Historia magistra vitae”, come scriveva Cicerone nel De Oratore, quindi possiamo imparare a non ripetere gli errori commessi nei secoli scorsi e comprendere chi vogliamo essere.
Amo fornire ai lettori ed al pubblico gli strumenti per capire autonomamente se effettivamente queste donne erano pericolose e criminali, oppure solo il capro espiatorio che le vide pagare il prezzo di un’epoca di transizione.
Ringrazio davvero TSD e anticipo che presto ci saranno nuovi libri in uscita e si riparte con i cicli di conferenze e rassegne! Buona lettura a tutti!
“Stregoneria: Crimine Femminile” (ed. Penne&Papiri, 2018)
È un’indagine storica sui verbali di processi, realmente avvenuti tra il Medioevo e l’Età moderna contro donne accusate di stregoneria ed eresia a confronto tra casi Italiani e d’Europa. In questo saggio vengono illustrate le origini della stregoneria, fenomeno che ha reso pericolosa la donna quando, superato il culto delle divinità notturne e le abilità della conoscenza popolare, con l’arrivo del patto col demonio essa giunge a rinnegare il battesimo, causare la sterilità, eludere i giudici con astuzia. Nei verbali dei processi si mescolano aspetti mitologici, dee volanti, sirene, le confessioni sui sabba e i veri motivi delle accuse.
Il testo vuole ridare voce alle donne del passato, la cui reputazione fu messa in discussione da vicini di casa e amici, che addebitarono loro epidemie e morti premature.
Guardate con sospetto per certe abilità di ostetriche e di curatrici o perché forestiere senza figli, come avvenne per donna Prudentia, le streghe furono le colpevoli eccellenti di un’epoca di transizione in cui la donna aveva perso la sua sacralità.
“Streghe, eretici e benandanti del Friuli Venezia Giulia” (Intermedia Edizioni, 2021)
Apollonia, La Rossa, Aquilina: sono solo alcuni dei nomi delle donne accusate di stregoneria ed eresia in Friuli Venezia Giulia. L’autrice ricostruisce le storie e i profili criminali di esse, illustrando non solo i dati giuridici ma anche le pratiche e le attività magiche alla base dei reati. Scopriremo i rimedi di “Herbere”, Ostesse, Levatrici, Guaritrici, Tempestare e i loro incantesimi d’amore, la magia propiziatoria, l’uso delle erbe, le divinazioni col fuoco. Sveleremo anche casi sorprendenti di streghe in aiuto delle donne “soverchiate” dai mariti, contro il gioco d’azzardo, degli usi dei prodotti di pregio di questa Terra, come il vino per curare le malattie o nei rimedi di bellezza. Possessioni diaboliche e risurrezioni temporanee nei Santuari mariani si alternano a diavolesse incatenate, invocazioni contro i lupi e soldati nelle grandi fortezze costruite a difesa della regione. L’autrice ricostruisce anche le tradizioni e le antenate della stregoneria, tra Perchten, Aganis, Benandanti.