Narrativa recensioni

Il guaritore di maiali – Lorenzo Beccati

Trama Chi è l’Artiglio del diavolo? Nei carruggi si parla di lui sottovoce, con orrore. Quando cala la notte le donne tremano al pensiero di incontrarlo e fare la stessa fine delle altre disgraziate che sono cadute sotto la sua bestiale ferocia. Tutta la città lo cerca. E quale presenza diabolica si aggira tra i carmelitani scalzi di Sant’Anna e profana la casa di Dio sgozzando i preziosi maiali del convento e incidendo una croce sui loro corpi? È come se il Cielo avesse scagliato contro i genovesi due pesti allo stesso tempo, ma il guaritore di maiali, che ama le bestie più degli uomini, è convinto che il Signore abbia faccende più importanti di cui occuparsi e che si debba invece dubitare delle persone. Di tutti, proprio tutti. Recensione a cura di Roberto Orsi Genova. La “mia” Genova. Quando si tratta di “lei” in un libro, per forza di cose, mi sento come tirato in causa, più che in altre letture. È come leggere di casa tua, di quelle vie che hai percorso migliaia di volte, quei “carruggi” che si inerpicano dal mare, tra palazzi addossati gli uni agli altri, con mille storie da raccontare, con l’eco del mare che rimbalza tra una edicola votiva e le piastrelle unte di una rosticceria. Chissà quanto era diversa alla fine del XVI secolo? Forse non così tanto come potremmo immaginare. I vicoli erano gli stessi, l’odore salmastro che risale dal mare anche. Lorenzo Beccati ci ha abituati a questo scenario, nei suoi racconti rivive la Genova del tempo che fu, ma con una sfumatura inquietante. In questo libro, uno dei suoi primi Thriller storici ormai fuori catalogo ma ancora rintracciabile online e in varie librerie o biblioteche, l’autore ci regala una storia di grande impatto. Vi capita mai di divorare un libro in una sola serata? A me è successo con questo. Pimain è un ex soldato, che ha sempre spiccato tra gli altri per la sua arguzia e capacità di analisi. Ora che è un civile, il suo lavoro è quanto di più strano ci si possa immaginare: il guaritore di maiali.
E’ un uomo dalla pelle ambrata, nel pieno degli anni vigorosi. Fa un lavoro diverso da tutti, che a molti puzza di stegoneria.
Sgraziato nelle forme, con un fisico particolare, Pimain non passa inosservato. I suoi servigi sono molto richiesti a Genova e nei dintorni. Il maiale, come altri animali da allevamento, è una risorsa preziosa per il sostentamento, ed evitare possibili epidemie diventa una priorità. Pimain, inoltre, i maiali non li guarisce solamente: lui ci parla. Comunica con questi animali, che forse stima anche più degli esseri umani. Per questo viene chiamato da Padre Nicola Doria del convento dei carmelitani scalzi di Sant’Anna (segnatevi questo luogo perchè ne leggerete ancora su questo blog), dove un maiale è stato ritrovato sull’altare sgozzato e con una croce incisa sul corpo. Ed è solo il primo di una serie. Quale forza oscura si accanisce contro questi animali? Se dentro il monastero di Sant’Anna il guaritore di maiali deve vedersela con il suo antagonista “assassino di maiali”, nei vicoli di Genova è l’Artiglio a seminare terrore. Alcune ragazze vengono seviziate e uccise in modo atroce e violento: uncinate alla gola e dissanguate.
U’ mâ”, il mare, e “u’ mâ”, il male, da noi si dicono nello stesso modo. Forse io ne sono la ragione.
Il Male e il Maligno. Un’oscura presenza si è abbattuta sulla città, le strade non sono sicure per le giovani donne. Le due indagini scorrono parallele e Pimain si trova coinvolto in entrambe, per fermare prima possibile questa mattanza di umani e animali. Le atmosfere non possono non ricordare il romanzo che più di tutti accende l’immaginario collettivo su questo genere: Il nome della rosa. I maiali sgozzati nel convento non riportano alla mente il monaco di Umberto Eco rinvenuto morto a testa in giù nella giara che contiene il sangue dei suini? E come Guglielmo da Baskerville, così Pimain si muove in un ambiente che con il passare dei giorni diventa ostile nei suoi confronti, osteggiato da quei carmelitani che si sentono minacciati da un potere oscuro e malevolo. Il guaritore stupisce per il suo acume, il suo osservare i dettagli senza lasciare nulla al caso. Andando a esclusione stringe il campo dei sospetti fino alla soluzione finale. La vita all’interno del convento scorre sul filo della paura, riflesso di quella stessa paura che attanaglia la città al di fuori, dove l’Artiglio miete vittime con una crudeltà inaudita.
 Io ho ucciso quella ragazza, la prima, piantandole l’artiglio tra gola e mento, e l’ho trascinata via. Scalciava. Non poteva neppure gridare. Il sangue la soffocava. La tenevo stretta a me, non poteva fuggire. Era mia, Mia per sempre, sì.
Le frasi molto brevi e la forma temporale tutta al presente donano un ritmo accelerato al racconto grazie anche agli eventi che non hanno momenti di calma. Un autore che già in questo libro, uno dei suoi primi per questo genere, si confermava un abile scrittore, capace di amalgamare la giusta dose di thriller e giallo storico. Un libro che lascia la curiosità verso il resto della serie: “Il mistero degli incurabili” e “L’uccisore di seta”, entrambi con protagonista Pimain ancora alle prese con morti macabre e violente. Il male correrà ancora tra i vicoli di Genova colpendo vittime innocenti in una spirale di violenza che solo una mente illuminata può bloccare. Copertina rigida: 343 pagine Editore: Kowalski (18 maggio 2007) Collana: Narrativa Lingua: Italiano ISBN-10: 8874966318 ISBN-13: 978-8874966318 Link d’acquisto cartaceo: Il guaritore di maiali      
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