recensioni Saggistica

Il medico della peste. 1630: il contagio di Torino – Massimo Centini

Trama 1630: l’epidemia di peste arriva a Torino. La popolazione non è preparata, non esistono medicine, la paura dilaga così come i truffatori e i venditori di elisir di guarigione. Un medico, anzi un protomedico, Giovanni Francesco Fiochetto, dimostra però di essere lungimirante e grazie a lui Torino diventa la città che per prima applica regole che faranno scuola, inconcepibili per l’epoca. Recensione a cura di Maria Marques Tra il 1629 e il 1633 in Italia vi furono numerosi focolai di peste, la più famosa fu quella che colpì il ducato di Lombardia, immortalata da Alessandro Manzoni, ne i Promessi sposi, tuttavia il contagio giunse anche in Piemonte, a Torino decimando la popolazione. Il periodo è quello della Guerra dei Trent’anni, quando le armate francesi invasero i territori dell’attuale Piemonte contribuendo alla diffusione del contagio. A questo quadro già devastante, si aggiunga una carestia, che fece confluire nella città di Torino persone dal contado, poveri, mendicanti, che si trovarono a vivere in condizioni igieniche inesistenti e per giunta in promiscuità, favorendo in tal modo il diffondersi del morbo. Già nel 1629 c’erano stati casi di peste sporadici, per cui le autorità iniziarono a prendere le prime misure restrittive per limitarne la diffusione, per poi arrivare nel 1630, all’epidemia vera e propria. La corte, i nobili e i ricchi abbandonarono la città per rifugiarsi nelle case in collina o in provincia, creando così un vuoto amministrativo da parte della classe dirigente che rese più complicato la gestione della emergenza. È in questa situazione che emerse il protomedico Giovanni Francesco Fiochetto, autore del “Trattato della peste, o sia contagio di Torino dell’anno 1630” ed è costui il protagonista de “Il medico della peste” che scelse di rimanere in città a combattere contro il morbo. Fiocchetto studiò a Parigi, alla Sorbona, a conseguì la laurea a Torino dove, trascorso un breve periodo di insegnamento universitario, divenne Archiatra presso la corte e poi protomedico del ducato. Con grande sprezzo del pericolo, esercitò la sua arte, studiando le cause del morbo e cercando di trovare i mezzi con cui contrastarne la propagazione, con i mezzi disponibili dell’epoca e dando, per quanto possibile, un taglio scientifico al trattato. Calandoci nella realtà drammatica vissuta direttamente da Fiochetto, nel suo trattato, questi cerca di fornire un elenco di segni forieri dell’approssimarsi della calamità.
Segni pronostici della peste, alcuni possono essere segni e cause insieme, come se l’anno caldo, e umido, se è piovoso con predominanza de venti australi, inondazioni di fiumi, comete, lampi, fuochi notturni scorrenti
Se questo può far sorridere, si deve ricordare che tutto il Trattato va contestualizzato dal punto di vista di un medico del ‘600, che riunisce una serie di regole indirizzate direttamente ai suoi colleghi illustrando i vari metodi d’indagine dei segni della peste sul corpo umano, ricercando le possibili cause di diffusione, risalendo sino ad Aristotele e a Ippocrate e facendo riferimento ad altri trattati sull’argomento. Fiochetto tuttavia allarga il suo raggio di azione e lo fa includendo anche suggerimenti con cui procedere nel governo della città e dello stato in situazioni così drammatiche, regole di buon senso che s’irradiano dai vertici dello stato, ai gendarmi, ai sindaci, ai medici, all’organizzazione dei lazzaretti, includono anche la previsione e l’organizzazione comunque di approvvigionamenti poiché nessun mestiere è immune dal contagio. Contenere il contagio, creare le condizioni perché comunque la città sia sotto controllo, attivarsi per la salute degli appestati e osservare il progredire e l’evolversi del male:
Comincerà il medico a contemplar la faccia dell’ammalato, la qual fe vede molto mutata dal suo stato naturale, e sia come orrenda e spaventevole, e fe di rossa si fa livida tirante al nero, ed insieme se le mani , i piedi e altre estremità si raffreddano sentendo grande incendio interno, può pronosticar il mal essere mortale.
Tra le terapie suggerite, rileva l’abitudine alla pulizia cosa che non è così scontata anche perché le condizioni igienico sanitarie, degli strati inferiori della società, erano pressoché inesistenti e aprivano ulteriori spazi al contagio in soggetti già debilitati. Inoltre la sporcizia, i furti nelle case degli appestati non erano solo un problema di ordine pubblico ma favorivano la diffusione delle pulci, i vettori della peste. Informazioni, suggerimenti, rimedi medicinali preventivi che fanno sorridere, come quello in cui dopo aver elencato ingredienti e dosi aggiunge
Pesterai ogni cosa grossamente facendone un sacchetto, il quale posto nella parte del cuore, ma che non tocchi la carne e lo metterai sopra la camicia
Pare che detto rimedio fosse stato utilizzato da R.P. Basilio di Padova e dai suoi compagni che infettarono Padova nel 1559 e che avessero svelato il segreto per essere preservati dal morbo poco prima della loro esecuzione. Se l’animo di Fiocchetti è da scienziato, il suo vissuto è da uomo del suo tempo per cui nemmeno lui può esimersi dal narrare degli untori, come il caso di Margherita Torselina, “una figliola semplice e semifatua” che accuso tal Francesco Giugulier, soldato della guardia del duca, di esserne l’effettivo mandante. Il soldato, nonostante fosse già infetto, fu giustiziato. La cosa sorprendente è che Fiochetto crede agli untori, non ne mette neppure in dubbio l’esistenza. Un uomo in bilico tra il mondo moderno e il passato, Fiochetto narra nel suo italiano seicentesco, involuto, arcaico ma comunque comprensibile un dramma vissuto in prima linea. Una città che perde ogni connotato di luogo di civile coabitazione per divenire preda degli sciacalli, dei famigerati untori e di chi approfitta di una situazione di tale portata, mentre gli abitanti muoiono decimati. L’edizione, curata da Massimo Centini, antropologo e insegnate universitario, individua un libro che è di nicchia, ma che può essere una lettura per capire da un punto di vista seppur lontano, cosa accadde in una città come Torino durante la peste e sicuramente per riflettere su cosa significassero nel mondo antico eventi di simile portata. Su tutto l’orrore visto da Fiochetto aleggia però come sempre e fortunatamente, la speranza:
Perché molte volte si vedono nella medicina cose di stupore, e la natura co i rimedi confrortarsi e rinforzarsi contra il male fuor della speranza ed opinione del Medico.
Formato: Formato Kindle Dimensioni file: 738 KB Editore: Yume; 1 edizione (2 maggio 2020) Lingua: Italiano ASIN: B08818QNNH Link di acquisto ebook: Il medico della peste. 1630: il contagio di Torino  
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