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Blog Tour: Il bambino che disegnava le ombre – Oriana Ramunno. La resistenza tedesca

Siamo giunti alla quarta del Blog Tour dedicato al libro “Il bambino che disegnava le ombre” di Oriana Ramunno, edito da Rizzoli. Un libro molto toccante, che affronta temi difficili e impossibili da dimenticare.

L’orrore dei lager nazisti in questo romanzo viene raccontato dal punto di vista di un criminologo, Hugo Fischer, convocato in fretta e furia ad Auschwitz per indagare sulla morte sospetta di un medico del blocco 10: Sebastian Braun. Uno scenario incredibile e fuori da ogni possibile immaginazione, è quello che si apre agli occhi del criminologo. Sembra assurdo al lettore di oggi, comprendere come molti dei tedeschi di allora non sapessero cosa realmente avvenisse in questi campi di concentramento. Oltre alle sevizie, ai turni di lavoro sfiancanti e al progetto mostruoso di epurazione etnica, questi luoghi di prigionia furono utilizzati come laboratori medici per gli esperimenti scientifici del regime nazista.

Nelle tappe che ci hanno preceduto, e che riporto di seguito, abbiamo avuto modo di approfondire questi temi, sui quali non mi dilungo ma invito a leggere sui blog che hanno partecipato e che ringrazio infinitamente.

La recensione – Il segnalibro di Deborah

La ricerca medica nei campi di concentramento – Il mondo incantato dei libri

Il programma di eutanasia Aktion T4 – Septem Literary

La resistenza tedesca

Ereditiamo il testimone da Sara Valentino per parlare oggi della resistenza interna al regime totalitario del nazionalsocialismo. Una domanda che molto spesso ci si pone è proprio questa: possibile che la popolazione interna alla Germania, non si sia mai davvero opposta a quanto stava succedendo? L’orrore dilaga nei nostri occhi se ripensiamo alle atrocità commesse. Risulta spontaneo chiedersi oggi, se ci fossero dei movimenti, dei gruppi di persone che attivamente e in modo fattivo lottarono per la libertà e la salvaguardia dei diritti umani.

La risposta è si. Qualcosa c’è stato, qualcosa si è fatto. O almeno si è tentato di farlo. In un contesto molto complicato, dobbiamo anche comprendere quanto fosse pericoloso provare a contrastare quanto imposto da un regime che entrava in ogni singolo atomo della sfera pubblica e privata. Mancanza di coraggio, necessità di sopravvivenza e protezione di altre persone, obbedienza forzata: sono alcune delle motivazioni che spingevano a rimanere in silenzio, anche coloro che non condividevano la linea politico-sociale del regime.

In realtà, la storia ci dice che il movimento di resistenza all’interno della Germania fu molto importante. Probabilmente se ne parla meno, ma ci fu un movimento clandestino, pur non unitario ma frammentato, di opposizione al regime che durò dal 1933 al 1945. Il tutto sotto varie forme: partiti politici, istituzioni sociali, ufficiali cospiratori del regime, reti di spionaggio, confessioni religiose, gruppi armati e militarizzati. All’interno della stessa gerarchia nazista, alcuni si adoperarono per salvare vite nel loro piccolo, con gesti di grandissimo altruismo.

Tra i tanti gesti e organizzazioni che si possono trovare nello studio di questo periodo storico, in questo articolo mi vorrei soffermare su due in particolare: la Rosa Bianca e la Rote Kapelle (Orchestra rossa).

La Rosa Bianca: il primo volantino | La Bottega di Nazareth

La Rosa Bianca

Si tratta di un gruppo di resistenza contro la dittatura del nazionalsocialismo formato da studenti e fondato essenzialmente su valori cristiani. La sua attività si concentrò principalmente tra il giugno 1942 e il febbraio 1943 quando i principali esponenti vennero catturati, processati e giustiziati mediante decapitazione.

Romano Guardini

Il simbolo della Rosa Bianca si rifaceva a quello dei nobili perseguitati durante la Rivoluzione Francese. Il background intellettuale dell’organizzazione faceva riferimento alle indicazioni etiche della Bibbia e di Sant’Agostino; si proponeva quindi una spinta morale per coniugare spiritualità e azione socio-politica secondo una “visione cristiana del mondo”, come definita dal sacerdote italiano Romano Guardini.

La loro resistenza al nazismo si svolse principalmente all’interno dell’ambiente universitario della Baviera, riuscendo a stampare e distribuire clandestinamente sei volantini il cui contenuto avrebbe dovuto risvegliare la coscienza del popolo tedesco.

Più la guerra si prolungava, più il gruppo della «Rosa Bianca» assumeva una posizione decisa contro Hitler, non solo distribuendo opuscoli all’interno dell’università, ma addirittura incollandoli sui cancelli di ingresso e dipingendo slogan anti hitleriani sui muri di Monaco e all’interno dell’edificio universitario.

Il gruppo iniziale composto da cinque studenti, andò via via allargandosi con diversi attivisti che pubblicarono sei opuscoli i quali chiamavano i tedeschi al risveglio delle coscienze e a ingaggiare la resistenza contro il regime di Hitler.

 I fratelli Scholl e Probst furono i primi ad affrontare il processo, che si rivelò una farsa. Vennero giudicati il 22 febbraio 1943 dal Tribunale del Popolo. Nel corso di un breve dibattimento, durato cinque ore, furono privati di ogni difesa, reputati colpevoli e il giorno stesso vennero ghigliottinati. Le guardie del carcere di Stadelheim e lo stesso boia Johann Reichhart dissero che non avevano mai visto giovani morire tanto coraggiosamente, riferendosi in particolare alla ragazza.

In totale gli imputati dei processi contro la Rosa Bianca sono 48. Sette di loro perdono la vita per aver combattuto per la libertà del popolo tedesco.

Con la caduta del regime nazista, la Rosa Bianca divenne una rappresentazione della forma più pura di opposizione alla tirannia, senza interesse per il potere personale o l’autocelebrazione.

Appena fuori l’università di Monaco, si può trovare il pavimento dedicato al movimento di giovani universitari e attivisti contro il nazismo della Rosa Bianca.

Fast vergessen: Die ″Rote Kapelle″ | Geschichte | DW | 26.04.2013

La Rote Kapelle

L’Orchestra Rossa è il nome dato dalla Gestapo a reti di spionaggio che operavano durante la seconda guerra mondiale nell’Europa occupata dai nazisti, in favore dell’Unione Sovietica. Più in generale lo stesso nome identificava anche gruppi di resistenza antinazista che non svolgevano necessariamente attività di spionaggio.

Questa rete, molto estesa in ambienti intellettuali, burocratici e operai, operò in Germania dal 1936. Svolse attività di propaganda, assistenza ai perseguitati e appoggio ai movimenti di resistenza nei territori occupati. L’attività della Rote Kapelle proseguì fino al 1942 con la condanna a morte di 60 esponenti.

Il nome “Rote Kapelle” (Orchestra Rossa) fu dato dalla RSHA, il controspionaggio nazista. Nel gergo dei servizi segreti tedeschi, il gestore di una rete era il “direttore d’orchestra”: coordinava e dirigeva l’attività dei “pianisti” (gli operatori radio) e dei loro “strumenti musicali” (le radio trasmittenti).

Die Rote Kapelle - Gedenkstätte Plötzensee
Harro und Libertas Schulze-Boysen

Sotto il nome di “Orchestra Rossa” finirono catalogati tre gruppi principali, indipendenti tra loro ma con il comune obiettivo di trasmettere informazioni economiche, politiche e militari ai nemici della Germania:

  • il gruppo di Leopold Trepper che raccoglieva informazioni nei paesi controllati dalla Germania, come Paesi Bassi, Belgio, Francia e paesi Scandinavi), che giocò un ruolo fondamentale nel fallimento dell’Operazione Barbarossa, il piano di Hitler per invadere l’Unione Sovietica.
  • il gruppo delle “Tre Rosse” operante in Svizzera, che comunicava informazioni riservate ai sovietici e all’MI5, il servizio di controspionaggio inglese.
  • il gruppo Schulze-Boysen-Harnack, un gruppo tedesco di resistenza antinazista, politicamente indipendente, che operava a Berlino. Questo gruppo era molto ben inserito nell’apparato di potere del regime nazista e una delle personalità più importanti al suo interno era una donna.

Questo terzo gruppo, in modo del tutto simile a quanto abbiamo visto per la Rosa Bianca, agiva direttamente sulla popolazione civile, cercando di allargare la propria influenza con la distribuzione di volantini. Fortunatamente le morti dei membri dei gruppi dell’Orchestra Rossa non furono vane: la loro attività si rivelò, infatti, molto importante per la sconfitta del regime nazista.

Altre forme di resistenza

Quelle sopra sono organizzazioni vere e proprie, che hanno agito per il bene comune, come oppositori politici ma anche come contrasto alla follia che si stava commettendo in un paese intero e non solo. Sicuramente furono anche tante le persone che agirono per un proprio senso di umanità, al di fuori di organizzazioni sociali o politiche ben definite, ma con l’obiettivo comune di restituire dignità a persone che l’avevano persa e salvarle da un destino crudele. Un segno di speranza e di lucidità, della possibile redenzione del genere umano anche laddove la luce sembra essersi spenta. È anche questo il messaggio che il romanzo di Oriana Ramunno trasmette ai lettori.

L’appuntamento è per domani sera, 9 aprile alle ore 21! Intervista in diretta con l’autrice e le blogger che hanno partecipato a questo tour! Non mancate !

Il bambino che disegnava le ombre di [ORIANA RAMUNNO]

Editore : Rizzoli (30 marzo 2021)

Lingua : Italiano

Copertina flessibile : 384 pagine

ISBN-10 : 8817155748

ISBN-13 : 978-8817155748

Link d’acquisto cartaceo: Il bambino che disegnava le ombre

Link d’acquisto e-book: Il bambino che disegnava le ombre

FONTI

www.cultura.biografieonline.it

www.berlinomagazine.com

https://it.wikipedia.org/wiki/Rosa_Bianca

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