Narrativa recensioni

Gli onorevoli duellanti ovvero il mistero della vedova Siemens – Giorgio Dell’Arti

Trama
Roma 1909. Quando il generale Tancredi Saletta muore, la sua relazione con Eleonora Füssli, giovane vedova dell’erede del colosso tedesco Siemens, viene alla luce. Si scopre così che l’affascinante signora, animatrice nei salotti romani della Belle Époque, intrattiene relazioni enigmatiche con importanti rappresentanti dell’esercito, come Luigi Fecia di Cossato, generale e senatore, e con il generale Pollio, il successore di Saletta. E poi, incontri nei più rinomati luoghi di villeggiatura, scambi di preziosi pezzi di antiquariato … Ci sono tutti gli ingredienti perché ne nasca un caso. Che la vedova sia una spia austro-tedesca che approfitta della sua avvenenza per carpire informazioni riservate a vecchi generali? Dopo una prima eco sui giornali, il caso viene portato in Parlamento. A sostenerlo, soprattutto il repubblicano milanese Eugenio Chiesa: tipico liberale, avverso all’alleanza con l’Austria e la Germania, filo-francese, è un duro oppositore dei militari e delle spese per sostenere l’esercito, e si serve del “caso Siemens” per attaccare quel mondo che detesta. La sua interrogazione parlamentare, cui il governo si rifiuta di rispondere, fa deflagrare la tensione: Chiesa arriva a offendere l’onore di diverse persone e viene sfidato a duello ben cinque volte. Giorgio Dell’Arti ci offre il racconto tragicomico e surreale di una vicenda di cronaca che infiammò l’Italia degli anni dieci.

Recensione a cura di Laura Pitzalis

Dall’introduzione, che come al solito leggo dopo aver terminato la lettura per non rovinarmi la sorpresa, vengo a scoprire che questo libro è nato per sbaglio, casualmente, per l’errore commesso dall’autore, mentre cercava approfondimenti sul “Corriere della sera” per un suo lavoro, nel digitare una data: 10 marzo 1910 anziché 1901.

Nella prima pagina del Corriere del 10 marzo 1910 un titolone informava del duello tra l’onorevole Eugenio Chiesa e il generale Fecia di Cossato, articolo talmente ben scritto che Dell’Arti decise di pubblicarlo sul suo giornale online. Riportava la minuziosa descrizione del duello ma non parlava della causa che lo generò e questo attirò la curiosità dei lettori che volevano sapere il perché si era arrivati a questa sfida, costringendo Giorgio Dell’Arti ad approfondire e a scoprire la storia che poi ha raccontato nel libro.

Un libro classificato come romanzo ma che, leggendolo, mi è parso più un saggio di politica, un saggio biografico e di cronaca. I personaggi non hanno una descrizione psicologica come ci si aspetta in un romanzo e la trama è una narrazione rigorosamente legata ai fatti storici e documentali con poche licenze di fantasia.

“Pesante” si potrebbe pensare, noioso. Invece no, tutt’altro! Perché Dell’Arti ci porta a scoprire uno spaccato storico e sociale dell’Italia usando quel suo caratteristico stile leggero, ricco d’ironia e humor che cattura il lettore immergendolo in una narrazione fluida e accattivante. Riesce a fare una lezione di Storia senza essere mai prolisso e in modo divertente , solo raccontando e intrecciando ad arte gli eventi. Riporta verbali delle aule di Camera e Senato, cita lettere, foto e articoli di stampa, illustra usi e costumi dell’epoca, narra insulti irruenti e scontri fisici che si verificavano spesso e volentieri nelle aule parlamentari.

Siamo agli inizi del XX secolo, in un’Italia liberale giolittiana con una società in rapido cambiamento, in cui corruzione e arrivismo s’intessono con riforme politiche, economiche e sociali. Ė in questo contesto che l’autore tratta, in modo esaustivo, eventi che faranno riemergere personaggi e situazioni politiche che genereranno scontri tra personaggi illustri dell’epoca. Personaggi che ci mostra nel loro aspetto più umano, con tutti i loro pregi e difetti, come l’onorevole Eugenio Chiesa, uomo irruento che “amava menare le mani, che ha subito attirato la mia simpatia e cui ho voluto subito bene.

Il ragionier Chiesa …
Ma perché chiamarlo “ragioniere”? Era deputato, ha diritto al titolo di “onorevole”. Sì, ma “ragioniere” ci permette di dire che aveva dimestichezza con numeri, conti, bilanci e statistiche. Faceva politica da sinistra – repubblicano mazziniano – ma intanto si guadagnava da vivere da imprenditore. Era stato impiegato alla Paravicini, ditta milanese di giocattoli, e poi l’aveva rilevata. “Ragionier Eugenio Chiesa” rende l’idea.

Un uomo nato povero che è riuscito a conquistarsi un posto nella società lavorando e portando avanti la sua attività da solo, un uomo che “per quanto allegro e affettuoso nella vita di tutti i giorni, si trasformava in mastino al momento della lotta politica”. Tant’è che in una seduta infuocata in parlamento, insinuò e usò parole forti verso un alto militare e verso la vedova Siemens, creduta per via dei suoi rapporti abbastanza stretti con alti militari dell’esercito una spia. Per questo mise insieme ben cinque richieste di duello!

Una persona che ha avuto il coraggio, durante il tragico caso del delitto Matteotti, di gridare in piena camera “È complice” a Mussolini, allora capo del governo, e pagandola cara.

E così cominciò l’ultimo capitolo della vita dell’onorevole, quello del militante antifascista e, quindi, di perseguitato. Fu sfidato a duello dal superfascista Tamburini e ne uscì vivo, anzi ferendolo al braccio. Poi gli misero una bomba sotto la villa che aveva a Marina di Massa. Infine lo dichiararono decaduto da deputato.

Aveva una posizione che non ha difeso, ha rinunciato a tutto per fare la sua battaglia politica e per questo nacque povero e morì povero. Come può non suscitare empatia?

Un’altra figura che mi ha catturata è Eleonora Füssli, la vedova Siemens, la “causa” di tutto il putiferio che successe alla camera dei deputati, il cosiddetto “Caso Siemens”, con conseguenti sfide a duello.

Una donna intelligente, attraente e ricca che amava trascorrere il suo tempo in compagnia di alti generali dell’ esercito italiano. Apparentemente non faceva nulla di male , ma per l’epoca risultava molto strano che una bella donna, per di più tedesca, capitasse in certi ambienti per una pura casualità. Era una spia e, indirettamente, i generali che la frequentavano erano traditori?

Ho provato simpatia e ammirazione per questa donna che si è saputa muovere in una società maschilista, sposandosi ben quattro volte e, in un’epoca in cui la donna doveva fare quello che diceva il marito, stipulando contratti di matrimonio in cui diceva che tutto quello che gli apparteneva rimaneva suo e il marito non poteva disporre di nulla. Molto avanti rispetto all’epoca in cui viveva e per questo ammirevole. Come aveva detto William Shakespeare “La moglie del generale è il generale del generale.”

Ho detto prima che ritengo questo libro un saggio biografico e di cronaca, dove sono esposti non solo i fatti ma anche i precedenti che hanno portato all’evolversi di questi, cosa necessaria per far capire la situazione che si narra a chi legge. Per ovviare la pesantezza e la noia che una simile esposizione potrebbe suscitare, Dell’Arti usa le licenze che il “genere romanzo” gli permette e inserisce qualcosa di fantasia, inventandosi una figura molto simile a un agente segreto che fornisce a Chiesa tutte le informazioni riguardanti la vedova Siemens e quelle che stavano attorno alle corruzioni dell’esercito italiano. L’agente è inventato, la conversazione pure, le cose che si dicono sono vere.

Perfetto il capitolo sulla storia del duello, un tema ormai non più trattato, dove l’autore fa un’interessante analisi sull’evoluzione legislativa di questa pratica, sempre in modo leggero e ironico. Così scopriamo le tante leggi legate a queste sfide che avevano le proprie regole: chi doveva scegliere il tipo di armi da usare, come sfidarsi, la distanza da mantenere e i limiti cui si poteva spingere.

Mi ha divertito molto la descrizione che l’autore fa dei vari duelli cui è sfidato l’onorevole Chiesa, i preparativi e il mettersi d’accordo sulle regole che a volte richiedono giorni e dove esiste sempre l’incognita che la sfida possa saltare perché non ci si riesce a mettersi d’accordo. Siamo in Italia!

Ugualmente esilaranti le pagine che riguardano l’eccitazione che questi scontri provocano tra i giornalisti, che vediamo correre su e giù per tutta Roma alla ricerca dei luoghi in cui avranno luogo.

Non vi dirò come sono andati a finire questi scontri, vi dirò solo che dopo qualche giorno dalla loro esecuzione sembrava non fossero mai avvenuti

Come, amiconi! Se solo ieri stavano per ammazzarsi” esclamò un reporter più giovane, ignaro delle regole in vigore a quel tempo nel mondo politico. Gli altri ridevano.

In quest’opera troviamo anche molti riferimenti a politici e a fatti di cronaca che hanno contrassegnato la storia d’Italia, come la gestione del terremoto di Messina del 1908.

Un libro eccellente questo di Giorgio Dell’Arti, che riesce a invogliare alla lettura e a comprendere un pezzo della Storia del nostro Paese anche a chi non la ama troppo, che ci mostra un altro aspetto di un’Italia che neppure nei libri spesso possiamo trovare.

Un libro che, quando avrete chiuso l’ultima pagina, vi lascerà con un sorriso.

Editore: La nave di Teseo (5 novembre 2020)
Lingua: Italiano
Copertina flessibile: 176 pagine
ISBN-10: 8834605063
ISBN-13: 978-8834605066
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