Articolo a cura di Laura Pitzalis
Quando si dice Siena si pensa subito al Palio e viceversa. Nonostante sia un luogo d’interesse e bellezza singolare, patrimonio UNESCO, il suo nome nell’immaginario collettivo è associato a una manifestazione che, sin da tempi molto antichi, stimola curiosità ed entusiasmo per il fascino, la tradizione e le emozioni che suscita.
Prima di tutto bisogna sottolineare che quello che viene genericamente definito “Palio di Siena” si riferisce in realtà a due eventi diversi, seppur legati fra loro: il Palio della Madonna di Provenzano, il 2 luglio, e il Palio dell’Assunta, il 16 agosto.
Iltermine“Palio”derivadallatino pallium, che significa drappo, e nel Medioevo era il premio per il vincitore di una gara di corsa con cavalli o bufale o asini o mule.
Tali competizioni si tenevano un po’ ovunque nel centro-nord della penisola in occasione delle feste patronali, e vedevano sfidarsi i rappresentanti dei quartieri o delle contrade cittadine.

ORIGINI DEL PALIO DI SIENA
Delle origini del Palio non si ha una data certa, sicuramente è antico come Siena, e la sua storia si intreccia da sempre con quella della città.
Tra l’inizio del Duecento e la metà del Trecento, l’età d’oro della Repubblica senese, il Palio era il momento solenne e conclusivo per celebrare l’Assunta nelle feste di mezz’agosto. Era detto “alla lunga” perché il percorso si svolgeva su un tracciato lineare che partiva da fuori le mura per poi entrare in città e, attraverso le strette vie del borgo medievale, arrivare davanti al Duomo.
La più antica testimonianza del “Palio alla lunga” risale a un documento del 1239: una multa di quaranta soldi ricevuta da Ristoro di Bruno di Cigurda perché aveva rifiutato il maiale, che da regolamento spettava all’ultimo arrivato in segno di scherno.
In origine la “carriera”, la corsa, era riservata esclusivamente alla nobiltà e non si limitava agli abitanti delle contrade: a partecipare erano infatti i destrieri appartenenti ai grandi signori della penisola come i Medici, i Gonzaga, i Borgia, i Malatesta, solo per fare alcuni nomi.
I rischi legati al “Palio alla lunga” erano alti, era, infatti, una gara molto pericolosa e per questo perse sempre più interesse nei secoli finché non venne definitivamente abolita in favore del “Palio alla tonda”, che si sarebbe corso da quel momento in avanti attorno alla piazza del Campo, ancora oggi protagonista del Palio.
Il primo documento scritto che testimonia questa variazione di percorso risale al 2 luglio 1652 data che coincide con le festività dedicate alla Madonna di Provenzano.
La leggenda narra di un’immagine della Vergine Maria, posta su un muro esterno di un edificio nel rione di Provenzano, che fu oggetto di un atto sacrilego da parte di un soldato spagnolo. Si dice che il soldato, durante l’occupazione spagnola di Siena nel 1554, sparò contro l’immagine ma la pallottola non la danneggiò, anzi, rimbalzò e lo uccise. Questo evento miracoloso accrebbe la devozione dei senesi per la Madonna e il Palio del 2 luglio venne organizzato proprio per onorare l’episodio.
Il passaggio dal Palio “alla lunga” a quello “alla tonda” coincise con un ruolo più attivo da parte del popolo nella partecipazione alla festa, fino a quel momento riservata, come già detto,
all’aristocrazia. Sarebbero state da qui in avanti le contrade a scegliere autonomamente il proprio fantino.
Nel 1701 il Palio della Madonna di Provenzano fu vinto dalla contrada dell’Oca che propose alle altre contrade, per festeggiare la vittoria, una rivincita da disputarsi in occasione della festa dell’Assunta. Visto però che all’epoca il 15 agosto era ancora attivo il Palio alla lunga, si decise di spostare la corsa al 16 agosto, data rimasta fino ai giorni nostri.

IL PALIO OGGI
Alla gara partecipa un cavallo, montato a pelo da un fantino, per ciascun rione del centro storico di Siena. A ogni edizione, per questione di spazio e sicurezza, prendono parte solo dieci delle diciassette contrade seguendo il principio della rotazione: le sette che non hanno corso il Palio l’anno precedente, sono ammesse di diritto a quello successivo e per completare il numero si estraggono a sorte le altre tre. Anche i cavalli sono assegnati mediante sorteggio, mentre i fantini sono ingaggiati dalle contrade.
La corsa prevede tre giri completi di Piazza del Campo, la piazza principale di Siena, che viene appositamente ricoperta con una miscela di tufo, argilla e sabbia. I cavalli partecipanti entrano in piazza secondo un preciso ordine, anch’esso sorteggiato, in attesa della “mossa”, la partenza, decretata da un apposito “mossiere“. Incorsa, se un fantino cade e il cavallo arriva da solo,“cavallo scosso”,lapartecipazione è considerata valida.
La corsa, chiamata “carriera”, dura pochi minuti ma dà luogo a diversi giorni di eventi e preparativi. Almeno venti giorni prima delPalio c’è l’estrazione a sorte delle tre contrade che prenderanno parte alla corsa insieme alle sette che corrono di diritto.
La città comincia a trasformarsi, si montano i palchi in piazza del Campo, viene steso il tufo sulla pietra serena, i veterinari danno gli ultimi ok ai cavalli; i vicoli delle contrade fioriscono di tavoli e sedie, di festoni, di luci e tante bandiere, sotto le quali ci si riunisce fino a notte alta per rievocare e fare propositi.
A quattro giorni dalla corsa è il momento della “tratta” in cui i cavalli vengono scelti e assegnati in sorte alle contrade che correranno. Seguono le prove sul percorso di gara per far sì che il fantino prenda dimestichezza con il cavallo.
Il giorno del Palio, le contrade organizzano la benedizione del cavallo nella propria chiesa; nel pomeriggio si svolge il corteo (Passeggiata Storica) a cui prendono parte oltre 600 figuranti in rappresentanza delle 17 contrade e delle istituzioni della antica Repubblica di Siena. Il corteo parte dalla Piazza del Duomo, si snoda per alcune vie del centro cittadino per poi sfilare nella Piazza del Campo.
Il Palio per i contradaioli non si riduce solo a questi giorni: il Palio è ogni giorno dell’anno. È fondamentale, infatti, partecipare attivamente alla vita di contrada tutto l’anno, occupandosi delle trattative con i fantini, dell’organizzazione di eventi di autofinanziamento, di esercitazioni per il corteo storico e di molte altre iniziative. Tutti quelli che frequentano la propria contrada nei soli giorni del Palio vengono infatti chiamati “Quattrogiornisti” in senso dispregiativo.

PER APPROFONDIRE E CURIOSARE
Qui di seguito vi riporto alcuni “quadri” dei tantissimi che compongono quel mondo straordinario che è il Palio di Siena, ma se volete approfondire vi consiglio questo articolo pubblicato qualche anno fa dal blog TSD: troverete dei piacevolissimi e interessanti video di Canale 3, TV locale senese, in cui Pietro Resta (alias Wikipedro) incontra Duccio Balestracci, professore ordinario di Storia Medievale.
Le contrade
Il centro storico di Siena è suddiviso in 17 contrade, ciascuna con un nome, un simbolo e un territorio specifico in cui sorgono una chiesa, una sede ufficiale e un museo di contrada all’interno del quale sono custoditi palii, abiti d’epoca, documenti, cimeli e veri e propri reperti storici.
Questi i loro nomi: Aquila, Bruco, Chiocciola, Civetta, Drago, Giraffa, Istrice, Leocorno, Lupa, Nicchio, Oca, Onda, Pantera, Selva, Tartuca, Torre, Valdimontone.
Il premio per il vincitore
Al Palio non sono previsti premi in denaro. Il trofeo per il vincitore è il Drappellone, più familiarmente chiamato “Cencio” dai senesi. Non ha un valore economico ma simbolico: è il simbolo dell’onore e del primato di una contrada.
Nel medioevo era formato da un tessuto prezioso che poteva essere velluto, broccato o damasco, finemente ricamato con fili d’oro e d’argento e impreziosito da frange, fregi e altri elementi di valore oppure da pelliccia di vaio, uno scoiattolo siberiano il cui manto era utilizzato per confezionare nel medioevo i mantelli degli aristocratici.
Oggi è un drappo di seta dipinto a mano realizzato da artisti scelti di volta in volta dal Comune tramite concorso o anche direttamente.
Una volta vinto, il Palio resta di proprietà della contrada vincitrice, che dopo i festeggiamenti per la vittoria lo custodirà all’interno del proprio museo.

Il cavallo può vincere anche senza fantino
Si chiama vittoria con il “cavallo scosso” quella conquistata dal solo cavallo che ha continuato a correre arrivando al traguardo senza il suo fantino, caduto durante la gara. Si tratta di un evento non raro in questa competizione, è successo per ben 24 volte, l’ultima nel 2023 con la vittoria di Zio Frac per l’Oca.
La benedizione del cavallo
La benedizione del cavallo è un momento particolarmente delicato e molto sentito dai contradaioli. Si tratta di un rito mistico che prevede la presenza del cavallo e del fantino di fronte all’altare. Il sacerdote, per consuetudine, conclude il rito con la frase augurale: “Vai e torna vincitore!”.
Il Barberesco è lo stalliere ufficiale che prende in consegna il cavallo della Contrada dal momento della tratta e lo cura fino a quando viene riconsegnato al proprietario. Nei quattro giorni del Palio non lo lascia mai un minuto dormendo anche nella stalla con lui.
Il mossiere non guarda mai la corsa
Il mossiere è una delle figure chiave del Palio di Siena, spetta infatti a lui dare il via alla partenza dei cavalli, (mossa), abbassando il canape, una grossa fune che cerca di tenere i cavalli allineati. In caso di mossa non valida i cavalli sono richiamati con lo scoppio di un mortaretto. Una volta svolto il suo lavoro, il mossiere lascia il Campo e non assiste mai alla “carriera”.

Donne che hanno corso il Palio di Siena
Dovrebbero essere due le donne che hanno corso il Palio di Siena. Il condizionale è d’obbligo visto che
di Virginia Tacci non è mai stata trovata la data di nascita e ciò lascia adito a dubbi sulla sua esistenza. Il 15 agosto 1581 avrebbe corso un Palio alla lunga per la contrada del Drago.
Rosanna Bonelli ha, invece, corso per l’Aquila il Palio dell’agosto 1957 con il soprannome di Diavola anche se è conosciuta e ricordata con il nome di Rompicollo, dal titolo dell’operetta sul Palio scritta dal padre, il commediografo senese Luigi Bonelli.
Chi è la “nonna”?
È definita “nonna” la contrada che non vince da più tempo, attualmente la contrada dell’Aquila non avendo vinto il Palio dal 3 luglio 1992.
A questo si associa il termine scherzoso “cuffia” che deriva dal copricapo che un tempo veniva indossato dalle donne anziane e che, in questo contesto, viene metaforicamente “indossato” dalla contrada nonna fino a quando non ottiene una nuova vittoria.
Quando non si è corso il Palio
Nel Novecento in occasione delle due guerre mondiali il Palio non si svolse anche se il 16 agosto del ’43 un Palio un po’ sui generis fu effettivamente corso, in un luogo molto lontano da Siena e molto diverso dalla Piazza del Campo. In quel giorno, infatti, i prigionieri senesi del campo di smistamento 203 a Tunisi inscenarono una sorta di “carriera”, chiaramente senza cavalli, ma con tanto di drappellone dipinto e dell’ immancabile mortaretto, ricavato con una tanica di benzina vuota. A vincere fu il Bruco.
Più di recente, nel 2020 e 2021 a causa della pandemia.
Proteste animaliste e misure di sicurezza
Da alcuni anni il Palio di Siena suscita le proteste delle associazioni animaliste, perché in gara si verificano spesso cadute e i cavalli coinvolti, se subiscono fratture o ferite gravi, devono essere abbattuti. Per ovviare al problema, dagli anni ’90 il Comune di Siena ha introdotto alcune misure di sicurezza, tra le quali i controlli sanitari sui cavalli e le protezioni lungo la pista. Il numero di incidenti è diminuito, ma non sono cessate le proteste delle associazioni animaliste, che chiedono l’abolizione della corsa.
Vocabolario del Palio
Il Palio ha un linguaggio molto particolare, se siete curiosi qui sotto il link dove troverete tutti i termini usati nella competizione.
https://www.ilpaliodisiena.eu/Palio/Storia/vocabolario.htm