Recensione a cura di Roberto Orsi
“Nero Saraceno” è il secondo romanzo storico di Alessandro Luciano pubblicato con Marlin Editore. Si respira a pieni polmoni l’atmosfera dell’alto medioevo in quel sud Italia che quattro secoli prima ha visto la fine dell’Impero Romano d’Occidente e il passaggio alla dominazione longobarda.
Nell’881, anno in cui si svolgono le vicende del romanzo, la situazione politica vede diversi attori in gioco. Oltre ai longobardi, la nostra penisola è presa d’assalto anche dai carolingi, mentre alcuni ducati come quello di Napoli sono rimasti in mano ai romei o bizantini. Inoltre, all’orizzonte flotte saracene minacciano di razziare le coste della penisola.
Situazione frammentata e burrascosa quella ereditata alla caduta dell’Impero Romano. Declino che non ha risparmiato le città un tempo sotto l’egida romana.
“Laddove le città erano regredite, le abbazie costituivano i centri di riferimento spirituale e amministrativo”.
Alessandro Luciano si inserisce in questo preciso contesto storico, con un romanzo che racconta le vicende dell’assedio saraceno ai danni dell’abbazia di San Vincenzo al Volturno, nell’attuale Molise.
La vicenda ha il ritmo avventuroso delle battaglie di un tempo, gli assedi a fortezze, roccaforti e abbazie, prede di famelici mercenari al soldo dei potenti dell’epoca. L’assedio dell’881, realmente accaduto, è il fulcro centrale del racconto da cui si irradiano altri temi collaterali degni di considerazione.
“Secondo la dottrina cristiana, la natura delle cose non va valutata nell’esteriorità ma in quello che c’è di più recondito”
L’autore inserisce sapientemente nell’economia del romanzo diversi approfondimenti sulla realtà delle basiliche e delle abbazie medievali: la vita al loro interno, lo scandire delle ore del giorno e della notte, l’autarchia a cui tendevano per garantirsi uno sostentamento indipendente e duraturo.
Piccoli gioielli intarsiati nel nome di Dio, basiliche che rifulgono all’interno di arredi preziosi, suppellettili liturgiche in oro e argento, opere incredibili per colori e sfarzo, mentre esternamente l’aspetto rimaneva povero, con mattoni a vista privi di decorazioni. Una rappresentazione materiale di un precetto cristiano? Umile nell’aspetto esteriore, ma ricco nell’animo umano. Così viene insegnato.
Il culto dei santi, dei martiri e delle loro reliquie accompagna tutta la narrazione, fornendo al lettore molte informazioni su un periodo storico ricco di devozione che spesso sconfinava in superstizione. Il culto dei santi e dei primi martiri cristiani era qualcosa di molto sentito. Tantissime le abbazie e i luoghi di culto nati proprio a protezione di reliquie cristiane.
Molto interessanti alcuni passaggi del libro che rallentano le vicende soffermandosi sui pensieri dei protagonisti. Ci si interroga sui valori cristiani, sulla vita dei primi martiri che sacrificarono la propria esistenza nel nome di Dio. Si entra nella grazia di Dio solo in tempi di persecuzione e sacrificando il proprio corpo?
Per Bernardo, monaco pellegrino dell’abbazia di San Michele in periculo mari, l’attuale Mont Saint-Michel, personaggio realmente esistito: “Dio paga la sua ricompensa indipendentemente dal momento: nella persecuzione incorona il valore militare, in tempo di pace la coscienza. Il giardino del Signore non ha soltanto le rose dei martiri, ma i gigli delle vergini, le edere dei coniugati, le viole delle vedove.”
Bernardo non esita un secondo, e venuto a conoscenza del probabile attacco dei saraceni all’abbazia di San Vincenzo, torna immediatamente dalla Terra Santa per informare l’abate Maione e organizzare le difese con l’aiuto dei Signori locali.
“Cuniperto ripensò alla propria condizione e sentì che la sua vita era al sicuro. Ma cosa avrebbe fatto se Dio lo avesse messo davanti a una scelta durissima, tra il vivere e il morire per Cristo? Se persino Pietro, al terzo canto del gallo, era caduto, lui sarebbe riuscito a tenere dritta la barra?”
Cuniperto, preposito dell’abbazia, vive giorni di tormento interiore. Sarà capace di difendere l’abbazia anche a costo della vita?
Lo stile di scrittura di Alessandro Luciano è accattivante e incuriosisce il lettore con una storia ambientata in un’epoca e un contesto non troppo battuto nell’ambito del romanzo storico. Un punto di forza per chi vuole leggere un romanzo che riporta in auge vicende sepolte dalla polvere del tempo.
Trama
Al monastero di Martyrios, in Palestina, il monaco e pellegrino Bernardo viene a conoscenza di un terribile segreto: l’abbazia di S. Vincenzo alle sorgenti del Volturno, uno dei più importanti centri spirituali della cristianità, è bersaglio di un imminente attacco saraceno guidato dallo spietato comandante Suchaim. Scoperto dai complottisti e determinato ad avvisare l’abate volturnense Maione del pericolo incombente, Bernardo si avventura in una pericolosa corsa contro il tempo che lo porta al confine della terra S. Vincentii. Le sue rivelazioni catapultano la comunità monastica nell’instabile scacchiere politico dell’epoca, dominato dagli scontri tra Carolingi, Longobardi, Bizantini e Saraceni. Intanto l’abate e il suo fedele preposito, Cuniperto, impegnati a ricercare alleanze e ad approntare le difese, sono ignari che pure i Saraceni, accampati alle porte di Napoli, possono contare su un complice potente. Dopo morti misteriose, azioni di spionaggio e complotti politici, nell’anno Domini 881 lo scontro armato – violento e sanguinario – cala sull’abbazia come una mannaia. Dal suo esito dipende la salvezza di Bernardo, Maione e Cuniperto, e soprattutto delle reliquie di S. Vincenzo… Luciano cala il lettore in una vicenda realmente accaduta – il sacco arabo di S. Vincenzo al Volturno dell’881 -, facendogli respirare la spiritualità della vita monastica, ma anche il clima di tensione che attanaglia l’Italia centro-meridionale nel IX secolo.
Editore : Marlin (Cava de’ Tirreni) (9 luglio 2020)
Lingua : Italiano
Copertina flessibile : 216 pagine
ISBN-10 : 8860431581
ISBN-13 : 978-8860431585
Link ‘d’acquisto cartaceo: Nero Saraceno