Recensione a cura di Roberto Orsi
“Ci sarà sempre gente che ha paura delle idee nuove”
Oggi ho il piacere di presentarvi il romanzo di una nostra iscritta e recensore di TSD. Anna Cancellieri ha pubblicato da qualche mese “La guerra dell’acqua” con Il Ciliegio edizioni.
L’ambientazione è medievale, siamo nel 1209 e la collocazione geografica del romanzo ci porta in quello che diventerà l’odierno Veneto: i protagonisti muovono i loro passi tra le città di Padova, Venezia e le campagne circostanti. L’acqua, da sempre, è stato un elemento fondamentale per lo sviluppo e la prosperità delle comunità. È fonte di vita, di sostentamento, di commercio e ricchezza. Basti pensare, nella Storia, alla fortuna delle città marinare (Venezia, Genova, Pisa e Amalfi per ritornare con la memoria alle Repubbliche Marinare, ne sono un esempio) o allo sviluppo delle cittadine fluviali che con la forza dell’acqua hanno potuto sviluppare attività importanti nel corso del tempo.

Nelle campagne intorno alla città di Padova le acque del fiume Bacchiglione rivestono un ruolo importante per Jacopo, un ragazzo di tredici anni, e la sua famiglia. L’acqua è fondamentale per l’attività del mulino così come quello della gualchiera per la follatura della lana.
“Nella confusa memoria del vecchio c’era un’antica storia di acque. Acque rubate e riconquistate, acque sottratte per disperazione e acque disperse su territori proibiti in una devastazione fluviale.”
Come per ogni bene prezioso anche l’acqua porta a scontri tra le città che vogliono usufruire dei vantaggi che comporta. È il caso di Padova e Vicenza, molto spesso in lotta per la gestione dei flussi d’acqua con l’installazione di roste e dighe che consentano di deviarne il corso e penalizzare la città nemica. Questo portò a diversi scontri nel corso del tempo tra le due città. Anna Cancellieri prende spunto da questi avvenimenti per raccontarci la storia di Jacopo.
“Non gli dispiaceva lavorare al mulino, ma non mandava giù che il suo destino fosse già deciso. Non era giusto. Lui voleva essere libero di diventare qualunque cosa.”
A Jacopo il lavoro al mulino sta stretto, è un ragazzo dallo spiccato ingegno e da uno spirito di osservazione fuori dal comune. Lo capisce subito il Magister giunto nella città patavina con il progetto di creare una Università che possa prosperare come già accaduto nella vicina Bologna. Il loro sarà un rapporto di allievo e maestro che si capiscono con uno sguardo, con una visione comune del mondo della conoscenza, un bene prezioso quanto l’acqua per certi versi. Perché la forza dell’acqua è fondamentale per le attività produttive ma non può nulla senza l’ingegno umano che ne può sfruttare le potenzialità al massimo.

“La conoscenza non si trova solo nella filosofia degli antichi o nei trattati di diritto. È conoscenza anche il modo con cui l’uomo, usando il suo ingegno, riesce a piegare la materia per metterla al proprio servizio.”
L’avventura di Jacopo si snoda tra Padova e Venezia: la forza del suo sogno, quello di aiutare la propria città con la forza delle sue idee e la capacità di mettersi a disposizione della comunità, anche davanti ai propri interessi, è il motore che muove le sue azioni.
L’autrice è abile nell’inserire all’interno della narrazione i riferimenti storici del periodo, piccole chicche nascoste nelle pieghe del romanzo, nei dialoghi tra i personaggi. La figura del Magister affascina per la sua capacità di trasmettere la conoscenza, punta sulla giovane età di Jacopo e sulla sua grande sete di conoscenza, per indottrinarlo sulle grandi scoperte del tempo: dai nuovi numeri arabi che stanno iniziando a prendere piede al posto della numerazione romana, le conoscenze astronomiche e la capacità di leggere i segni negli astri con il disegno dell’oroscopo. E ancora, gli usi e i costumi del medioevo affiorano qua e là mentre la narrazione prosegue con un ritmo sostenuto nel seguire le vicende di Jacopo, del Magister, di Guido, l’allievo vicentino del maestro, di Ilde, sorella di Jacopo, di Oliviero, giovane veronese dal passato burrascoso, e degli altri protagonisti di queste pagine.
La battaglia tra le città per l’egemonia sull’Acqua fa da contorno alle vicende raccontate in un susseguirsi di avvenimenti, tra una fuga rocambolesca e una lezione di latino e filosofia. L’autrice riesce nell’intento di intrattenere il lettore ma allo stesso tempo trasportarlo in una ambientazione non troppo battuta, con i tanti spunti storici da approfondire.

“Senza il fiume non c’erano pesci, non c’era acqua per il raccolto, non c’era protezione per le mura, non c’era via per le barche. Senza il fiume, la città moriva.”
Una storia adatta anche ai ragazzi più giovani con il grande insegnamento di rimanere sempre ancorati ai propri sogni e i propri ideali, non lasciarsi abbattere dalle possibili difficoltà o le prime sconfitte, ma cercando sempre di guardare le cose da una prospettiva nuova e diversa. Un romanzo, per certi versi, anche di formazione, soprattutto per la figura di Jacopo e degli altri giovani che lo accompagnano in questa strabiliante avventura.

Trama
Padova 1209. Jacopo, molinaro tredicenne, ha un incontro folgorante con un magister che intuisce in un ragazzo del suburbio un talento da ingegnere in erba e ne condivide il sogno: una nuova Università. Una comunità cittadina la cui economia si regge sull’energia idraulica. Ma Vicenza mette in ginocchio la città rivale con un oltraggio devastante: il furto del fiume. Commercio fluviale, raccolti, mulini… Tutto fermo. Un vero blackout. Il magister teme che una città così vulnerabile non sia adatta a ospitare uno “Studio”. E se ci fosse un modo geniale per ridare l’acqua alla città? Una soluzione a cui non crede nessuno? Jacopo è disposto a sfidare ogni ostacolo per riprendere in mano il suo destino. Il suo viaggio è un’appassionante avventura piena di sorprese, in corsa con il tempo e per difendere il suo sogno Jacopo dovrà affrontare un oscuro passato che minaccia la sua famiglia.
Età di lettura: da 13 anni.