Narrativa recensioni

Un soldato sbagliato – Claudio Bedin

Trama 1669, a Trieste, Lorenzo Morpurgo, giovane dissoluto e senza scrupoli, conduce col padre una proficua attività di mercante. “Mercanteggiava su tutto, soprattutto sulle disgrazie altrui”. Ha l’affetto sconfinato della sorellina e di lui è innamorata Maria. Alcuni infausti eventi lo spingono, sul finire della primavera, a recarsi a Capodistria per arruolarsi fra i soldati della Serenissima. Cadere fino a precipitare nell’abisso, arruolarsi per redimersi e cercare un senso ma anche un rifugio. Candia, la capitale dell’isola omonima (l’attuale Creta), da più di vent’anni anni è sotto l’assedio dei turchi. Venezia, che mantiene il possesso del porto della città, aveva affidato il comando delle difese al Capitano Generale da Mar Francesco Morosini. Nella fortezza continuano a giungere rinforzi, in particolare volontari francesi. Il lungo assedio così si protrae. Quasi ogni notte Lorenzo è assalito da un incubo: un bambino e un unicorno correvano su un prato, poi all’orizzonte appariva una barriera, grigia come il cielo con due alte e oscure figure ai lati. Teme di addormentarsi per dover affrontare quella paura, e ha paura di svegliarsi con quell’angoscia addosso. Nemmeno in questa sperduta isola riesce a difendersi dal suo incubo. Che ci fa lui, soldato a Candia? Recensione a cura di Chiara Guidarini Una lettura scorrevole e interessante è quella di “Un soldato sbagliato” di Claudio Bedin, veneziano d’origine e triestino d’adozione. Le seicentesche Venezia e Trieste si svelano nelle sue pagine, la prima in chiave più battagliera e ardimentosa, la seconda nelle sue molteplici sfumature giornaliere. Il libro si può benissimo dividere in due parti: la parte di “ieri” e la parte di “oggi”. Oggi, Lorenzo è arruolato tra le fila dei soldati della Serenissima e, tra uno scontro e l’altro, rivive gli eventi di “ieri” portando il lettore con sé nella narrazione. Ecco dunque che ci troviamo in una Trieste a volte lussureggiante e a volte povera, tra banchi di mercanti, commerci di pesce o di vino, affari più o meno loschi e ingarbugliati. Il giovane Lorenzo è un tipo in gamba, ma piuttosto licenzioso. A seguito di un litigio motivato col padre, se ne va di casa portando con sé la sorella Teresa e la domestica Maddalena, iniziando una vita meno agiata, cercando dapprima di elemosinare i crediti dell’attività che aveva col padre, poi cercando un modo alternativo di mercanteggio attraverso attività pescherecce. Attratto dalla bella Maria, che gli si concede ogni qual volta ne abbia occasione, il mondo è visto attraverso gli occhi di Lorenzo: dalle strade di Trieste alla guerra, dagli ostelli rumorosi al suono dei cannoni.
Ne era perseguitato ogni volta che riusciva ad addormentarsi. I particolari gli apparivano sempre più nitidi: il prete poteva dire quel che voleva, ma quell’animale era proprio un unicorno, con criniera e zoccoli d’oro dai quali sprizzavano luccicanti monete.
L’equilibrio si rompe in maniera tortuosa: la vita di Lorenzo, già tormentata da un incubo ricorrente e dalla situazione famigliare, cambia ulteriormente grazie a una svolta di Maria; ecco che le pedine si mettono nuovamente in gioco e il lettore è nuovamente avvinto e inchiodato alla lettura. Candia è la capitale dell’attuale isola di Creta, all’epoca sotto il dominio veneziano e invasa dagli ottomani. Sarà per amore, per disperazione, per motivi che la mente umana solo conosce, che Lorenzo si arruola, divenendo un soldato, “sbagliato” ma non troppo. La scrittura è semplice e fluida, arriva a tutti gli animi senza distinzione di età. Potrebbe benissimo adattarsi a qualsiasi tipo di pubblico, perché rivela il quadro di un’epoca nella sua interezza, capace di mutare di momento in momento. Descrizioni ben accurate fanno da sfondo a personaggi ben caratterizzati e forti nel loro ruolo; ecco che non esiste il “buono” e il “cattivo” ma esistono persone vere, con pregi e difetti, in una narrazione a tratti molto introspettiva. Lorenzo appare come un giovane scriteriato, ma è comunque capace di scelte drastiche per il bene della sorella; speranze e delusioni si alternano in un crescendo di phatos narrativo che porteranno a conoscere meglio questo soldato sbagliato.
Domenico inspirò forte. “Sai? Non mi impressionano più i morti, perché sono come dei recipienti usati e buttati via. Chi, come il prete, ci crede davvero, può dire che hanno trovato la loro pace. Mi sconvolgono di più i vivi, che hanno questo terribile vuoto negli occhi che li fa vivere abbracciati alla morte.” I morti come bottiglie vuote. Quanti ne aveva visti col cranio sfondato o con le viscere fuori del corpo. Altri perdere le estremità, sotto le esplosioni o i colpi delle spade. Stava in quel posto da pochi mesi ma aveva capito com’era fatto l’inferno.
 Frutto di un’accurata ricerca storica è la ricostruzione relativa agli assedi; io qui ho solo la capacità di dire che se non mi piacciono i romanzi di guerra, Bedin riesce a inchiodare alla lettura, in ogni parte del suo libro, svelando una pagina storica che altrimenti potrebbe rimanere nascosta tra le pieghe del tempo, e imbrigliata tra le poche righe dei libri di scuola. Copertina flessibile Editore: Digipress Book (1 gennaio 2017) Lingua: Italiano ISBN-10: 8894242234 ISBN-13: 978-8894242232 Sia il formato cartaceo che quello elettronico si possono reperire contattando l’autore al seguente indirizzo: ilmercantedeisogni2002@yahoo.it  
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