Scrivo da pochi anni. Provengo da un settore professionale legato alla topografia e alla geologia
in cui ho operato per decenni. Lavorando sul territorio ho avuto la possibilità di conoscere aspetti
poco noti di opere costruite in epoca romana, tra cui strade, acquedotti e opere idrauliche,
realizzazioni che non possono non accendere la curiosità in chi le incontra e le vede. L’attività
mi ha portato ad operare in spedizioni in aree desertiche usando spesso attrezzature ben poco
superiori a quelle dell’epoca romana. Scrivere di avventure di un agrimensore romano è stata alla
fine una cosa quasi naturale.
Il ciclo degli otto romanzi pubblicati che ha per protagonisti Quintilio, un agrimensore dei tempi
di Cesare, e il suo fidato assistente greco, ha avuto un esito pienamente soddisfacente ed intendo
continuare con una nuova serie, interamente già scritta, che sarà pubblicata tra qualche mese.
Usando solo 5 aggettivi descrivi che scrittore sei
Ritengo che sia difficile per uno scrittore descrivere se stesso. È probabile che uno scrittore
alla fine sia quello che la gente percepisce e intravede in quello che lui scrive. Una lettrice
recentemente ha descritto così il mio ultimo romanzo: avvincente, incalzante, interessante, e
un’altra l’ha trovato: coinvolgente, appassionante. Io credo di essere concreto, preparato e
appassionato.
Una motivazione che convinca il lettore a leggere i tuoi libri
Nei miei romanzi il lettore si accorge, pagina dopo pagina, che dietro l’avventura che sta
seguendo ci sono delle esperienze vere, nelle quali trova anche dei riflessi di sé e può imbattersi
in personaggi a volte riconoscibili nella vita quotidiana. Questo è il senso di molte lettere e
recensioni che ho ricevuto.
Vorrei spiegarmi meglio con un esempio: sono personalmente affezionato ai pericolosi
vagabondaggi dell’agrimensore Quintilio sui monti della sponda orientale del Mar Morto
descritti in ‘Polvere di Giudea’. In quel racconto sono confluite esperienze personali di rilievi
topografici in aree desertiche in anni nei quali non c’erano ancora né i cellulari né i GPS, e non
mi è stato troppo difficile ricreare gli stati d’animo prodotti dalla solitudine di un mondo privo di
comunicazioni, a tratti pericoloso, nel quale è necessario arrangiarsi per qualunque cosa.
Il lettore percepisce quel senso di realtà vissuta, viene catturato e prosegue la lettura perché
riconosce nelle caratteristiche delle mie storie tratti comuni e segni di convinzioni che già
colorano la sua vita, i suoi valori, le sue interpretazioni, il suo piacere o le sue paure.
Dacci la tua citazione preferita dei tuoi libri.
La serie che ho pubblicato è composta da otto romanzi che si sviluppano tra gli anni di Cesare
ed i primi anno di Augusto. Vorrei ricordare, con una breve frase, gli ultimi due usciti.
“POLVERE DI GIUDEA” è stato pubblicato in marzo e attualmente è scelto da Amazon, che ne
ha intravisto le potenzialità, per l’offerta del mese di ottobre. In questo romanzo i due protagonisti,
Quintilio, un giovane agrimensore civile che lavora per il Genio militare, e il suo assistente, un
liberto greco avanti con gli anni, esperto di calcoli e filosofo di vita, ad un certo punto scoprono
che sono finiti in un gioco di potere molto più grande di loro nel quale non sono altro che pedine
sacrificabili.
Il liberto con semplicità dà il senso della loro condizione: «Tu vuoi sapere perché dobbiamo
essere eliminati? Siamo sempre stati considerati spie, nessuno crede che tu ti occupi di misurare
delle strade o delle fortificazioni. In qualche modo siamo finiti nella rete della congiura, e
l’eredità di Cesare è immensa!»
Nell’ultimo romanzo, uscito appena pochi giorni fa,”L’ORO DI PALMIRA”, gli stessi due
protagonisti, l’agrimensore e l’assistente greco, combattuti tra mille dubbi sono costretti a portare
avanti una non semplice missione in cui devono mappare dei territori sconosciuti all’interno della
Siria. I loro dubbi si scontrano con il carattere del centurione che li comanda, un grezzo uomo
d’armi che non la pensa come loro e di dubbi non ne ha nemmeno uno: «La missione è più
importante di noi stessi! Se io non ce la farò ad andare avanti, tu dovrai continuare senza di me.
E se sarà necessario andrai avanti senza nessuno di questi che ora sono con noi! Hai capito?
Quelli sono gli ordini!»
Cosa significa per te la Storia?
Principalmente due cose: insegnamento e meraviglia.
Insegnamento perché gli eventi e le loro cause si ripetono, come tendono, sempre e naturalmente,
a ripetersi i comportamenti delle persone.
Meraviglia perché spessissimo mi imbatto in biografie o fatti che superano qualunque più ardita
fantasia di scrittore.
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Vorrei allargare la mia visuale.
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