È difficile definire questo libro, che si potrebbe collocare a metà fra la categoria dei saggi e quella dei romanzi. Il vero protagonista non è Vermeer, né sua moglie vedova affranta, né i ricercatori o gli studiosi che ne analizzano e raccolgono l’opera. I veri protagonisti sono i suoi quadri, dapprima dispersi e dimenticati e infine, dopo ben due secoli, recuperati con pazienza certosina e oggetto di vere e proprie avventure.
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Antonio Ligabue: il pittore naïf per eccellenza.
L’odissea di Antonio Ligabue (non è esagerato usare questa espressione) ha inizio il 18 dicembre 1899 a Zurigo e si conclude il 27 maggio 1965 a Gualtieri (Reggio Emilia) dove era giunto nell’agosto del 1919 segnato da una infanzia difficile e da un talento innato per il disegno. Una vicenda umana contrassegnata da sventure, sradicamenti, isolamento, fame e privazioni. In Italia, Orneore Metelli, un calzolaio di Terni che dipinge quadri di natura popolare, è uno dei primi naïf a essere scoperto. Il pittore autodidatta più noto è, però, Antonio Ligabue, il quale inizia dipingendo cartelloni per spettacoli circensi.
#Curiostory – Sapevi che Adolf Hitler provò a…
Sapevi che Adolf Hitler nel suo periodo viennese tentò di….?


