Autori Interviste TSD

Le interviste di TSD – Ugo Nasi

Il salotto di TSD riapre dopo qualche giornata di riposo per accogliere gli scrittori di libri storici che vogliamo farvi conoscere meglio. Oggi è venuto a trovarci Ugo Nasi!
Benvenuto, Ugo, mentre ti accomodi vado a presentarti ai nostri lettori.

Avvocato di Milano, si è trasferito da un paio di anni in Toscana, dove oramai vive stabilmente. Appassionato di storia medievale e di Thriller Storici, ha pubblicato nel 2016 il suo romanzo d’esordio LE PAGINE PERDUTE con la Casa Editrice Kairòs. Il racconto parla del mistero legato al Manoscritto Voynich e all’inquietante leggenda “Dei tre Vivi e dei Tre Morti”.
Nel 2017 il suo secondo romanzo storico in chiave thriller, Arcana rubris, che ha riscosso un notevole successo e che racconta dell’enigma legato al famoso dipinto medievale “i Coniugi Arnolfini” di Jan Van Eijck, e di un quadro gemello considerato maledetto.
Nel 2019 pubblica, sempre come autore indipendente, il terzo Thriller Storico, dal titolo L’ULTIMO AFFRESCO, che narra del mistero legato all’iscrizione latina del famoso Quadrato del SATOR e delle vicende che si intrecciano con l’enigmatica vicenda della principessa longobarda Gundemberga, figlia della regina Teodolinda, e dalla vita misteriosa, anche per gli storici moderni.
Questi tre romanzi compongo la Trilogia del Mistero.
Gli untori della luce nera, pubblicato nel marzo del 2020, è il suo quarto Thriller Storico.
Inoltre ha realizzato un Canale YouTube tematico che si occupa di “Corti” Storici legati a fatti noti e meno noti dell’epoca medievale. Tra questi video si segnalano “Francesco – L’eresia e la normalizzazione”, “Brunechilde e Fredegonda – Le due regine di Sangue”, “Guglielma di Boemia – una santa o una strega?”, “Caterina Sforza una tigre guerriera” e “La Maledizione dei Templari.

Partiamo dal principio. Si dice che uno scrittore debba essere innanzitutto un lettore. Tu che lettore sei?
Da questo punto di vista sono un lettore “onnivoro” in senso letterario. Sì insomma, leggo di tutto. Diciamo che comunque, alla saggistica preferisco la narrativa. Se vuoi ti indico alcuni libri che mi hanno colpito particolarmente: A costo di apparire antiquato ma… “I Promessi Sposi” – che in assoluto è uno dei primi Thriller Storici della letteratura – tutta la vita!
Non solo il racconto in sé, ma soprattutto la tecnica di scrittura di Alessandro Manzoni. Il modo di buttar sulla carta sensazioni, sentimenti, spiritualità così difficili da tradurre in parole scritte, ma che lui – maledetto brianzolo – è riuscito a risolvere con una semplicità disarmante.
Un romanzo che a mio modo di vedere è un’opera “aulica”. E pensare che quando lo studiavo a scuola… va bè ma questa è un’altra storia.
Venendo però ai nostri tempi: “Open” di André Agassi, “I Cigni di Leonardo” di Karen Essex, “Io e te” di Niccolò Ammaniti, “I dodici abati di Challant” di Claudia Mancinelli. Tutti – ma dico tutti – i romanzi di John Grisham e poi ancora, “La biblioteca dei morti” di Glenn Cooper, “Il codice Da Vinci” di Dan Brow, “Io uccido” di Giorgio Faletti, “La Papessa Giovanna” di Donna Woolfolk Cross e… potrei elencartene almeno altri cento, ma temo che mi accompagneresti cortesemente alla porta, per cui termino qui.

Hai sempre amato la storia fin da piccolo o è una scoperta successiva?
Certo che no. La storia che ci insegnano a scuola a mio parere è arida, inconcludente, infarcita di sterile nozionismo. Solo da pochi anni ho cominciato ad appassionarmi di storia. Se te la devo dire tutta, essenzialmente da quando ho cominciato ad innamorarmi delle città d’arte. Vuoi un aneddoto? Eccotelo. Un giorno assolato di luglio di diversi anni fa mi trovo a Spoleto con mia moglie e mia figlia (piccolina) e vedo la basilica (quella per intenderci dove girano la fiction di don Matteo). Entro, e incontro una scolaresca liceale accompagnata da una prof che è intenta a spiegare la storia di quella chiesa. Mi soffermo ad ammirare le sculture e gli arazzi, senza conoscerne la storia, quando vengo incuriosito (forse sarebbe meglio dire “rapito”) da ciò che l’insegnante sta spiegando ai suoi studenti. Parla di Francesco. Ma lo fa raccontando di come era quell’uomo nella vita di ogni giorno. E delle sue passioni, persino dei suoi moti d’ira e del suo carattere forte. Poi, lei invita i liceali a seguirla in una abside laterale. Tu cosa avresti fatto? Ecco io ho fatto lo stesso… in modo un po’ circospetto e con il naso all’insù – simulando un interesse per l’architettura della chiesa che in realtà non avevo – mi sono avvicinato anch’io. Per ascoltare quello che stava spiegando ai suoi studenti, capisci? E così ho appreso che negli ultimi anni della sua vita, Francesco aveva persino ordinato a Fra Leone (uno dei suoi amici confratelli più vicini) di non lasciarlo, arrivando a minacciarlo (non in forma violenta ma… con molta autorità) di tornare nel suo Convento. Ecco, quella professoressa mi ha fatto innamorare della Storia. E credo che lei sia uno di quegli esempi di come dovrebbero essere i nostri docenti. Se per caso dovesse leggere questa intervista… sappia che le mando un grazie di cuore!

Partiamo dal tuo ultimo libro che ho avuto il piacere di leggere recentemente: “Gli untori della Luce Nera”. Un thriller storico che ruota attorno al mistero di una pergamena antica, del XIII Secolo, scritta dal cavaliere templare Bastienne D’Arnaud nella quale racconta della sua esperienza nell’Ordine e non solo. Come nasce l’idea di questo nuovo libro?
Ti confesso che l’idea mi è venuta a seguito di una mia avversione pregiudizievole proprio sulla storia dei Templari. Sembra un paradosso ma è così. A causa del cliché un po’ trito delle trame sempre legate alla ricerca del Graal e alla leggenda che vuole proprio i Templari depositari del calice della vita, ho sempre guardato a loro con molto distacco e forse con un po’ di scetticismo. Un giorno però ho voluto realizzare un video proprio su di loro, raccontandone la storia della loro scomparsa (a proposito invito te e tutti i tuoi lettori ad andare sul mio Canale YouTube per vedere i “corti” storici che realizzo). Per farlo ho dovuto studiare la loro storia e mi sono così accorto che al di là delle leggende misteriche sul Graal (che tanto mi affascinano ma che oramai su di loro sono state rigirate come un calzino) esiste tutto un mondo altrettanto segreto ed enigmatico che avvolge la loro esistenza come Ordine, e la loro veloce scomparsa. E me ne sono appassionato. Da lì ho voluto approfondire un po’ lo studio delle Crociate e quello della loro partecipazione alla guerra Santa. Ho così appreso che tutte le spedizioni furono soltanto dettate dalla mira economica ed affaristica degli Stati che vi parteciparono, o meglio, dai Re e dai Condottieri assetati di potere. Per non parlare della Chiesa. Salvo proprio i Templari, ed altri ordini di cavalieri monastici, che si batterono e morirono perché credevano realmente nelle idee della Cristianità.
Non per nulla Gli untori della luce nera parte proprio dall’assedio di Damietta, in una delle Crociate più fallimentari della Storia, dove un Cardinale come Pelagio Galvani accentrò su di sé tutto il potere, scalzando persino Giovanni di Brienne, per poter placare la sua cupidigia ed il suo interesse.
Se posso permettermi di fare una piccola promozione del mio Canale YouTube anche da questo tuo prestigioso blog, vorrei precisare che proprio lì ho caricato tre video che si occupano direttamente o indirettamente dei Templari. Uno riguarda una santa che venne successivamente condannata (dopo morta) come strega, Guglielma di Boemia, e che in vita fu ospite dell’abbazia di Chiaravalle, fondata da quel Bernardo di Clervaux che fu il redattore della regola dei Cavalieri Templari. L’altro si occupa della Fine dei Templari e della loro Maledizione, mentre il terzo narra la vicenda proprio del Cardinale Pelagio Galvani.
Sono lì… se qualcuno avesse interesse a guardarli – come altri “corti” storici caricati sul mio Canale – mi fa solo piacere.

Nella parte storica del romanzo hai voluto fare un esperimento: l’utilizzo dell’Italiano antichizzato. Ti va di spiegarci questa scelta e le difficoltà che hai riscontrato?
Sono letteralmente innamorato del linguaggio umano e del nostro modo di esprimerci, e nel mio caso, sì insomma per il genere che tratto – quello storico – ritengo di fondamentale importanza che i dialoghi rivestano il più possibile il modo di parlare dell’epoca di cui racconto la storia.
Da lettore di Thriller Storici ritengo (ma questa è la mia opinione sia chiaro) che oltre che la trama, debba intrigare anche la narrazione dei protagonisti, e del loro modo di pensare e di agire, che è un po’ diverso dal nostro. Il reciproco rapporto uomini/ donne, il dominio mentale e materiale della Chiesa e della superstizione, la relazione con la morte, ecco, tutto questo dev’essere narrato con gli stessi strumenti lessicali (e psicologici) del momento storico di cui scriviamo. Senza diventare pesanti e prolissi, intendiamoci, ma cercando di essere il più aderenti possibili all’epoca di riferimento. Una bella palestra di insegnamento può esserci data ad esempio dalle rievocazioni storiche sparse un po’ per tutta la nostra bella penisola. Lì, si parla antico, e lo consiglio a tutti quelli che vogliano imparare come si discuteva seicento e passa anni fa. Per quanto mi riguarda in tutti i miei Thriller Storici utilizzo questa tecnica divertente. Almeno, divertente per me. Che poi tutto sommato non è neppure di difficile apprendimento. Basta un po’ di allenamento e tutti noi “si potrebbe dialogar all’occorrenza con verbo et suono antico”. Pensa che un paio d’anni fa avevo un’amica social con cui, dalle rispettive tastiere, intavolavamo veri e propri dialoghi in rima duecentesca. Questo a mio parere è il bello dei Social. Però tornando a noi, ne Gli untori della luce nera ho utilizzato anche il linguaggio corrente, per gli avvenimenti che si svolgono nell’attualità. E, lo ammetto, il mio maestro indiscusso per il linguaggio attuale è John Grisham. Mi piace il suo lessico forbito ma di periferia americana, il suo modo di scrivere Slang ma come un professore di Yale. Come se tu incontrassi in una via buia e malfamata di San Francisco un “Homeless” che, da dietro un bidone in acciaio della spazzatura, avvolto in una coperta e in compagnia di un bastardino impaurito, ti offrisse un sorso di Whisky dalla bottiglia dove ha appena bevuto lui. E poi si mettesse a discutere con te di Platone, mentre dal bar all’angolo ti arrivano le note di Just for foll dei Rolling Stones. Questo è Grisham.

Nella parte contemporanea hai messo in gioco diverse pedine internazionali tra cui le cellule terroristiche islamiche e i Servizi Segreti Israeliani. Un’avventura adrenalinica con inseguimenti, sparatorie e morti. Hai qualche autore a cui ti ispiri?
Bè, sia Dan Brown che Glenn Cooper nei loro romanzi, utilizzano spesso la trama del complotto di Organizzazioni internazionali che per un verso o per l’altro cercano di ottenere delle informazioni mediante la violenza. Loro sono senz’altro stati i miei Maestri ispiratori. Ciò detto, credo che ne Gli untori della luce nera  la posta in gioco sia così importante che fatico a credere che un gruppo di terroristi, o i servizi segreti di qualche Stato, non venderebbero l’anima al Diavolo per mettere le mani sulla scoperta fatta dall’antico protagonista del romanzo, un Cavaliere Templare dal bell’aspetto qual è Bastienne d’Arnaud.

Anche i precedenti lavori “Le Pagine perdute”, “Arcana Rubris” e “L’ultimo Affresco” sono catalogati nel genere thriller storico, antichi misteri dal passato che ritornano nell’attualità lasciando una scia di morte e violenza. Quanto è difficile essere originali in un genere che da qualche anno ormai spopola in libreria?
Poco e tanto nello stesso tempo. Mi spiego. L’Italia è in assoluto il paese con la più alta concentrazione di opere d’arte, ma anche di vestigia storiche. Per cui è maledettamente facile trovare misteri antichi e fatti enigmatici ed inquietanti ancora irrisolti, o risolti solo a metà. Con spiegazioni che spesso non convincono neppure chi le fornisce. E giungiamo così ai miei Thriller Storici precedenti: Le pagine perdute, Arcana rubris e L’ultimo affresco. Mi è bastato andare a spulciare un po’ su internet (guarda quanto è banale la costruzione di una storia!) per venire a conoscenza di un tomo medievale intraducibile e la cui soluzione resta nei sogni inconfessati di tanti storici, qual’é Il manoscritto Voinych. Oppure di un dipinto che a detta di tutti gli esperti nasconde delle allegorie segrete ed inquietanti, come il dipinto “I Coniugi Arnolfini” di Van Eijck. O ancora il misterioso quadrato del SATOR (che puoi trovare a Siena, Campiglia Marittima, Aosta o Pompei) con il suo palindromo enigmatico che ha suscitato tante discussioni e polemiche tra gli archeologi di tutto il mondo, e che non si sa bene se sia di derivazione romana o Templare. Ebbene, di questi misteri io ne ho costruito altrettanti romanzi. Diciamo che il problema nasce successivamente, quando dal fatto/mistero storico reale, devi cominciare a fare ricerca e poi ad intessere una trama che stia tra il fantastico ed il reale ma che stia in piedi. C’è una bella definizione di James Rollins che interpreta plasticamente questo concetto e che dice che scrivere un Thriller Storico sia come mettere le mani su di un arazzo antico per restaurare le parti mancanti con il proprio estro e la propria immaginazione. Probabilmente l’antico tessitore aveva disegnato sul tessuto un disegno diverso, ma hai visto mai che la fantasia dello scrittore superi quella della Storia e lo scrittore s’inventi una trama altrettanto intrigante? Pensa che proprio ieri una lettrice de Gli untori della luce nera mi ha scritto dicendomi: “Ho letto questa notizia sensazionale ed ho pensato subito a te” e mi ha linkato l’articolo di un giornale dove si spiega di una scoperta fatta non più tardi di giugno da alcuni ricercatori in merito all’energia che potrebbe essere sprigionata dall’ombra. Bè ecco… La Luce Nera, questa cosa misteriosa oggetto del mio Thriller Storico, è anche questo, accidenti! Hai visto mai allora che una volta tanto la fantasia letteraria abbia anticipato la Scienza?

Quale dei quattro libri consiglieresti a un lettore che vuole approcciarsi per la prima volta con la tua scrittura?
Direi che dipende. Se chi non mi conosce vuole affrontare una “Trilogia del Mistero” al centro della quale c’è un’unica protagonista sarebbe consigliabile partire con Le pagine perdute per poi – se si appassiona alle storie che racconto – procedere con Arcana rubris e infine con L’ultimo affresco. Romanzi, ci tengo a sottolinearlo, che sono però assolutamente indipendenti tra loro e che hanno appunto in comune solo la protagonista, per cui possono essere letti anche in una sequenza diversa. Se invece chi non mi conosce vuole leggere una trama con nuovi protagonisti, e che racconta di un Templare un po’ sui generis e che fa una scoperta sconvolgente, allora consiglio di iniziare da Gli untori della luce nera.

Ti va di dirci a quale progetto stai lavorando adesso?
Lo dico solo a te, ma mi raccomando… che rimanga tra noi. Sì insomma, un nostro piccolo segreto. Durante il lock down, che cosa poteva fare uno scrittore? Ecco, vedo che hai capito. Nei tre mesi di quarantena obbligata, quando non si poteva uscire fuori di casa inchiodati come carcerati nelle proprie abitazioni, ho cominciato a scrivere nuovamente, anche se un po’ per gioco, visto che ero reduce dall’ultimazione de Gli untori della luce nera e dalla sua centesima rilettura che mi aveva letteralmente esaurito. Per farla breve, ho messo giù i primi capitoli di un Legal Thriller con una trama “stuzzicante”, anche per uscire un momento dal genere “storico” a cui sono legato. E la cosa avrebbe dovuto proseguire “placidamente” su quei binari se non che, spulciando internet per una ricerca finalizzata a questo progetto, mi sono imbattuto in un fatto medievale, insomma una notizia storica piccola, ma che più piccola non poteva essere, tanto da essere trattata di sfuggita e con sufficienza solo da pochi siti web. Ma accidenti… per me era una cosa sensazionale perché (giuro) calzava perfettamente non solo con il titolo ma anche con la trama del romanzo in costruzione, e che si ricollegava, come se dall’alto qualcuno mi avesse voluto condurre lì, ad Arcana rubris, che come sai parla di un quadro “maledetto” del pittore medievale Jan Van Eijck.
E allora mi sono detto… “Ok bello mio, la ricreazione è finita! Ora si rinizia sul serio!”.
Morale: Il mio prossimo romanzo avrebbe dovuto essere secondo i miei intendimenti originari un Legal, ma ora ho il fondato sospetto che lo sarà solo per metà, perché qualcosa mi dice che il genere risentirà notevolmente anche di quello storico. E quindi ancora una volta i miei lettori saranno coinvolti in un bel mistero medievale.
Ma poi, anche se in sordina, ho un progetto ulteriore, che covo da molto tempo, legato ad un personaggio femminile drammatico della fine del trecento. Di quella storia ho scritto i primi quattro capitoli, poi però mi sono fermato perché ho necessità di un punto di vista femminile che riesca ad immedesimarsi in quella donna che era anche madre che poi sarebbe la protagonista di questo romanzo. Da uomo non sono sicuro di rappresentare appieno le giuste “sensazioni” ed i sentimenti che probabilmente provò quella sventurata durante la sua giovane esistenza, e prima della sua morte. Per cui, visto che difficilmente Maria Carla Russo mi contatterà in proposito, colgo l’occasione per lanciare un appello: se nel tuo prestigioso Blog si aggirasse una scrittrice di romanzi storici che avesse interesse ad una partnership letteraria per scrivere a quattro mani questa storia, io sono qui. Parliamone.

Ringraziamo Ugo Nasi per essere stato con noi

Bene, se non hai altre domande, vorrei cogliere l’occasione per farti i miei complimenti per la tua bella Pagina “THRILLER STORICI E DINTORNI” che considero al primo posto indiscusso dei Magazine del settore e ringraziarti di questa intervista. Ovviamente ne approfitto per fare un caro saluto a te ed ai tuoi lettori invitandoli, se lo vorranno, a visitare i mei profili Social, così come a contattarmi se ne avessero piacere. Ne sarei onorato.

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