recensioni

Il nemico che gioca con i nomi – Paolo Negro

 

Trama

John è un trentasettenne di origini italiane che lavora presso l’ambasciata italiana di Washington. Appare all’inizio del romanzo comodamente sdraiato sull’amaca posta nel patio della sua casa sul lago nel Maryland,  intento a contare i pescatori fermi lungo le rive. La suoneria del suo telefonino, l’inno alla gioia, segna l’inizio della vicenda che lo vedrà protagonista. Non è  un investigatore ma si troverà alle prese con un vero giallo.  Al telefono un funzionario dell’ambasciata gli assegna il compito di rimpatriare la salma di un impresario italiano morto dopo essersi buttato giù da un grattacielo di New York

         “Una faccenda semplice “

La definizione data dal funzionario dell’ambasciata viene presto rivalutata a seguito dell’arrivo via pc della documentazione relativa al “suicida”. Un’insolita, quanto anomala “coincidenza” fa sorgere in John dubbi e domande alle quali darà ulteriore spessore e consistenza l’avvocato Natalie

       “Un alito di vento che mi scompiglia divinamente le lenzuola “

La bella e giovane donna appare portando con sé l’inconfondibile profumo Chanel sensuelle  e il suo look sgargiante, provocando lo spirito dissacrante del suo John che lei stessa definisce

       “ un bastard inside

Le sue capacità d’avvocato rampante chiariscono il pericolo cui incorre il giovane che prende coscienza sul Boeing che lo porterà in Italia con la salma, d’essere

     “Un sacrificabile”

il nemico che gioca 2 La vicenda prende corpo e si arricchisce di luoghi:  Rosazza.

il nemico che gioca 3

Si arricchisce di simboli che rimandano ai Massoni, ai Rosacroce, ad Iside  e all’antico Egitto e alla misteriosa storia di Rosazza con la sua Chiesa disseminata di simboli avulsi al cattolicesimo come il dipinto della battaglia di Lepanto e la sua volta stellata.

Giunto a Rosazza con il feretro di Francesco Allevi ,John incontra Lidia ,l’unica parente e la donna che lo aiuta ad inoltrarsi fra i tanti misteri che legano gli Allevi al “nemico “. Dall’altra parte dell’oceano Natalie si ritrova coinvolta in un triplice omicidio “musicale” .  il nemico che gioca 4 Lo spartito di Guido d’Arezzo , inno a San Giovanni“, è la chiave per risolvere parte dell’intricato mistero. Non sarà l’unico delitto di questo thriller che si svolge fra Italia e Usa, che coinvolgerà non solo John, Lidia e Natalie ma le forze dell’ordine italiane e gli investigatori americani. I colpi di scena non mancheranno e il pathos sarà protagonista.   “Il mondo è  pieno di cose ovvie che nessuno si prende la cura di osservare” – cit. Arthur Conan  Doyle  Questo romanzo vi spingerà ad osservare i segni e a dal loro un senso.  Recensione a cura di Maria Pina Chessa Le prime pagine di questo romanzo mi sono servite per apprezzarne il linguaggio. Paolo Negro non gioca con i nomi, bensì con le parole e lo fa con padronanza e sapienza senza mai incorrere nell’errore di strafare. Utilizza le parole per giocare anche con il racconto e dimostra d’essere bravo a muovere sullo scacchiere della trama, personaggi, luoghi e simboli . Introduce nel racconto delle similitudini originali e “fresche” che mi hanno introdotta nel romanzo con piacere e facilità. È  riuscito a catturare e non far scemare la mia attenzione, permettendomi di visualizzare i personaggi e il loro campo d’azione senza annoiarmi con descrizioni infinite e stucchevoli . La trama è  articolata e complessa ma non incomprensibile. Attraverso numerosi flashback storici mi ha condotta in un tempo dove verosimilmente ha avuto origine “il nemico” che ha agito ed agisce sotto i nostri occhi velati, da una persistente miopia. Mi ha mostrato un nemico che non ha volto ma tentacoli ovunque, che ha migliaia di nomi propri sapientemente occultati dentro nomi collettivi. Sigle e nomi che ho letto sui giornali o sentito citare nei telegiornali. Mi ha condotta in un dedalo intricato tappezzato di immagini ,simboli antichi , dove ho ascoltato suoni e musiche e incontrato personaggi che spesso mi hanno portato a seguire false piste. Ho intravisto le controfigure del Minotauro che astutamente cambia pelle e nascondiglio per non essere scovato. Paolo Negro non è Dedalo ( il costruttore del celebre labirinto di Cnosso)  ma bensì un novello Teseo al pari di John e di ogni lettore che segue un filo per indagare e trovare la via per trovare il Minotauro ,sconfiggerlo ed uscire dal labirinto. Ma in questa storia Teseo non uscirà dal labirinto come accade anche all’umanità. Ho scelto la metafora del labirinto, ma voglio chiarire che non vi condurrà a Cnosso ,questo romanzo. La utilizzo  perché rappresenta il percorso seguito dall’uomo per raggiungere la conoscenza; il Minotauro simboleggia la parte bestiale della mente umana: Il male. Esso è presente, aleggia e incombe in tutto il romanzo e lo si avverte in tutti i misteri in cui il lettore s’imbatte. I primi capitoli che ci fanno conoscere John: un uomo piacente e  caratterizzato da uno spirito dissacrante; Natalie: arguta quanto gelosa avvocato rampante (i due sono  legati da una relazione indefinibile);  Lidia: la parente superstite della famiglia Allevi da cui ha origine il giallo. In seguito il  thriller entra nel vivo con un ritmo a tratti incalzante. Gli ingredienti sono quelli giusti e ben dosati per dare alla storia l’impronta del thriller dai connotati complottisti. Mi sono chiesta cosa abbia scatenato l’ispirazione dell’autore e nutro il sospetto che l’origine sia Rosazza. Leggendo ho perfettamente visualizzato John intento ad osservare i misteriosi simboli disseminati per il paese ma ho avvertito che chi ha scritto ha indagato a fondo quei luoghi. Un capitolo del libro, in particolare,  mi ha appassionato e sorpresa, è  quello intessuto attorno allo spartito di Guido d’Arezzo. Dai dialoghi fino ad arrivare al delitto è  tutto giocato con le note “sul filo del pentagramma“ in modo ineccepibile. Giunta alla fine del romanzo,  quando molti misteri sono svelati, ho avvertito la sensazione che si riuscirà a risalire ad  alcuni nomi di questo “nemico” ma si è lontanissimi dal conoscere il nome primitivo . il nemico che gioca 5 La rosa primigenia esiste solo nel nome, possediamo soltanto nomi nudi. Il nemico è  come la rosa, rimarrà un mistero irraggiungibile nonostante sia fra noi. Ho in mano una matassa aggrovigliata ma ho il desiderio di continuare a percorre il dedalo con uno sguardo differente. È tempo d’osservare per capire e proseguire perché il labirinto non è altro che la realtà. Vi consiglio questo libro per la piacevolezza e la sapienza della scrittura e soprattutto perché troverete che il vero e il verosimile sono più strabilianti della fantasia!!
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