Viaggio nella storia

26 giugno 1819: viene brevettata la bicicletta (seconda parte)

Articolo a cura di Matilde Titone

Sempre negli anni ottanta dell’Ottocento iniziarono a comparire sulle biciclette di lusso, come le Louvet, i primi fanali a candela! Solo all’inizio del Novecento una società italiana, la Magneti Marelli, avrebbe poi aggiunto anche la dinamo.

La “Rover” è il nome dato alla prima “bicicletta di sicurezza” realizzata nel 1884 da John K. Starley a Coventry. Questa bicicletta, che aveva ruote di dimensioni uguali e trasmissione a catena sulla ruota posteriore, è considerata l’antesignana delle moderne biciclette.

La “Rover” rappresentò un passo fondamentale nello sviluppo della bicicletta, segnando un’evoluzione verso la forma e la funzionalità che conosciamo oggi, la bicicletta di sicurezza che si contrapponeva, adottando la soluzione della catena dell’orafo francese, al rischioso biciclo asimmetrico.

Siamo in quelli che sono chiamati gli anni d’oro delle due ruote tra il 1880 e il 1890, quando il mezzo più popolare del mondo prese la sua forma definitiva, avviando un’industria che esiste ancora oggi: i primi produttori si chiamavano Peugeot, Triumph, Rover, Fiat. L’industria delle automobili si fece i muscoli con quella delle biciclette. Dunque: un secolo di storia, ma tante tecnologie provenienti da tanti Paesi europei.

Gradualmente la bicicletta, da strumento ricreativo delle classi medie, divenne il mezzo di trasporto più usato dai ceti meno abbienti. Nei primi decenni del Novecento i cittadini benestanti iniziarono a usare le automobili, mentre le classi popolari si servivano della bicicletta per le esigenze quotidiane.

In Italia, il mezzo si diffuse soprattutto nel Centro-Nord e nel 1885 a Milano nasce “La Fabbrica Italiana Velocipedi Edoardo Bianchi”, conosciuta semplicemente come Bianchi. È la fabbrica di biciclette più vecchia al mondo ancora esistente.

Tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento nacquero le corse “classiche” su strada che si corrono ancora oggi, come la Parigi-Roubaix, introdotta nel 1896, e la Milano-Sanremo, del 1907. Furono istituiti, inoltre, i grandi giri a tappe, come il Tour de France (1903) e il Giro d’Italia (1909).

La bicicletta ebbe un impatto notevole sul cambiamento dei costumi, della cultura, delle leggi e persino sulla nuova consapevolezza del femminismo e dei ceti svantaggiati. La bicicletta si diffuse rapidamente e rivoluzionò lo stile di vita degli ultimi decenni del XIX secolo. La Bell’Époque si sviluppò proprio in concomitanza all’affermarsi del velocipede.

Curiosità: Le prime regolamentazioni sulla bicicletta risalgono al XIX secolo, a seguito della sua diffusione come mezzo di trasporto. Le prime leggi, spesso di natura municipale, riguardavano divieti di circolazione in alcune zone, obblighi di portare una fascia di riconoscimento o altre limitazioni. In alcuni comuni, come Milano e Firenze, nel 1869, sono stati emanati provvedimenti che proibivano la circolazione delle biciclette in alcune aree.

La bicicletta, storicamente, oltre alle sue tante funzioni sia ludiche che socioeconomiche, è stata considerata un importante strumento di emancipazione femminile. In passato, quando le donne erano spesso limitate nei loro movimenti e nella loro libertà, la bici ha offerto un’opportunità di spostamento indipendente, contribuendo a sfidare le limitazioni sociali e ad aprire nuove possibilità. Annie Londonderry, una donna che ha compiuto il giro del mondo in bicicletta, è diventata un simbolo della libertà femminile e dell’emancipazione.

In Italia, il periodo immediatamente successivo alla guerra (dal 1945 ai primi anni ’50) fu l’epoca d’oro della bicicletta e del ciclismo sportivo. Nel 1948 De Sica firma uno dei film considerati capolavori del neorealismo italiano: “Ladri di  Biciclette” dove si rappresenta la bicicletta come un mezzo fondamentale per poter lavorare per la classe operaia. Siamo appena usciti dalla guerra disastrosa e Antonio Ricci trova lavoro come imbianchino ma per poter lavorare deve avere una bicicletta. Film straordinario ma non mi dilungo. Negli stessi anni due campioni di ciclismo Fausto Coppi e Gino Bartali danno vita ad un entusiasmo sia popolare che delle classi sociali più alte, con la loro rivalità nelle gare di ciclismo, sport che in quel momento supera tutte le altre competizioni, tranne il calcio ovviamente.

In seguito anche nel nostro Paese arrivò la motorizzazione di massa, prima con i motoscooter (le celebri Vespa e Lambretta) e poi con le automobili. La bicicletta perse inevitabilmente la sua attrattiva e iniziò a essere considerata un mezzo retrogrado o un gioco per i bambini. Negli anni ’60 la bicicletta diventa il giocattolo da comprare ai bambini raggiunta una certa età, prima il triciclo poi la bici a due ruote e lì interviene la Graziella di cui ho accennato sopra.

Nonostante il declino della bicicletta come mezzo di trasporto, nella seconda metà del Novecento furono introdotte varie innovazioni e furono prodotti nuovi modelli. Per esempio, negli anni ’70 in California fu lanciata la mountain bike che si è poi diffusa in tutto il mondo. Dagli anni ’90, inoltre, è iniziata la produzione delle biciclette a pedalata assistita, o e-bike, che montano un motorino elettrico che facilita la pedalata.

Da alcuni decenni assistiamo a una rinascita della bicicletta, che oggi è usata da un numero crescente di persone in tutti i Paesi industrializzati.

La bicicletta serve prevalentemente per uso ricreativo, ma alcuni cittadini, soprattutto nell’Europa del Nord, la utilizzano anche per gli spostamenti quotidiani su brevi distanze. In Occidente, a differenza del passato, usare la bicicletta non è più una necessità, ma una scelta. I cittadini che si muovono in bicicletta spesso lo fanno per motivi di salute e/o per rispetto dell’ambiente e non perché non possono permettersi un’automobile.

In altre aree del mondo, però, come l’Asia, la bicicletta è ancora l’unico mezzo di locomozione a disposizione dei cittadini dei ceti meno abbienti.

Un’ultima curiosità:  ogni anno nel mondo vengono prodotte circa cento milioni di bici: per le strade del Pianeta ne circolano il doppio rispetto alle macchine (solo la Cina ne conta oltre mezzo miliardo), ma il loro uso varia molto da Paese a Paese. Negli Stati Uniti, ad esempio, meno di dieci persone su cento si servono della bicicletta per muoversi, mentre nei Paesi Bassi quasi il 40% della popolazione pedala abitualmente, e sette adulti su otto possiedono una bicicletta.

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