Trama
Il bambino di carta è un romanzo di Marina Migliavacca Marazza che racconta la storia appassionante, drammatica e coinvolgente della famiglia Milne e di Christopher Robin: una famiglia travolta dal successo e un bambino privato dell’infanzia sullo sfondo della Londra dei ruggenti anni Venti del secolo scorso. Tate e suffragette, club esclusivi per gentiluomini e reduci feriti nel corpo e nell’anima, scioperi di chi ha fame e le lussuose serate di gala a teatro, la dimensione più intima e privata dei più grandi nomi della letteratura inglese, i perversi meccanismi del successo letterario, la genesi bizzarra di un capolavoro nato per caso, l’incomunicabilità tra padri e figli, il bullismo, gli orrori della guerra e molto altro ancora nelle pagine di un romanzo mozzafiato. Winnie the Pooh non l’ha creato Walt Disney. L’ha inventato Alan A. Milne, uno scrittore inglese nella Londra degli Anni Venti. E nelle pagine del suo libro lo ha fatto interagire con Christopher Robin, un bambino che esisteva davvero ed era suo figlio. L’orso Winnie è diventato così famoso che la sua ombra si è proiettata sulla vita del ragazzino in carne e ossa, trasformandolo in una creatura di carta destinata a non crescere mai. Questo romanzo biografico, basato sulle memorie dei protagonisti, ne racconta la vicenda autentica.
Recensione a cura di Antonia Ercoli
Chi non conosce Winnie the Pooh, l’orsetto che insieme ai suoi amici animaletti e all’inseparabile Christopher Robin scorrazza per il bosco dei Cento Acri in cerca di miele? Credo che tutti abbiano ben presente questo personaggio dal musetto simpatico e rassicurante, dal momento che, grazie alla vastissima diffusione della Disney, lo vediamo quotidianamente su una grande varietà di articoli per bambini. Ma a differenza dei vari Topolino o Paperino, Walt Disney non può vantarne la paternità, l’orsetto Winnie The Pooh nasce dalla penna di Alan Alexander Milne, scrittore londinese che crea questo personaggio negli anni Venti del novecento.
Questo romanzo di Marina Migliavacca Marazza racconta la storia che si nasconde dietro al successo planetario di Winnie The Pooh, una storia fatta di luci ed ombre, e che inizia ben prima del momento in cui l’autore mette nero su bianco le proprie storie. Tutto inizia con un lieto evento, la nascita di un bambino: Christopher Robin Milne, che tutti chiameranno Billy. La famiglia Milne, composta da Alan, Daphne e il piccolo Billy è di estrazione sociale alta, Daphne sognava di avere una bambina, per cui la nascita di un maschietto le lascia un po’ l’amaro in bocca, è una mamma poco presente, preferisce demandare la cura di suo figlio alla tata Olive, che si prende cura con amore e devozione del bambino, Alan invece è un uomo tormentato dai ricordi di guerra, ha combattuto la guerra di trincea ed è tornato ferito nell’animo più che nel corpo. Ama e allo stesso tempo teme quella piccola creatura che è entrata nella sua vita, è un autore di discreto successo per cui raccontare storie è quello che sa fare meglio, ed usa questa innata capacità per divertire il bambino, che adora passare il tempo con il proprio papà.
Proprio per gioco scrive una poesia che la moglie Daphne invierà ad una famosissima rivista ottenendo un successo strepitoso, la preghiera di Christopher Robin, che aprirà la strada alla creazione dell’orsetto Winnie. Christopher Robin in breve tempo si ritrova ad essere una celebrità, con tutto lo stress che può comportare a quell’età, diventa egli stesso un personaggio letterario, anche se vorrebbe distaccarsene, in fondo Christopher Robin è l’amico di Winnie, lui è Billy.
Questo romanzo ha avuto il potere di trascinarmi immediatamente nella storia, una Londra segnata dalla guerra appena finita, un conflitto logorante, che ha provocato morte e distruzione ed ha profondamente segnato l’animo di chi ha avuto la fortuna di tornare a casa. Siamo nell’epoca del femminismo, Daphne è una di quelle donne dall’aspetto impeccabile che crede nel potere femminile, sempre impegnata in ricevimenti e gran galà e troppo poco attenta alle necessità del suo bambino. Fin da subito ho sentito una fortissima empatia con il piccolo Christopher Robin, può sembrare folle, ma a volte avrei proprio voluto abbracciarlo forte, con l’istinto di una mamma. Il “bambino di carta” come lo chiama giustamente l’autrice, ha preso il sopravvento sul bambino in carne ed ossa, rendendolo vittima di bullismo, vessazioni continue che purtroppo lo accompagnano fino all’età adulta. Billy è Christopher Robin anche quando, ormai uomo, si trova a combattere la seconda guerra mondiale. Da amante della letteratura inglese, uno degli aspetti che mi ha catturato del romanzo è stato entrare di soppiatto nella vita privata dei grandi autori del primo novecento inglese. Gli amici di Alan Milne sono James Matthew Berrie, “papà” di Peter Pan, Rudyard Kipling, autore de “il libro della Giungla” e Arthur Conan Doyle, il creatore di Sherlock Holmes, per citarne alcuni. Questi grandi nomi della letteratura inglese prendono vita inserendosi nelle vicende del romanzo, ognuno con i propri drammi personali, quasi sempre legati alla guerra appena finita, facendo entrare il lettore in un circolo esclusivo.
Dal momento che si tratta di una storia vera non ho potuto fare a meno di andare a cercare tutte le tracce possibili dei protagonisti di questo romanzo, navigando in rete ho trovato il servizio fotografico raccontato nel romanzo, le illustrazioni originali di Ernest Howard Shepard, ho finalmente dato un volto ai personaggi del libro.
È stato senza dubbio un bellissimo viaggio nella letteratura, nella creazione di quello che poi sarebbe diventato un fenomeno, ma soprattutto è stato interessante guardare la nascita di un successo dal punto di vista di un bambino, che viene improvvisamente travolto da un’ondata di celebrità che finisce per privarlo dell’infanzia, tra interviste, letture, registrazioni. In fondo il senso di senso di questo romanzo si può benissimo riassumere in questa citazione:
Le domande sono sempre le stesse. Billy le conosce a memoria. Ma stavolta la donna ne fa un’altra, e stranamente non la pone a suo padre. Lo guarda negli occhi e gli domanda: “ma tu come ti senti ad essere quel Christopher Robin?”
Mi sento di consigliare la lettura di questo bellissimo romanzo a chi come me ama la letteratura inglese ed ha la curiosità di conoscere ciò che si nasconde dietro le quinte, nella vita dei grandi autori.
Copertina flessibile: 284 pagine
Editore: Libromania (11 ottobre 2017)
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8833100251
ISBN-13: 978-8833100258
Peso di spedizione: 445 g
Link d’acquisto: Il bambino di carta