Narrativa recensioni

Gli anni del coltello – Valerio Evangelisti

Recensione a cura di Roberto Orsi

A inizio luglio è tornato nelle librerie un maestro della letteratura italiana: Valerio Evangelisti con “Gli anni del coltello” edito da Mondadori. Dopo “1849. I guerrieri della libertà”, l’autore propone un nuovo racconto sugli anni duri del Risorgimento italiano.

La Repubblica Romana è appena caduta. Il tentativo di ribellione all’interno dello Stato Pontificio, mosso da ideali liberal-democratici, che vide a capo un triumvirato formato da Giuseppe Mazzini, Carlo Armellini e Aurelio Saffi, ebbe vita breve. Un’esperienza di appena pochi mesi, da Febbraio a Luglio 1849, sulle ali del motto “Dio e popolo”, uno dei capisaldi del movimenti mazziniano, ridimensionato dall’invasione francese che ristabilì lo status quo precedente con Papa Pio IX che tornò alla guida dello Stato Pontificio.

Repubblica Romana (1849) - Wikipedia

Il romanzo di Evangelisti si snoda tra i moti insurrezionali del 1848-1849, che sconvolsero le dinamiche di tutte le grandi potenze europee, e la spedizione dei Mille di Garibaldi del 1860 che portò alla nascita del Regno d’Italia l’anno successivo.

In un contesto storico e politico completamente frammentato e incerto, si vive in città che sono sempre più depositi di polvere da sparo. Basta una scintilla per far scoppiare tumulti.

Violenza e ribellione in punta di coltello è quella che predica Giuseppe Mazzini, rifugiatosi a Londra dopo l’esperienza romana. L’Associazione Nazionale Italiana, nata dalle ceneri della Giovine Italia, prende piede tra le classi proletarie, stanche dell’oppressore straniero, decise a ribellarsi e riprendere il possesso della penisola. Ideali di libertà che spingono la lotta di giovani italiani, come il protagonista Giovanni Marioni, detto Gabariol.

Per niente sconvolto dalla fine della Repubblica Romana e il ripristino dell’egemonia pontificia con l’aiuto dell’esercito francese, Gabariol il forlivese ritorna nella sua Romagna dove il braciere della ribellione ancora arde alimentato da un fuoco di speranza e di vendetta.

“Il suo pensiero inespresso era che, dopo una sconfitta e nell’impossibilità di riprendere una guerra aperta, fosse il momento di punire il nemico in maniera silenziosa ma sistematica. Di spaventarlo con un’armata segreta che, a fura di esecuzioni individuali, spargesse il terrore nel campo avverso, lo costringesse alla confusione e desse coraggio ai resistenti”

Repubblica Romana 1849: nascita, protagonisti e Costituzione

Inizia quindi un viaggio tra le città del nord, da Forlì a Bologna, da Milano a Genova. Piazzeforti della lotta clandestina, prive però di una visione uniforme, di una identità e una guida forte, capace di canalizzare la rabbia e il desiderio di battagliare a tutti i costi.

Mazzini, così come Garibaldi probabilmente fuggito nelle Americhe, rimane sullo sfondo. I suoi dispacci in favore degli associati in Italia sono ricchi di passione, di incitamento a resistere con azioni mirate per destabilizzare l’avversario colpendolo ai fianchi.

Una guerra senza esclusione di colpi, ma soprattutto senza sosta. Battaglia a tratti psicologica, dove le forze in campo spesso di forza impari, si fronteggiano all’ultimo sangue.

Scontri di strada, agguati e accoltellamenti diventano l’ordine del giorno. Riunioni clandestine nei retrobottega o negli scantinati degli appartamenti del centro città, ci raccontano le sensazioni di quel tempo.

Evangelisti racconta le vicende di personaggi che fecero la storia del nostro paese: da Carlo Pisacane a Felice Orsini conosciuto anche come Tito Celsi, da Mauro Macchi ad Anna Grassetti Zanardi, infermiera e patriota che ricoprì un ruolo fondamentale nei moti insurrezionali in Emilia.

In questo impianto storico reale, l’autore inserisce solo due personaggi frutto di fantasia, come chiaramente indicato nelle note finali: il protagonista Gabariol e Folco Verardi. Soffermandosi un attimo di più a ragionare su alcune azioni e uscite bizzarre verrebbe da pensare che siano anche altri i personaggi creati da Evangelisti.

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“L’Italia è matura per ogni più nobile e più audace impresa: ma stanca di sette, di libri, di sistemi e partiti, ha bisogno d’apostoli armati, di libri viventi, d’uomini che sentano l’unità della vita e rappresentino nelle azioni il pensiero.”

L’autore restituisce uno spaccato fondamentale della storia moderna, attraverso gli occhi e il cuore di protagonisti che sacrificarono la loro esistenza in nome di un bene più alto e, a tratti, irraggiungibile. Eppure, fu proprio grazie a uomini e donne come loro, che il sogno italiano poté concretizzarsi con tutte le difficoltà del caso. Anche se, forse, qualche anno dopo gli eventi presero una strada lontana da quella immaginata dai mazziniani (almeno i più estremi e facinorosi). L’unione del regno sotto i Savoia lasciò più dell’amaro in bocca a tanti di loro.

La scrittura di Valerio Evangelisti non delude, è chiara e lineare pur nella moltitudine di personaggi e nel contesto politico complicato del tempo, non perde mai di vista il focus principale della narrazione. L’attenzione rimane su quello che fu vivere il periodo storico del Risorgimento e nello specifico ciò che mosse le coscienze dei resistenti. Non mancano le pulsioni amorose, la voglia di guardare al futuro anche nelle difficoltà.

“Gli oppressori vanno eliminati con ogni strumento. Se il popolo colpisce, è Dio che lo fa. Lo strumento principe è l’insurrezione, ma nessuna arma va trascurata.”

Il grande merito del romanzo è quello di proporre storie di personaggi meno conosciuti, quei personaggi che vengono oscurati nei libri di scuola dalla mole di Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Mazzini, Camillo Benso conte di Cavour, e tutti coloro che finiscono negli annali della storiografia dei vincitori. Ma la battaglia per un’Italia unita e un’Italia degli italiani è stata irta di difficoltà di cui Evangelisti ci racconta solo una minima parte.

Trama

Roma, 2 luglio 1849. Tra le strade della futura capitale d’Italia il vento spazza le ceneri della Repubblica romana, il rivoluzionario – e purtroppo brevissimo – esperimento civile di una società diversa e democratica. Ma insieme alle ceneri soffia forte anche l’odore del sangue dei tanti omicidi consumati in quella manciata di mesi, perché sotto la bandiera della libertà hanno combattuto eroi improvvisati ma anche molti banditi, che a Roma erano arrivati per il solo gusto della violenza gratuita. E ora che l’Italia è allo sbando, e chi la sogna pure, sono proprio gli idealisti a sentirsi più sperduti. È tra questi il popolano Giovanni Marioni, detto “Gabariol”, fanatico repubblicano ai limiti della psicosi. Quando Giuseppe Mazzini indica che la via da seguire è quella di una “guerra a coltello” contro i nemici dell’unità d’Italia, Gabariol prende il consiglio alla lettera, saluta i pochi amici e si mette in strada alla volta della Romagna, sua regione natale. Comincia così un’odissea terroristica tra le sette repubblicane, accomunate tutte dalla sollecitudine con cui decidono di eliminare al primo sentore i sospetti reazionari. Il sangue però scorre anche sul fronte opposto, perché gli austriaci e lo Stato della Chiesa rispondono presto con torture, fucilazioni, arresti ed esecuzioni sommarie. Dopo “1849. I guerrieri della libertà”, continua il viaggio di Valerio Evangelisti in un Risorgimento inedito, popolare e feroce, tanto più appassionante perché spogliato di retorica e glorificazione. Uno sguardo colto e avventuroso insieme sul lato oscuro e spesso inconfessabile della nostra Storia e sulle persone dimenticate che hanno cambiato per sempre il nostro Paese.

Editore: ‎ Mondadori (6 luglio 2021)

Lingua: ‎ Italiano

Copertina rigida: ‎ 252 pagine

ISBN-10: ‎ 8804736038

ISBN-13: ‎ 978-8804736035

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