Recensione a cura di Raffaelina Di Palma
“L’Ultima Predica,” edito da NPS Edizioni, è ambientato nell’immaginario Comune di Monteviverna. Il giudice Raniero da Albinea viene incaricato delle indagini dell’assassinio del frate domenicano, Rinaldo da Firenze.
Alessia Francone, archivista, specializzata in storia medievale, ha esordito con la saga fantasy del magico mondo di Reinkar, per approdare poi al giallo storico, dove ha unito le due sue grandi passioni: la Scrittura e la Storia. È un interessante giallo storico che si svolge nella Toscana Comunale della seconda metà del Duecento, in pieno conflitto tra guelfi e ghibellini.
“«Frate Rinaldo, stando a ciò che mi avete detto, era un religioso esemplare. Aveva forse suscitato l’invidia di qualcuno?» «Non credo. Era degno di ammirazione, ma invidiarlo non era spontaneo. Nonostante tutto, egli non …appariva sereno».”

Toscana, 1262.
Raniero da Albinea, il giudice incaricato delle indagini, onesto uomo di legge che però non ignora le dinamiche politiche, ma anzi le sfrutta brillantemente per arrivare all’obiettivo.
L’indagine, nella fase iniziale, si scompone e si ricompone dando al lettore l’impressione di un caso irrisolvibile, ma poi viene preso per mano dall’autrice che lo accompagna nel 1262 e lì rimane sorpreso perché tutto quanto è vivo e palpitante e anche se l’ambientazione, i personaggi, le vicende e i luoghi descritti sono frutto di finzione, ma quando la documentazione fa parte di una ricerca accurata, con datazioni scandite nello stile dei documenti, l’attenzione all’idioma, con un repertorio ricco, la finzione scompare per far posto al lettore: immergendolo in una viva e credibile realtà.
Con uno stile di scrittura semplice e trasparente, con tinte di giallo, l’autrice ci porta in ambientazioni che si animano tra le pagine del romanzo. La ricostruzione dell’epoca è dettagliata, dalla quale traspare la profonda conoscenza della materia; tra giochi di potere, correnti politiche e di pensiero, ideologie religiose e predicatori che minacciano l’inferno, si percepiscono fisicamente le emozioni, il dolore, le lotte, le rinunce a cui vengono sottoposti i personaggi della storia.
“«I predicatori itineranti non disdegnano le strategie un po’ teatrali, ma ora mi pare che si esageri» sbuffò Arrigo. «Se è un’entrata a effetto, si direbbe che anche i confratelli non ne sappiano nulla» rispose Raniero, scrutando con occhi penetranti i volti disorientati del priore e degli altri frati. In quell’istante l’aria fu lacerata da un grido di donna. «Soccorso, soccorso! Accorrete, Presto!»”
Ai soccorritori si presenta una scena agghiacciante: il corpo di Frate Rinaldo da Firenze, atteso per la predica per il ciclo quaresimale, giace riverso sull’acciottolato del vicolo con un coltello nella schiena.
I confratelli e i fedeli sono increduli. Chi può aver commesso un crimine così atroce contro un uomo di fede, ammirato e rispettato per la sua eccezionale oratoria e per la sua austera e rigorosa qualità di vita?
A Raniero da Albinea, il giudice che fa parte dei funzionari del podestà, con il compito di amministrare la giustizia e di indagare sui delitti che avvengono nel Comune, viene dato il compito di scoprire chi ha commesso l’assassinio, aiutato in questo arduo compito, dal fedele cavaliere Arrigo.
Un giallo che tiene con il fiato sospeso, un excursus nel pensiero e nell’animo umano, una disputa tra ciò che è legittimo e ciò che non lo è: una voragine delle viltà umane e il suo equilibrio nella rivelazione della verità suprema.

Il giudice e il cavaliere scoprono ben presto che più di una persona ha motivi di risentimento contro frate Rinaldo da Firenze: si troveranno coinvolti in una impenetrabile rete di complotti politici, si inoltrano nella complicata investigazione alla ricerca della verità, portando alla luce i lati più bui della natura umana: scoprendo rancori personali, dissidenza e ideologia religiosa. Più di una persona ha ragioni di rancore contro il predicatore che, oltre le apparenze, nasconde una triste realtà: caratteristiche che legano con un sottilissimo filo religione e superstizione.
Nulla è come sembra e ogni personaggio maschera le proprie difficoltà e i propri limiti, scoprendo che, oltre la facciata, si nasconde una dura verità.
“«Grazie, Iacopo. Una cosa nel vostro racconto è decisiva; frate Rinaldo voleva pronunciare, lo scorso mercoledì, la sua ultima predica». Così dicendo, il giudice distolse lo sguardo da Iacopo e lo puntò alla sua sinistra.”
Infatti, frate Rinaldo, aveva fatto intendere di voler abbandonare per sempre la predicazione: di assumersi le proprie responsabilità e a confessare pubblicamente alcune sue mancanze delle quali non riesce più di portarne il peso.
Una documentazione che fa parte di un lavoro certosino, con datazioni scandite nello stile dei documenti medievali, l’attenzione all’idioma e un ricco repertorio, la finzione scompare per far posto al lettore e immergerlo in una realtà viva.

Rivive, in questo romanzo, in modo appassionante quel ruolo di “rigeneratore della civiltà” che il monachesimo ha avuto nel primo Medioevo. Il legame tragico e al tempo stesso rassicurante esistente tra distruzione e rinascita, ispirata dalla fede.
“«Quindi le prediche di frate Rinaldo servivano a preparare il terreno per gli inquisitori» commentò Arrigo. «Ma egli partecipava poi ai processi veri e propri?» «In genere no; un paio di volte ha assistito alle condanne e ai successivi roghi, ma certo non in qualità di giudice» narrò Nicola.”
Pro
Molto interessante il glossario alla fine del libro con le spiegazioni delle parole usate nella storia: parole desuete, ma che imprimono una testimonianza grammaticale storica.
Un tuffo nel Medioevo, con una particolare accuratezza ai costumi e alle tradizioni dell’epoca: che hanno portato poi a grandi cambiamenti; politici e sociali.
Contro
Nulla da riportare

Trama
Toscana, anno del Signore 1262. Frate Rinaldo da Firenze, illustre predicatore domenicano, viene trovato morto in un vicolo del borgo di Monteviverna. Ucciso con un’unica pugnalata alle spalle. I confratelli e i fedeli sono attoniti: chi può aver osato colpire un uomo di Dio, ammirato per la sua straordinaria eloquenza e per il suo inflessibile rigore di vita? E perché? Spetta al colto giudice Raniero da Albinea, aiutato dal fedele Arrigo, cavaliere del podestà addentrarsi nella difficile ricerca della verità, in un’indagine che porterà alla luce i lati tenebrosi dell’animo umano. Più di una persona aveva, infatti, motivi di risentimento contro il defunto frate e un’amara realtà si cela oltre le apparenze.