Narrativa recensioni

Resto qui – Marco Balzano

Recensione a cura di Luigia Amico

Marco Balzano, autore milanese, nel suo libro “Resto qui” racconta la storia di un paese, di una popolazione, narra una storia di resistenza, di resilienza, di dolore, di attaccamento alle proprie origini, semplicemente narra la storia di Curon.

Fin dai primi capitoli si ha la consapevolezza che il viaggio intrapreso sarà carico di emozioni, di rabbia e di sconforto, di sentimenti contrastanti, le pagine scorrono con avidità sotto gli occhi del lettore che si ritroverà a gioire e a soffrire con i protagonisti. La potenza del romanzo è nelle parole dirette, semplici ma che lasciano il segno nella mente e nell’anima di legge.

La voce narrante è quella di Trina, una donna che nella sua semplicità riesce a trovare la forza e il coraggio di combattere la sua guerra quotidiana e la guerra degli altri perché di lì a poco lo scoppio del secondo conflitto mondiale lascerà un segno indelebile. Trina vorrebbe vivere non sopravvivere e decide di soffocare il dolore per la perdita della figlia raccontandole la sua vita, le sue paure che vanno ad intrecciarsi con il vissuto di Curon e dei suoi abitanti. È solo una ragazza quando Trina, maestra clandestina, si innamora di Erich suo futuro marito e non sa ancora che la sua vita sarà messa a dura prova in molteplici occasioni.  Sono passaggi corali, strazianti, il dolore di un genitore che vorrebbe riabbracciare il proprio figlio è qualcosa di innaturale, logorante che attanaglia le viscere e mentre Trina cerca di urlare il suo zavorrante dolore, Erich si chiude in uno spettrale silenzio come se quella figlia non fosse mai esistita.

Non meriti di sapere quanto abbiamo gridato il tuo nome. Quante volte ci siamo illusi di essere sulla strada giusta. È una storia che non ha ragione di riaccadere nelle parole. Ti racconterò invece della vita di noi, del nostro essere sopravvissuti. Ti dirò di quello che è successo qui a Curon. Nel paese che non c’è più.”

Dopo 70 anni riemerge dalle acque il paese di Curon: le foto

La guerra arriva a spazzare via come un colpo di scopa speranze e tranquillità e Curon non è immune da tutto ciò; gli occhi di Erich hanno già visto cosa succede in trincea e non vuole assolutamente ripetere l’atroce l’esperienza, la soluzione sembra essere una e Trina con determinazione e coraggio appoggerà il marito nella sua decisione.

Ho sparato, non so quanti uomini ho ucciso. Non più altri, ma un numero sufficiente per guadagnarmi l’inferno. Che sia vivo tutto sommato è un’ingiustizia.”

Saranno mesi difficili, di sofferenza, di privazioni e quando tutto sembra stia per rinascere un nuovo nemico minaccia la cittadina: il potere e l’arroganza politica. Si decide di costruire proprio lì una diga che seppellirà il paese e con esso tutte le speranze di una vita migliore; si proverà ad opporsi, ad ostacolare il progetto, ma ad oggi quel campanile che spunta tra le acque del lago artificiale ci dimostra e ci ricorda che ancora una volta l’avidità e l’egoismo hanno avuto la meglio. L’acqua ha coperto tutto, case, allevamenti, campi coltivati, le radici di una vita di sacrifici fatta di piccole e semplici cose; vorresti essere lì ad abbracciare ognuno di loro, combattere la loro guerra personale, abbattere quel muro di indifferenza e di individualismo che hanno distrutto un’intera cittadina.

“Le campane suonavano in lontananza e, chissà, forse quando rintoccano per l’ultima volta fanno un suono diverso, perché quella mattina mi sembrava che intonassero una musica in cui ripercorrevo la mia vita a Curon…”

Sospettavo che sarebbe stata una lettura profonda e per certi versi non facile, ma non mi aspettavo tanto trasporto; tutti i personaggi che Marco Balzano ci presenta difficilmente potranno essere cancellati dalla memoria di chi ne legge la vita, sono frutto della fantasia dell’autore che con maestria è riuscito a delineare in modo dettagliato marcando con spiccata sensibilità i tratti introspettivi e psicologici.

Forse l’unico modo di continuare a vivere è farsi altro, non rassegnarsi a stare fermi.”

Editore ‏ : ‎ Einaudi (25 febbraio 2020)

Lingua ‏ : ‎ Italiano

Copertina flessibile ‏ : ‎ 192 pagine

ISBN-10 ‏ : ‎ 8806243691

ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8806243692

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Trama

L’acqua ha sommerso ogni cosa: solo la punta del campanile emerge dal lago. Sul fondale si trovano i resti del paese di Curon. Siamo in Sudtirolo, terra di confini e di lacerazioni: un posto in cui nemmeno la lingua materna è qualcosa che ti appartiene fino in fondo. Quando Mussolini mette al bando il tedesco e perfino i nomi sulle lapidi vengono cambiati, allora, per non perdere la propria identità, non resta che provare a raccontare. Trina è una giovane madre che alla ferita della collettività somma la propria: invoca di continuo il nome della figlia, scomparsa senza lasciare traccia. Da allora non ha mai smesso di aspettarla, di scriverle, nella speranza che le parole gliela possano restituire. Finché la guerra viene a bussare alla porta di casa, e Trina segue il marito disertore sulle montagne, dove entrambi imparano a convivere con la morte. Poi il lungo dopoguerra, che non porta nessuna pace. E così, mentre il lettore segue la storia di questa famiglia e vorrebbe tendere la mano a Trina, all’improvviso si ritrova precipitato a osservare, un giorno dopo l’altro, la costruzione della diga che inonderà le case e le strade, i dolori e le illusioni, la ribellione e la solitudine.

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