Arti nella Storia

Cronaca di una mostra: “Le Signore dell’Arte. Storie di donne tra ‘500 e ‘600” – Palazzo Reale di Milano

Articolo a cura di Valentina Ferrari

La mostra “Le Signore dell’Arte. Storie di donne tra ‘500 e ‘600”, visibile a Palazzo Reale fino al 22 agosto 2021, presenta oltre 130 opere realizzate da 34 artiste italiane vissute tra Cinquecento e Seicento. Si tratta di donne, alcune note al grande pubblico, altre riscoperte di recente, che hanno sfidato i pregiudizi, destrutturato clichè, trovato nella pittura un mezzo di espressione, raggiungendo talvolta committenze elevatissime e intrattenendo relazioni con artisti e intellettuali di elevato spessore. Questi risultati sono ancora più sorprendenti se si considera il momento storico in cui sono vissute, un periodo di certo non favorevole alla professione e al riconoscimento della condizione femminile.

La mostra è strutturata in cinque sezioni, ciascuna introdotta da un pannello esplicativo.

La prima sezione è dedicata a quelle donne che poterono impegnarsi nella pittura grazie alla propria condizione di nobiltà. Le prime sale presentano opere di Sofonisba Anguissola, che venne educata alle arti assieme alle sorelle e, grazie ad una fitta rete di contatti intessuta dal padre, poté lavorare presso la corte di Spagna di Filippo II d’Asburgo. Tra i dipinti in mostra troviamo la “Madonna dell’Itria”, recentemente restaurata, un suo autoritratto e celebre “La partita a scacchi”. La vediamo poi morente ritratta da Antoon Van Dick nel 1625.

Superate le sale dedicate a Sofonisba, incontriamo figure meno conosciute: la fiorentina Lucrezia Quistelli, cresciuta nell’ambiente mediceo, della quale ammiriamo l’unica opera opera, “Matrimonio mistico di Santa Caterina”; Claudia Del Bufalo, attiva a Roma tra fine Cinquecento e inizi Seicento, in mostra con il “Ritratto di Faustina del Bufalo”, la cui ricchezza di gioielli tradisce un dichiarato orgoglio famigliare; di Properzia de’ Rossi, che lavorò nel cantiere tutto maschile della basilica di San Petronio a Bologna, ammiriamo lo “Stemma della Famiglia Grassi”, in filigrana d’argento, cristallo, legno di bossolo e noccioli. Altra attività praticata dalle nobildonne era l’arte del ricamo, propedeutica ed equivalente alla pittura, di cui osserviamo uno splendido esemplare nel telo della lombarda Caterina Cantoni.

La seconda sezione è dedicata alle artiste in convento Caterina Vigri, Plautilla Nelli, Orsola Maddalena Caccia, che trasformarono il recinto claustrale in un luogo di arte e cultura e che, in taluni casi, raggiunsero committenze elevatissime: ne è un esempio Lucrina Fetti che fu attiva a Mantova come pittrice di quadri devozionali ma anche di ritratti di corte, come quello che vediamo in mostra. Il convento, per queste donne, divenne quindi luogo dove poter esprimere il proprio talento e trovare dignità sociale e celebrità artistica.

La terza sezione si intitola “Storie di famiglia, perché, per le artiste qui presenti, la bottega paterna fu luogo privilegiato di formazione: vi troviamo opere di Lavinia Fontana, Ginevra Cantofoli, Elisabetta Sirani, Marietta Robusti detta Tintoretta, Fede Galizia, e delle cosiddette “fioranti”. Molte furono le donne che fecero dell’arte la propria professione, ereditando da un familiare il mestiere. Alcune lavorarono interamente sotto l’influenza paterna (come la Tintoretta), altre ricercarono una certa indipendenza arrivando perfino a superare i propri maestri (come Lavinia Fontana ed Elisabetta Sirani).

La quarta sezione, intitolata “Le accademiche, è dedicata ad artiste come Giovanna Garzoni, la più importante miniaturista italiana di epoca barocca; e Plautilla Bricci, unica architetto donna di cui ci sia giunta memoria. Della Garzoni possiamo osservare i ritratti di due Savoia e diverse nature morte estremamente moderne; della Bricci il progetto per il monumento funebre del cardinale Mazzarino. In questa sala troviamo anche due interessanti video, uno esplicativo delle indagini diagnostiche eseguite sui ritratti dei Savoia della Garzoni; l’altro dedicato all’opera più famosa della Bricci: la villa del Vascello fuori Porta San Pancrazio a Roma.

L’ultima sezione è interamente dedicata ad Artemisia Gentileschi, la cui arte rivaleggiava con quella dei pittori più affermati dell’epoca e la cui vita tormentata e trasgressiva è considerata esempio di ribellione e di consapevolezza della propria identità professionale. In mostra osserviamo una splendida “Madonna del Latte”, il “Suicidio di Cleopatra”, eroina storica ritratta nel momento più drammatico, “David con la testa di Golia”, in cui si palesa la forza del più debole, e “Maria Maddalena”, donna che aspira alla salvezza attraverso il pentimento. Interessante quest’ultimo dipinto, opera inedita della collezione Sursock, che, per scelta dei curatori, viene esposta così come si presenta prima del restauro, danneggiata dall’esplosione avvenuta al porto di Beirut il 4 agosto 2020.

Con la “Maddalena” si chiude il percorso espositivo, una collezione di opere unica e di grande interesse storico-artistico, un viaggio nell’arte e nella storia dei secoli Cinquecento e Seicento, che induce alla riflessione sul ruolo della donna come artista, lavoratrice e figura al centro di una fitta rete di relazioni all’interno della propria comunità di appartenenza. Credo che i pregi di questa mostra, che riserva un’attenzione specifica alla biografia e al contesto socio-culturale in cui le sue protagoniste hanno operato, siano far conoscere al grande pubblico quello che è stato un importantissimo contributo da parte di queste artiste all’arte del tempo, e indurre a mettere in discussione quelli che ancora oggi sono gli stereotipi più diffusi sull’universo femminile cinque-seicentesco, valorizzando quegli spazi di movimento sempre più ampi che, per merito, le donne di quei secoli hanno saputo conquistare. Per questi motivi, ne consiglio vivamente la visita, imperdibile occasione di arricchimento e riflessione.

Sito ufficiale: https://www.palazzorealemilano.it/mostre/storie-di-donne-tra-500-e-600

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2 Replies to “Cronaca di una mostra: “Le Signore dell’Arte. Storie di donne tra ‘500 e ‘600” – Palazzo Reale di Milano

  1. Bravissima Valentina Ferrari autrice della recensione della mostra milanese!non posso andare a vederla ma vorrei avere info sul catalogo

     

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