Narrativa recensioni

La lancia e la croce – Michele Porcaro

Trama Anno 30 d.c. Qvintvs Cassivs Longinvs, centurione della Legio x Fretensis, viene trasferito nella provincia romana della giudea. In quelle terre i cosiddetti zeloti, ebrei ribelli contro il dominio di Roma, stanno causando non pochi problemi al Praefectus Pontivs Pilatvs. Inoltre, per le strade di Gerusalemme si aggira un certo Yeshua Bar Yosef, un predicatore nazareno tanto misterioso quanto carismatico, da molti ritenuto un pericoloso sobillatore. Lo scontro tra queste due civiltà cambierà radicalmente il corso della storia. Con la collaborazione di Mirko Cipettini. Recensione a cura di Maria Marques Quando Gesù fu crocifisso,secondo i Vangeli, erano presenti anche alcuni soldati romani. Il nome di uno di loro, tramandato dalla tradizione, era Longino e con la sua lancia trafisse il costato di Gesù per costatarne il decesso. Le mie informazioni su questo personaggio si esaurivano qui, salvo qualche episodico comparire della sua lancia, indicata come la lancia del destino, come reliquia prodigiosa, in film o libri. L’autore di questo romanzo racconta chi fosse questo personaggio, seguendo l’agiografia tradizionale. In nessuno dei quattro Vangeli canonici, si nomina Quinto Cassio Longino: Luca, Matteo e Giovanni riferiscono di un soldato che colpì con la lancia il costato di Gesù da cui fuoriuscirono “sangue e acqua”. Secondo una tradizione orientale e greca, questo soldato avrebbe sofferto di un grave disturbo agli occhi o addirittura,forse, aveva perso la vista da uno di essi e , al contatto con il sangue di Cristo,sarebbe guarito. Secondo i cosiddetti Atti di Pilato, scritti apocrifi, Longino era il centurione al comando dei soldati di guardia al sepolcro in cui fu inumato Gesù. Nella tradizione occidentale la figura di Longino si sovrappose a quella del centurione, citato nel Vangelo di Matteo,che esclamò :”Veramente costui era Figlio di Dio”.La sua figura compare ancora nella lettera apocrifa di Pilato ad Erode e poi nella Legenda Aurea di Jacopo da Varagine. L’autore segue questa linea e crea un personaggio che sin dal suo primo apparire non suscita simpatia,un centurione ,consapevole della sua posizione militare,un soldato efficiente,si suppone terribile con i nemici almeno quanto lo è nel far rispettare la disciplina tra i suoi soldati, brandendo il famigerato “vitis”. “Ognuno di voi “,esclamò il centurione,mostrando con fierezza il vitis, “Oggi è stato testimone di cosa vuol dire trasgredire un ordine. E così avete visto che infamanti conseguenze può avere un’azione empia. Ciò che è turpe ai miei occhi,verrà punito dal mio bastone,ma ciò che è malvagio,ma sfugge alla mia vista,verrà punito dagli dei stessi”. Il suo trasferimento in Giudea, per evitare di essere congedato in modo disonorevole dall’esercito,a causa di un comportamento messo in atto in stato d’ebbrezza, non è solo un esilio in un territorio difficile ma anche una degradazione evidente, poiché viene posto a capo di una vexillatio di una coorte di ausiliari,destinata alla città di Gerusalemme proprio nel periodo della predicazione di Gesu’,che diventerà una ossessione per Longino. L’autore affronta un argomento non poco impegnativo. Quello affascinante legato alla figura di Cristo,alla sua predicazione ,alla diffusione del messaggio per mezzo di persone di ogni razza,inclusi i gentili,che nel libro viene mostrato nel suo primo germinare. Un mondo spirituale in cui si troverà suo malgrado coinvolto Longino, che metterà in discussione la sua stessa vita nell’ottica di una rilettura completamente diversa dei valori dell’esistenza umana,mutuata tramite gli insegnamenti di Gesù ,una volta compreso che non è un sedizioso rivoluzionario nemico di Roma. “Centurione…” rispose Yosef d’Arimatea, “ Sapete:la famiglia non la si può scegliere,è il Signore che te ne affida una. E gli amici…a volte ce li scegliamo da soli,ma a volte non vogliamo ammettere a noi stessi che è il destino a metterceli davanti. Ma quest’uomo ,noi lo abbiamo seguito fin dal primo momento….Nessuno parlò mai come lui. Nelle sue parole c’era tutto ciò che un uomo dovrebbe avere nella sua vita:amore,fraternità,riflessione,pace ma soprattutto speranza…” Sotteso al racconto della passione di Cristo, il cui svolgersi è notorio, è evidente una rigorosa ricostruzione storica dell’organizzazione e del modo di agire dell’ esercito romano,della politica dell’epoca enfatizzata dall’uso di innumerevoli vocaboli latini e dall’utilizzo della grafia latina nonché ebraica per i protagonisti ed i luoghi ove si svolge la storia. Scritto in modo lineare,semplice, senza addentrarsi troppo nella psicologia dei vari personaggi, l’autore Michele Porcaro, sembra lasciare tutto lo spazio al lettore se preferisca scegliere la parte spirituale del libro che parla alla sensibilità di ciascuno di noi ed al sentimento del divino che può albergare o no,nei nostri cuori,oppure lasciarsi avvincere dalle indicazioni latine e farsi trasportare in mezzo ad un esercito la cui organizzazione e disciplina affascinano ancora oggi. Copertina flessibile: 332 pagine Editore: Arbor Sapientiae Editore (1 gennaio 2017) Lingua: Italiano ISBN-10: 8894820327 ISBN-13: 978-8894820324 Link d’acquisto: La lancia e la croce
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