Trama
La frenetica, eccentrica vita letteraria e artistica della Parigi d’inizio Novecento, nelle cronache che Guillaume Apollinaire scrisse dall’aprile 1911 al novembre 1918 per il Mercure de France, rivista della prestigiosa casa editrice dove pubblicò i suoi libri. Interprete delle avanguardie – cubismo, futurismo, orfismo, dada – e dell’arte negra, scopritore dell’opera di Sade, innovatore della poesia, in questi suoi “Aneddoti”, sempre pervasi di fantasia e di sottile umorismo, passano le maggiori figure delle nuove ricerche. E accanto a loro, personaggi curiosi, bizzarri, irregolari, sognatori, disperati. Lo scenario si sposta poi sul fronte della Grande Guerra a cui Apollinaire partecipò da volontario, rimanendo ferito. L’ultima nota, scritta pochi giorni prima che la “febbre spagnola” lo uccidesse, è un elogio della “divina poesia”.
Recensione a cura di Maria Marques
Parigi, nei primi decenni del Novecento, fu il più importante centro culturale d’Europa. Gli intellettuali, gli artisti e gli scrittori frequentavano gli stessi ambienti, i caffè del quartiere latino o del quartiere del Lussemburgo, trovando un ambiente culturalmente attivo, aperto alle nuove idee.
In un clima di estremo ottimismo che il Novecento fosse portatore di benefici e pace, le arti furono influenzate da sperimentazioni e proprio nella capitale francese si svilupparono alcune delle più importanti Avanguardie artistiche e letterarie del secolo.
Guillaume Apollinaire, al secolo Wilhelm Apollinaris de Kostrowitzky nacque nel 1880 a Roma e trascorse infanzia e adolescenza tra l’Italia, la Francia e la Germania, per poi scegliere nel 1900 di trasferirsi a Parigi, immergendosi nella vita culturale d’oltralpe, frequentando gli ambienti artistici d’avanguardia.
Amico di Pablo Picasso, Georges Braque e Henri Matisse, sostenitore del futurismo di Marinetti e della pittura metafisica e del cubismo, Apollinaire era egli stesso un innovatore, alla ricerca di nuove tecniche stilistiche arrivando, nelle sue poesie, a eliminare la punteggiatura e ”disegnando” i suoi versi. Nel dramma
“Le mammelle di Tiresia” scritto nel 1903, Apollinaire conierà il termine
“surrealismo” che sarà poi ripreso da Breton per imporre il nome al movimento d’avanguardia di cui sarà promotore.
Quest’uomo eclettico e curioso, che amava l’arte e le novità a essa legate, iniziò dall’aprile del 1911 a scrivere, sotto lo pseudonimo di “Montade”, per poi passare dal mese di giugno dello stesso anno al proprio nome, una rubrica intitolata
“La vie anecdotique”, per la rivista Mercure de France.
Gli aneddoti dunque sono una serie di articoli, di varia lunghezza, o note brevi in cui Apollinaire, racconta la vita ed i personaggi, notizie curiose, condendo il tutto con uno stile sagace, in cui traspaiono talvolta sarcasmo e ironia, altre volte invece mantenendo un tono più asettico da cronista.
Amo gli uomini non per quello che li unisce, ma per quello che li divide, e dei cuori voglio soprattutto conoscere ciò che li tormenta.
Quest’affermazione introduce nel mondo che Apollinaire vuole indagare con
occhio scevro da sentimentalismi, una sorta sentiero, sia pratico sia spirituale, che traccia le linee guida per l’autore ma anche per il lettore. Ci sono ritratti di personaggi sbiaditi nel tempo, i cui nomi sono andata a ricercare per scoprire chi fossero; altri invece al solo leggerli, sono nomi che ci fanno invidiare chi poté conoscere e vedere all’opera simili persone e dietro i nomi erompono colori e forme che siamo abituati a vedere nei musei e nelle illustrazioni dei libri:
Il dotto Henri Matisse dipinge con gravità e solennemente come se centinaia di russi e berlinesi lo guardassero. Lavora un quarto d’ora a una tela e passa ad un’altra. Se c’è qualcuno nel suo atelier, lo indottrina e cita Nietzsche e Claudel, menzionando Duccio, Cezanne e i neo-zelandesi…E che dire della mano di Renoir! Irrigidita, malata, essa crea ancora meraviglie…
Altri aneddoti cercano di spiegare al lettore che cosa volessero esprimere le nuove correnti pittoriche:
I Cubisti, dei quali ci si burla con tanta ingiustizia, sono pittori che cercano di dare alle loro opere quanto più possibile di plasticità, e che sanno che, se i colori sono simboli, la realtà è la luce.” O ancora “Ho incontrato due pittori futuristi: Boccioni e Severini… Non ho ancora visto dei quadri futuristi ma, se ho ben compreso il senso delle ricerche alle quali si applicano i nuovi pittori italiani, essi si preoccupano innanzitutto di esprimere dei sentimenti, quasi degli stati d’animo (è un’espressione impiegata dallo stesso Boccioni) e di esprimerli nella maniera più forte possibile.
Accanto a queste descrizioni, definizioni, vi sono anche altri aneddoti che raccontano Parigi, i suoi caffè, i quartieri degli artisti. Ecco, per esempio, cosa scrive Apollinaire nel 1914:
Il quartiere di Montparnasse, secondo la testimonianza dell’abitante dei quartieri confinanti, è un quartiere di svitati. La verità è che Montparnasse rimpiazza Montmartre, la Montmartre di un tempo, quella degli artisti, degli chansonniers,dei mulini, dei cabarets, anche dei mangiatori di hascisc,dei primi oppiomani e degli eterni erotomani; quelli (tra i “montmartrois” della grande arte) che vivevano ancora e che la festa di nozze espelleva dalla vecchia Montmartre distrutta dai proprietari e dagli architetti, scherniti dai futuristi parigini, dove sono emigrati tutti, del resto, sotto forma di cubisti, di Pellirosse, di poeti orfici.
La settima arte, il cinema, è agli albori della sua esistenza ma Apollinaire lo ricorda insieme ad un romanzo che non ci aspetteremmo:
La lettura di Fantômas, di Pierre Souvestre e Marcel Allain, è in questo momento assai alla moda in molti ambienti letterari e artistici. Questo straordinario romanzo, pieno di vita e d’immaginazione, scritto non importa come … ha trovato, grazie alla voga che gli ha conferito il cinema un pubblico colto che si appassiona alle avventure del poliziotto Juve, del giornalista Fandor, di Lady Beltham, ecc.
Gli anni, punteggiati dagli scritti dell’artista, scivolano inesorabilmente verso il primo conflitto mondiale che porrà fine al periodo della Belle Époque, ma la penna dell’autore, arruolatosi volontario, non si ferma e continua a raccontare dal fronte:
Dall’inizio della guerra si citano spesso Stendhal e Wells, il primo per aver insegnato al pubblico che un soldato combattente non poteva avere alcuna idea della battaglia a cui partecipava, e il secondo per aver previsto questa guerra di trincee e perché preconizza l’impiego degli aerei su grande scala. A proposito del primo, si può notare che la sua opinione risulta adesso errata perché nell’attuale guerra il combattente, e soprattutto il fante, si rende conto assai bene della battaglia. Infatti la strategia è ridotta alla sua espressione più semplice.
O ancora:
Quelli che hanno fatto la guerra in Champagne e che sopravviveranno torneranno senza dubbio a visitare con un’atroce curiosità questa regione infernale che si estende dalla collina di Souain a Massiges. A detta di chi conosce le altre zone del fronte, è qui che il dramma è più straziante. Nessuna desolazione eguaglia lo spaventoso aspetto di queste ondulazioni di terreno zebrate di cunicoli e di profonde trincee bianche. Nulla evoca più fortemente l’inferno come questi grandi crateri gessosi che furono teatro di orribili corpo a corpo tra uomo e uomo, un uomo dall’arma spaventosa. Quota 193, quota 196, collina di Souain, collina di Tahure e tu, misteriosa collina di Mesnil, suolo sterile irrigato di sangue e di sacrifici senza numero! Croci di cimiteri, croci francesi, croci nemiche…
Quello che colpisce anche in alcuni di questi articoli, è che il mondo e le domande o le affermazioni che pronunciamo sono figlie di quel tempo. Anche agli inizi del secolo scorso ci si interrogava sull’opportunità o meno delle vaccinazioni, sull’utilità del latino o sul fatto che mancasse il tempo
.
Oggi tutti si lamentano di non avere tempo… Occorrerebbe soltanto un poco più di lentezza e che si lasciasse la velocità là dove ha ragion d’essere, e cioè nella locomozione. L’idea di velocità è venuta a confondersi con l’idea di progresso senza che a mio avviso vi sia nulla di comune tra esse.
Pensieri, riflessioni personali, osservare il mondo che si fa più piccolo grazie ai mezzi di trasporto, essere aperti a tutte le nuove correnti senza lasciarsi sedurre da esse, ma osservandole con occhio critico e curioso, con una penna a tratti graffiante, che si esprime a volte senza regalare un giudizio altre volte giungendo all’irriverenza, condivisibile o meno, tutto questo sono gli aneddoti, interrotti bruscamente dalla morte di Apollinaire, sopravvissuto al fronte, sebbene ferito gravemente, ma piegato dall’influenza spagnola, che non guardando in faccia nessuno, falcidiò innumerevoli persone, nei primi decenni di un secolo che sembrava procedere leggiadro e al sicuro da epidemie e guerre.
Chi si avvicinerà a questo libro troverà
uno spaccato di quello che lo scrittore vide, della vita culturale dell’epoca, raccontato in modo moderno, senza indulgere in perifrasi o frasi retoriche, con punte ironiche e sarcastiche che tendono a smitizzare personaggi o ad enfatizzare curiosità. La maggiore difficoltà che ho incontrato, è data proprio da tutti i personaggi che Apollinaire cita e di cui, per la maggior parte, ignoravo completamente chi fossero; la ricerca d’informazioni su di essi rallenta la lettura. Inoltre, nonostante abbia riletto la definizione di aneddoto, prima di aprire il volume, devo essere sincera che mi è mancato quel riferimento personale, quello scivolare in un diario, quella visione intimista della vita di un poeta.
L’aneddoto che ho preferito? Questo:
C’è un nuovo pretendente al trono di Francia. È un abate Félix de Valois, prete della diocesi di Marsiglia, che ha passato la cinquantina. Essendo nato a Manosque nel 1860. Ha appena preso il nome di Henry duca d’Anjou e fa risalire la sua genealogia alla famosa Maschera di Ferro, che si ritiene fosse Louis d’Anjou, nato nel 1638. a Saint-Germain, fratello gemello e primogenito di Luigi XIV. Il nuovo duca d’Anjou discende innanzi tutto da una famiglia stabilitasi da più di un secolo a Manosque, piccola città ove legami di parentela esistono tra quasi tutti gli abitanti. Ed ecco che il grande poeta di La Nef, Élémire Bourges, che è di Manosque, potrebbe, se questo lo diverte, collegarsi lui pure alla Maschera di Ferro.
La penna sarcastica di Apollinaire non si è fermata neppure davanti a …Dumas!
Copertina flessibile: 217 pagine
Editore: Robin (10 dicembre 2018)
Collana: Biblioteca del vascello
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8872743672
ISBN-13: 978-8872743676
Link d’acquisto cartaceo: Aneddoti 1911-1918Che ne pensi di questo articolo? | |
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