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Review Party “Waterloo. I cento giorni leggendari” – Matteo Bruno

Trama Isola d’Elba, febbraio 1815. Il giovane Giacomo Boschi, scudiero di Napoleone, idealista, profondo ammiratore dell’imperatore e cavallerizzo esperto, riceve una grossa delusione d’amore quando Elisa Mancini, la ragazza di cui da anni è segretamente innamorato, si sposa con un ufficiale britannico. La fuga di Napoleone dall’Elba per riconquistare il potere diventa per lui l’occasione di liberarsi dai tormenti. Seguirà il grande condottiero in Francia per la sua ultima impresa, vivendo cento giorni entusiasmanti, con indosso la divisa da corazziere e con un nuovo amore nel cuore. Nel frattempo Elisa è con il marito a Bruxelles, dove gli eserciti alleati si stanno radunando per affrontare la battaglia decisiva a Waterloo. Sui fronti opposti si giocano i destini di Giacomo ed Elisa: riuscirà la battaglia del secolo a spezzare un legame così profondo? Recensione a cura di Roberto Orsi Una delle battaglie più importanti della storia, di quelle che si studiano a scuola e non si dimenticano più. L’associazione mentale immediata quando si legge o si sente la parola Waterloo è sicuramente Napoleone Bonaparte. La fine di Napoleone Bonaparte. La battaglia che chiude un’epoca e ne apre un’altra. La fine e un nuovo inizio, per l’intero continente Europeo. Uno di quei crocevia che avrebbero potuto cambiare la storia mondiale se l’esito fosse stato opposto. Matteo Bruno ci racconta in modo dettagliato e preciso, le vicende degli ultimi “leggendari cento giorni” di potere del grande condottiero corso, dalla fuga dall’Isola d’Elba dove era costretto al suo primo esilio, al ritorno in patria acclamato dal popolo e la partenza per il confine del Belgio. I nemici sono gli eserciti della VII coalizione, formata da Inghilterra, Austria, Prussia e Russia. Il Duca di Wellington e il feldmaresciallo Von Blücher i due antagonisti principali. Nel blog tour, che concludiamo oggi con questo review party che coinvolge tutti i blog partecipanti, abbiamo ampiamente trattato il contesto storico in cui si cala perfettamente questo romanzo. Le fasi del conflitto sono ben note agli appassionati di storia, così come l’esito finale. Non mi soffermo quindi sull’aspetto storiografico della vicenda, ma vorrei rinforzare l’idea di come l’autore ci offra un romanzo storico tout court, molto affidabile, realistico, veritiero. Le tecniche di guerra, le strategie adottate dai comandanti in campo, le armi a disposizione degli eserciti, i movimenti nelle campagne circostanti la cittadina di Waterloo, gli accampamenti dei soldati: tutto è descritto con grande cognizione di causa, come un cronista imparziale. I continui passaggi del racconto da una fazione all’altra non disturbano la lettura, anzi ne accrescono il ritmo e l’intensità. Il cronista però rimane imparziale, ecco una delle caratteristiche che mi hanno stupito della scrittura di Matteo Bruno: più volte durante la lettura mi sono trovato a chiedermi “Ma per chi dovrei fare il tifo? Dov’è la distinzione tra buoni e cattivi?”. Semplicemente questa distinzione non c’è, non esiste una fazione più buona dell’altra. Da una parte un condottiero come Napoleone, al tramonto della sua carriera politica, che cerca di rifilare una nuova stoccata a quel continente che ha riunito sotto di sé prima della sanguinosa campagna di Russia. Dall’altra, una coalizione di stati che vedono in Napoleone un pericolo, non tanto per ciò che è ma per ciò che rappresenta: quegli ideali di illuminismo, che dovevano i natali alla Rivoluzione Francese di qualche anno prima di cui il regno di Bonaparte era la naturale conseguenza. E allora, accantonando per un momento la macro-battaglia, ci ritroviamo a parlare della storia di soldati semplici, di gente comune come milioni e milioni nel lungo corso della Storia hanno calcato le scene più cruente e sanguinolente.
Era la prima volta che Boschi assisteva allo spettacolo di una battaglia. Mille volte gli era stato raccontato e descritto, ma le parole non potevano rendere la magnificenza di un attacco delle aquile, i rumori dei passi e dei tamburi, i suoni del combattimento, le sensazioni di quella vista grandiosa che trasmetteva forza e possanza.
Giacomo Boschi, elbano che ha vissuto il periodo di Napoleone sull’isola, decide di partire con il condottiero corso al momento del suo rientro in Francia e arruolarsi tra i corazzieri della cavalleria. La delusione d’amore che lo ha visto protagonista nei confronti di Elisa Mancini, sua amica fin dalla tenera età, convolata a nozze con l’ufficiale britannico James Spencer. L’amore non corrisposto porta Giacomo a cambiare vita, ad arruolarsi nell’ultimo esercito di Napoleone e prendere parte alla battaglia di Waterloo dove, paradossalmente si troverà a fronteggiare proprio l’uomo che gli ha strappato l’amore di una vita.
Camminavano ormai vicino al luogo in cui il 69° aveva perduto la bandiera. C’erano soldati morti o agonizzanti dappertutto e Spencer s’accorse con orrore di avere gli stivali appena lucidati striati di sangue.
Il sangue scorre fluido tra le pagine di questo romanzo fatto di battaglia, di polvere da sparo, di trincea e combattimenti corpo a corpo. Le esplosioni dell’artiglieria e i colpi dei moschetti in dotazione alla fanteria sono la colonna sonora di sottofondo a questa lettura. Le immagini disegnate da Matteo Bruno sono forti e crude come in ogni racconto di battaglia che si rispetti. Sono vivide le ansie dei protagonisti, la consapevolezza di poter vivere unicamente il momento, quel momento presente che potrebbe non diventare mai futuro. Una palla di cannone che ti sfiora a 10 cm è lo spartiacque tra la vita e la morte, in bilico sulla corda del destino. Il destino che lega Giacomo ed Elisa, su due fronti opposti ma legati da un affetto e un’amicizia profondi, messi a dura prova dal conflitto in cui si trovano coinvolti.   Copertina flessibile: 373 pagine Editore: Bookroad (21 marzo 2019) Lingua: Italiano ISBN-10: 8833220044 ISBN-13: 978-8833220048 Link d’acquisto volume cartaceo: Waterloo. I cento giorni leggendari.  Link d’acquisto e-book: Waterloo. I cento giorni leggendari.  
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