L’intervista di TSD a Ramona Granato del blog “Leggimi nel pensiero”
Ciao Ramona
Benvenuta nel nostro spazio e grazie mille per aver accettato questa intervista. Mentre prendi confidenza col nostro salotto, ci vuoi parlare un po’ di te?
Grazie a voi per avermi invitata qui.
Nasco negli anni ’80 ai piedi del Vesuvio, a Torre del Greco, dove ho vissuto fino al 2014, quando mi sono trasferita in Svizzera, a Losanna, per seguire mio marito. Sono laureata in Lingue e Letterature Straniere, prima in letteratura inglese e poi, alla magistrale, in letteratura americana, due passioni che trovano ampiamente spazio anche nelle mie letture. Ho lavorato come giornalista culturale per una decina d’anni prima di aprire il mio blog, Leggimi nel pensiero, nel 2012, e da allora scrivo solo lì di libri, editoria e qualsiasi cosa possa attirare le mie riflessioni. Appassionata di comunicazione, da qualche anno mi diverto ad arricchire il mio profilo Instagram con le foto delle mie letture.
Come è nata l’idea di aprire un blog dedicato ai libri come “Leggimi nel pensiero”?
Leggimi nel pensiero nasce nel 2012 per avere un angolo in cui parlare dei libri che leggevo senza nessuna restrizione. Dopo una decina di anni come giornalista culturale in diversi giornali locali della provincia di Napoli, sentivo l’esigenza di parlare di qualcosa che mi stava a cuore da sempre, i libri, senza dovermi preoccupare della linea editoriale o dell’aspetto commerciale delle mie recensioni. Ho scelto il nome tenendo conto che, oltre alle mie letture, avrei anche scritto dei miei pensieri e, molte volte, le due cose sono collegate.
Il sottotitolo del tuo blog recita “Leggo ergo penso… e viceversa”, cos’è per te leggere?
Leggere, per me, è come respirare. Non è qualcosa di programmato nelle mie giornate, ma mi viene naturale prendere in mano un libro ogni volta che ne ho voglia, e capita molte più volte al giorno di quanto sia disposta ad ammettere! Non riesco a ricordare quando ho iniziato – probabilmente ero molto piccola – ma non mi sono più fermata. La lettura mi fa compagnia, mi ha aiutato nei momenti difficili, mi intrattiene e mi ha accompagna nelle riflessioni quando ne ho bisogno. Da qui il sottotitolo, perché la lettura mi porta a pensare e i miei pensieri quasi sempre mi conducono ai libri.
Gestisci da sola il blog o ti avvali della collaborazione di recensori?
Ho creato e gestisco il mio blog completamente da sola, altrimenti perderei gran parte del divertimento!
Cosa pensi del mondo dei blogger? Collabori con altri blog letterari?
Quando è nato il mio blog, non esisteva ancora il “mondo dei blogger”, così come ha poi acquisito la connotazione attuale. Non ho un’opinione sul fenomeno che si è creato con l’avvento dei social, semplicemente perché per me blogger è colui che ha un blog e lo anima indipendentemente dal rendiconto economico (qualora ci possa essere), dalle collaborazioni (con case editrici o sponsor) e dalle mode del momento (acquisire follower e visibilità). Tutto il resto, è poco o nulla. Diciamo che sono per i blogger duri e puri, quelli che hanno resistito nel tempo, usando il blog come una finestra sul proprio mondo. Non mi piacciono i blogger improvvisati, quelli che aprono un blog in un’ora perché hanno subodorato la possibilità di mettersi in mostra. Vale anche per quelli che aprono le pagine Facebook e Instagram per lo stesso motivo. Ho da sempre viaggiato nel mondo della comunicazione mantenendo coerenza e onestà: quelli che fanno diversamente non sono da prendere in considerazione.
Per rispondere alla tua seconda domanda, non collaboro con altri blog, se non con Thriller Storici e dintorni occasionalmente quando mi proponete di prendere parte ai vostri blog tour. Per me, avvicinarmi alla vostra realtà, scoprire il lavoro che c’è dietro e la serietà di chi vi prende parte, è una boccata d’aria pura dopo tutto quello che vedo in giro (e di cui ho accennato sopra). Quindi per questo vi ringrazio.
Quale ingrediente fondamentale deve avere un libro per colpirti?
Deve avere una storia forte supportata da una scrittura precisa. Per preciso intendo che rientri perfettamente nella storia e nel genere di cui fa parte. A volte capita che un libro mi colpisca semplicemente perché risponde a una domanda in un momento specifico della mia vita. La “fortuna” di un libro è determinata da così tanti fattori che spesso è difficile decidere perché ci è piaciuto di più rispetto a un altro con le stesse caratteristiche.
Ti è mai capitato di dover recensire in maniera negativa un libro? Come ti sei comportata in tal caso?
Sul mio blog ci sono, è normale per chi legge tanti libri. Non ho particolari tabù riguardo alle recensioni negative: un libro non può piacere a tutti e non nella stessa maniera. Le recensioni negative sono sempre esistite, come è giusto che sia, ma negli ultimi tempi hanno acquisito il marchio di gogna pubblica perché hanno una maggiore eco grazie ai social. Per gli autori sembra che siano diventate uno stigma da cui si sentono feriti, quasi come se fossero sicuri di aver scritto un capolavoro che debba suscitare universale piacere e restino delusi da chi dica il contrario. Per alcune case editrici, il marchio ricade sul recensore che, da quel momento, sarà iscritto nella lista nera. Se un libro non mi è piaciuto, lo scrivo, non vedo perché non dovrei essere onesta nei confronti dei lettori che si fidano dei miei consigli. Naturalmente, per me opinione onesta non significa infierire sul malcapitato libro che ha avuto la sventura di non rientrare tra le mie preferenze. Trovo assolutamente antipatiche e deleterie, ad esempio, quelle recensioni negative che dileggiano la storia e l’autore (mi è capitato di leggerne in giro), indicando come universali dei gusti che, nel caso della lettura, sono sempre e solo personali (a eccezione di oggettivi errori di grammatica nel testo per cui il gusto poco o nulla può giustificare). C’è da dire che, col passare degli anni, scrivo sempre meno recensioni negative, perché ho molto affinato i miei gusti e so già quale storia può piacermi, con un margine basso di errore. Certo, metto sempre in conto l’incognita, ma quella esiste ogni volta che si apre un libro nuovo, mai letto.
Cosa pensi del mondo editoriale di oggi?
Più che di mondo, parlerei di mercato editoriale che, certo, va a ferire il mio concetto romantico di lettura, ma attiene molto di più alla realtà. Le case editrici – piccole, medie e grandi – sono delle aziende che devono produrre un utile. Solo che maneggiano un materiale sensibile alla “morale” come i libri, da cui ci si aspetta qualcosa in più che essere dei semplici prodotti commerciali. Quando compro un libro ripongo delle speranze nel titolo, nella storia che mi ha sussurrato in quarta di copertina, speranze che mi condurrà fuori da me per entrare nel mondo creato dall’autore. Quando queste speranze vengono disattese, vado prima a ricercare la causa che le aveva fatte nascere e se questa risiede in una falsa comunicazione da parte della casa editrice che l’ha pubblicato, mi dispiace di essermi imbattuta solo in un prodotto commerciale, che è stato pubblicato senza tener conto del carico “morale” che l’oggetto libro ha sempre. Che vogliamo chiamarlo mondo o mercato, quello che conta, per me, è la varietà e la scoperta. Amo imbattermi in testi assolutamente gloriosi pubblicati magari da piccole case editrici, adoro ricercare libri che non si vedono in giro e dare luce alla storia, leggendola e parlandone. Per questo credo che l’editoria debba guardare con maggiore fiducia ai nuovi “narratori di libri”, per dare spazio anche alla dimensione romantica della lettura. Perché per la pura pubblicità si affidano già a professionisti del settore, ma per raccontare le sensazioni che una storia, un libro, suscita, per quello c’è ancora bisogno dell’animo di un lettore appassionato.
Questi incontri con i blogger sono sempre troppo brevi e noi dobbiamo salutare e lasciar andare Ramona.
Grazie, a voi di TSD, e ai lettori: Se vi va, potrete seguirmi e conoscere cosa ne penso sui libri sui miei canali social:
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