A cura di Manuela MoschinIl Monumento bronzeo in memoria di Bartolomeo Colleoni
Altra opera interessante, citata nella biografia dell’autore, riguarda il monumento bronzeo equestre (1481), realizzato da Andrea del Verrocchio su commissione di Bartolomeo Colleoni (Figura 1). Quest’ultimo desiderava che la statua fosse collocata in Piazza San Marco a Venezia, ma i veneziani in disaccordo con la richiesta del militare, si limitarono a erigerla in campo Santi Giovanni e Paolo. Di nobile famiglia guelfa, Bartolomeo Colleoni nacque nel castello di Solza (Bergamo) probabilmente nel 1400, figlio di Paolo di Guidotto e di Riccadonna de’ Valvassori da Medolago.
Figura 1, Bartolomeo Colleoni, 1481, Andrea del Verrocchio
Egli fu un condottiero, uno dei più importanti militari che guidava eserciti al soldo delle grandi città o dei potenti Stati e signori che si combattevano tra loro nell’Italia del Quattrocento. Il Colleoni, segnò inoltre, il passaggio dalla figura del mercenario venturiero a quella del militare di mestiere.
Dotato di grandi capacità strategiche militari, introdusse l’uso delle artiglierie mobili e fu autore di numerose vittorie. tra cuila celebre battaglia “della Riccardina” o “della Molinella”, combattuta il 25 luglio 1467. A quel tempo Colleoni serviva Venezia, opponendosi al grande Federico da Montefeltro, duca di Urbino, alleato dei Medici, degli Sforza, del re di Napoli e del signore di Bologna. Morì nel suo castello di Malpaga (Bergamo) nel 1475.
Ci sono tante leggende, piuttosto buffe, relative al soprannome attribuito al Colleoni, che in questa circostanza non ritengo opportuno descrivere. Lascio alla vostra immaginazione questa curiosità…
La particolarità dell’opera del Verrocchio, è che fu il primo scultore a riuscire a far appoggiare il monumento su tre sole zampe, a dare dinamicità attraverso il busto ruotato e ad ottenere l’effetto realistico nell’espressione del volto. L’artista morì a Venezia nel 1488, quando il lavoro non fu ancora terminato, egli nel suo testamento nominò, esecutore dell’opera incompiuta, il suo allievo Lorenzo di Credi; la Repubblica tuttavia privilegiò l’artista locale Alessandro Leopardi.
Una delle prime opere giovanili di Leonardo da Vinci “L’Annunciazione”
L’autore, descrivendo il percorso artistico di Leonardo, asserisce “Strana vicenda, questa delle opere di Leonardo. Di quelle giovanili, e sicuramente sue, ne restano poche…” e precisamente tra le primissime opere dell’artista vi è la celeberrima “Annunciazione” (Figura 2) che eseguì a soli venti anni di età. Inizialmente fino al 1867, ovvero quando si trovava nella sagrestia della chiesa di San
Figura 2, Leonardo da Vinci (1452-1519) “Annunciazione” 1472-1475 ca. Olio e tempera su tavola, 98×217 cm. Firenze, Galleria degli Uffizi
Bartolomeo, il dipinto veniva attribuito a Domenico Ghirlandaio; successivamente, dal momento in cui l’opera venne trasferita nella Galleria degli Uffizi, la ricondussero agli anni giovanili dell’artista.
Se si osserva l’opera, dal punto di vista frontale, si può notare che lo sguardo si rivolge diritto alla montagna, che paradossalmente, diventa la protagonista del quadro, offuscando l’immagine di Maria. Ebbene, c’è una spiegazione a tutto ciò, i pittori di quel periodo si rifacevano a dei simboli ripresi da testi fondanti. In particolare, questa immagine si basa sugli scritti di Bernardo di Chiaravalle, abate e teologo francese dell’ordine cistercense, che scrisse quattro omelie sul vangelo di Luca (l’unico evangelista a descrivere l’annunciazione). In una di esse, si fa riferimento al Monte dei monti “Mons Montium” asserendo che il Cristo è il Monte perché è il Santo dei santi, il mare su cui si trova la montagna rappresenta il mondo degli umani, dei pagani, quindi il Cristo che domina sul Mondo. Il simbolo del “Monte sul mare“, rappresenta il Cristo.
Figura 3, vista prospettica da destra
Altri simboli nel quadro sono rappresentati dagli abeti, olmi e cipressi che fanno riferimento ai legni del santuario del Signore presenti nel ventre di Maria.
Inoltre, se si osserva il quadro guardandolo al centro si percepiscono certe discrepanze, delle difficoltà prospettiche: si noti ad esempio il braccio troppo lungo di Maria, le bugne sulla parete troppo lunghe per una parete così corta, queste discrasie non sono altro che degli espedienti compositivi per consentire l’acquisizione di giochi anamorfici. Se infatti si esamina il dipinto disponendosi nella parte destra (Figura 3) tutto si ricompone, il braccio di Maria si accorcia, l’edificio si allunga. Ne conviene che, queste difficoltà non sono di Leonardo, ma della critica dell’interpretazione, che non ha tenuto conto della posizione in cui sarebbe stato situato il quadro.
Silenzio. Paura. Devastazione. Semplici cittadini che da un giorno all’altro si ritrovano a imbracciare le baionette e a proteggere le barricate. In questo contesto storico generale, l’autore mette in scena le storie di diversi personaggi. Vicende raccontate parallelamente, con semplici punti di contatto.
“L’ombra del fuoco” di Hervé Le Corre
Costanza di Svevia è uno di quei personaggi che la storia, maldestramente, mette da parte e rilega a personaggio quasi secondario. in questo romanzo Chiara Curione riporta in vita, in pagine ricche di storia, colei che fu essenziale e che i siciliani vollero sul trono al posto di Carlo d’Angiò.
Nel1848 alcuni giovani artisti e letterati inglesi fondano una società cui danno il nome di Confraternita dei Preraffaelliti. Il termine dichiara chiaramente le inclinazioni artistiche del gruppo, orientate verso la rinascita di uno stile basato sulla pittura italiana del Quattrocento, dunque sul gusto precedente l’avvento di Raffaello. La loro pittura è caratterizzata dal rifiuto di […]
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Complimenti, l’articolo molto comprensibile, mi piaciuto tanto la parte della scultura del Verrocchio.