Narrativa recensioni

IADER: Oltre il mare Adriatico, una lunga fuga dai sicari – Claudio Rossi

Trama:

Durante le Guerre Civili tra Cesare e Pompeo, nell’anno 49 a.C., Quintilio, un giovane agrimensore civile alle prime armi, è stato aggregato ad un reparto del Genio militare impegnato nei lavori di centuriazione dei terreni incolti nei dintorni di Mantua, nella Pianura del Po.  Si è da poco liberato da un’ingiusta accusa di omicidio, ma per farlo ha dovuto collaborare con alcuni ufficiali della fazione di Cesare, ed ora si sta preparando contro di lui la vendetta da parte degli avversari. A Quintilio non rimane altra via di scampo che la fuga, cercando di seminare o eliminare i sicari che sono sulle sue tracce.  È con lui nella fuga il liberto Hicesius, un erudito segretario d’origine greca già avanti negli anni sul quale pende una condanna di morte per gli stessi motivi. L’insolita coppia di fuggiaschi è costretta a destreggiarsi spostandosi clandestinamente lungo le vie consolari della provincia Cisalpina. Per cercare di salvarsi la vita i due finiscono nelle inesplorate paludi del fiume Padusa, nei pressi del delta del Po, e proseguendo nella fuga trovano protezione in un reparto del Genio che sta tracciando una centuriazione di terre incolte in Dalmazia, a Iader. Ma i conti che sono rimasti aperti non potranno essere risolti semplicemente appellandosi alla giustizia, per cui i due dovranno inventare qualche altra inedita soluzione. 

Recensione a cura di Roberto Orsi

Con questo libro autopubblicato di Claudio Rossi, oggi vi porto nell’Antica Roma.

La storia prende vita nell’estate del 705 Ab Urbe Condita, vale a dire anno 705 dalla fondazione di Roma (49 a.C.). Non è un caso che io riporti la data così come veniva calcolata al tempo della storia narrata. L’autore, in tutto il suo romanzo, utilizza termini, descrive usi, costumi e abitudini del tempo, dimostrando  una profonda conoscenza del mondo Romano.

Quintilio è un agrimensore, aggregato al Genio militare nel nord dell’Italia per la centuriazione di alcuni territori della pianura padana, dove scorre il fiume Po.

Durante questo impiego, Quintilio conosce Hicesius: un segretario di origine greca, impiegato nello stesso reparto del Genio, alle dipendenze dell’architectus Sestilio. Il Genio militare è impegnato nei territori di Mantua. Anche in questo caso “Mantua” non è un errore di battitura; nel romanzo le città e i luoghi dove si svolgono le vicende vengono riportati con il loro nome latino. A tal proposito, bella l’idea dell’autore di inserire all’inizio del libro la cartina dei territori, di cui vi lascio l’immagine.

La bonifica dei territori annessi alla Repubblica è un lavoro fondamentale per garantire prosperità e risorse alla città di Roma. La centuriazione è “il sistema usato nel mondo romano nella divisione delle terre assegnate ai coloni, cittadini con cittadinanza romana o latina, che venivano inviati nei territori conquistati a scopo di presidio militare e, secondariamente, per motivi demografici. Questa divisione del territorio era fondata sul tracciato di vie parallele e perpendicolari dette decumani cardines”.

“Tra qualche anno qui ci saranno un migliaio di fattorie che produrranno chi latte, chi grano, chi bovini, e via dicendo. Ci saranno migliaia di agricoli che lavoreranno e produrranno e intanto che produrranno per loro stessi, produrranno anche per lo Stato di Roma. Ci hai mai pensato? O immaginavi che fosse solo per gettare al vento dei denari che la repubblica è venuta qui?”

La grandezza di Roma e dei Romani. Le opere realizzate, la colonizzazione di territori inesplorati, portati alla vita grazie all’impegno e all’ingegno di menti illuminate.

Opere che dureranno secoli. Ancora oggi ci meravigliamo della possibilità di ammirare ponti o acquedotti di epoca romana. Senza pensare come molte città abbiano da sempre la tipica pianta “squadrata” derivata proprio da Decumani e Cardines: come un’impronta indelebile, un reticolato impresso sul territorio, come se fosse la più naturale delle ipotesi o sacrilego anche solo pensare di modificarlo.

“Ma forse tra mille anni, o fra duemila, qualcuno vedrà i nostri fossi? E saprà che è stato questo reparto del Genio a scavarli?”

“Perché no Quintilio? Tu non lo sai, ma i primi a fare delle limitatio fummo noi greci, quatto o cinque secoli fa, e i cardi e i decumani son ancora là, anche se sicuramente si è perso il nome di chi li ha costruiti”

“Tu parli di quattrocento o cinquecento anni… ma chissà cosa ci sarà fra duemila o tremila anni…”

La morte improvvisa di Sestitlio, in circostanze poco chiare, vittima dei giochi di potere che si consumavano tra le fazioni politiche dei Cesariani e dei Pompeiani, fa precipitare le cose. Una lettera postuma dell’architectus assassinato, accende i sospetti sul nobile Giulio Rogaziano e il suo sicario Norbanus, accusati di perpetrare manovre illecite nelle province della Gallia Cisalpina ai danni della Repubblica.

Rogaziano e Norbanus riescono a fuggire ai militari di Roma, ma non si daranno pace se prima non si vendicheranno sui nostri due protagonisti, molto vicini alla figura di Sestilio.

Quintilio e Hicesius sono costretti a fuggire, a nascondersi per evitare un incontro poco felice con i sicari di Rogaziano. Lo spirito di sopravvivenza dei due, si scontra con la determinazione dei loro nemici. La fuga li porterà in diverse zone del nord Italia, braccati dai sicari del nobile Rogaziano.

La conoscenza del mondo antico romano da parte dell’autore, si ripresenta in varie circostanze una delle quali riguarda la cura del liberto Hicesius. Ferito ad una gamba, il greco riceve le cure di una donna che vive nascosta nelle zone paludose del fiume Po.

“Ma cosa sono questi fili? Sembrano unti e fanno un po’ schifo” le chiesi.

“Sono striscioline ritagliate da un budello di vitello. Sono resistentissime e adatte a questo servizio. Sono in uso dai medici legionari da più di cento anni”.

Rimasi stupefatto e anche Terzio guardava a bocca aperta: “Ma cosa facciamo? Rimettiamo insieme il greco con dei pezzi di budello animale?”

La vita dei due protagonisti si divide tra i lavori nelle province della Repubblica e la fuga dai sicari, fino alla resa dei conti finale.

Il romanzo di Claudio Rossi denota una grande conoscenza dell’autore del mondo Romano, derivata da studi approfonditi. Il ritmo non è incalzante e risente forse troppo delle minuziose descrizioni dei lavori di centuriazione, dell’utilizzo dei macchinari quali la groma e il corobate. Certamente affascinante, comprendere il funzionamento di questi attrezzi, così come le procedure messe in atto dal Genio militare per la “colonizzazione” delle periferie, ma può essere un’arma a doppio taglio in base al tipo di lettore che si avvicina al libro.

“Iader” rappresenta un buon punto di riferimento per chi intende addentrarsi nello studio della vita dell’Antica Roma, avvicinandosi, in alcuni frangenti, ad un saggio storico più che ad un romanzo. Le descrizioni minuziose però, ne rallentano la lettura specie se il lettore non è un grande appassionato del periodo.

La vicenda raccontata da Claudio Rossi è molto interessante e particolare; soprattutto diversa dalle molte storie sull’Antica Roma che vengono pubblicate, perché in questo caso i protagonisti sono due semplici cittadini romani, con i loro difetti e i loro pregi, che si ritrovano immischiati in imprevedibili giochi di potere più grandi di loro.

Copertina flessibile: 373 pagine Editore: Independently published (26 luglio 2018) Collana: Quintilio, Vita tra Repubblica e Impero Lingua: Italiano ISBN-10: 1717921213 ISBN-13: 978-1717921215 Link d’acquisto: Iader 
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