Personaggi Storici Viaggio nella storia

Emily Dickinson come Emily Elizabeth Dickinson

Articolo a cura di Ivana Tomasetti

Una serie Tv che coinvolge appassionatamente è quella dal titolo Dickinson, ideata da Alena Smith. Realizzata negli Stati Uniti negli anni 2019 – 2021, fu trasmessa per tre stagioni, ed è rimasta nel cuore di molti perché ha riscosso grande successo.

Arrivò in Italia nel novembre del 2019 sulla piattaforma Apple TV+; dal titolo capiamo che rivisita la vita della grande poetessa, interpretata da Hailee Steinfeld, in modo moderno e divertente, dando una pennellata di ottimismo biografico.

Nella serie, Emily Dickinson ha le caratteristiche moderne di una donna che rifiuta la società patriarcale e il ruolo di donna sottomessa; trova comprensione nella sua amica Sue. La loro è una relazione intima e quando Sue sposa il fratello di Emily, questa vive una gelosia profonda. Lo stesso fa anche il marito che giudica troppo particolare la loro amicizia.

La vera Emily Elizabeth Dickinson è stata una poetessa statunitense, considerata tra i maggiori lirici moderni.

Permettetemi di cominciare con una delle sue liriche che io ritengo tra le più toccanti:

“Se io potrò impedire/a un cuore di spezzarsi/Non avrò vissuto invano/Se allevierò il dolore di una vita/o guarirò una pena/o aiuterò un pettirosso caduto a rientrare nel nido/non avrò vissuto invano.”

Emily Dickinson nacque nel 1830 ad Amherst (Massachusetts) in una famiglia borghese di tradizioni puritane.

Il padre decise di farle abbandonare il College femminile di Mount Holyoke (esistente ancor oggi) per problemi di salute e non le permise di continuare gli studi.

Mio padre è troppo impegnato con le difese giudiziarie per accorgersi di cosa facciamo. Mi compra molti libri, ma mi prega di non leggerli perché ha paura che scuotano la mente”.

La religiosità di Emily è personale, conflittuale, pessimista: Dio e il problema del male, presente nel mondo e nella Natura, non riescono a conciliarsi.

Con nessuna apparente sorpresa/Un Fiore felice/Il Gelo decapita nel suo gioco/In accidentale potere. /Il biondo Assassino va avanti. /Il Sole procede impassibile/A far fuori un altro Giorno/Per conto di un Dio Compiacente

Emily trascorse la maggior parte della propria vita nella casa dove era nata e a partire dal 1865 iniziò a vestirsi solo di bianco, in segno di purezza, rifiutando il matrimonio.

Durante gli anni 1850, la relazione più forte e più affettuosa di Emily fu quella con sua cognata, Susan Gilbert, le scrisse oltre trecento lettere.

Con l’eccezione di Shakespeare, tu mi hai donato più conoscenza di qualsiasi altro vivente”.

Non sappiamo se fosse realmente un amore platonico oppure no.

In un’altra lettera la Dickinson scrive

Susie, verrai davvero a casa sabato prossimo e sarai di nuovo mia e mi bacerai come facevi?… mi sento così impaziente per te, sento che non posso aspettare, sento che ora devo averti – che l’attesa di vedere ancora una volta il tuo viso mi fa sentire accaldata e febbricitante, e il mio cuore batte così velocemente...” (Lena Koski in The Emily Dickinson Journal)

Nel 1855 conobbe il reverendo Charles Wadsworth, e se ne innamorò. Il suo rimase un sentimento platonico (il pastore era già sposato e aveva dei figli), la Dickinson gli dedicò dei suoi componimenti.

In seguito la poetessa volle estraniarsi dal mondo e si rinchiuse nella propria camera al piano superiore della casa paterna, dove visse in isolamento insieme al suo cane Terranova.

Soffriva di disturbi nervosi come agorafobia e ansia oltre che di una fastidiosa malattia agli occhi (per cui subì un ricovero in un ospedale di Boston).

Il secondo amore romantico della Dickinson per un uomo sarà per l’anziano giudice Otis Phillips Lord (1812-1884), un amico del padre defunto e assiduo frequentatore di casa Dickinson.

Quando lui rimase vedovo nel 1878, la Dickinson, che aveva allora 48 anni, avrebbe voluto sposarlo, ma alla fine dovette rinunciare a causa delle tensioni familiari.

Un grande dolore fu la morte del nipote Thomas Gilbert Dickinson (1883), colpito dal tifo a soli 8 anni, seguita da quella di Otis Lord per attacco cardiaco l’anno seguente.

Emily Dickinson morì di nefrite nello stesso luogo in cui era nata, ad Amherst, nel Massachusetts, il 15 maggio 1886 all’età di 55 anni. Il medico curante attribuì il decesso a “malattia di Bright”, che la affliggeva da due anni e mezzo, nome con cui oggi si indica l’insufficienza renale cronica. Fu sepolta nel locale cimitero, nel settore di famiglia.

La sorella Lavinia scoprì nella camera di Emily diverse centinaia di poesie scritte su foglietti, in parte ripiegati e cuciti con ago e filo, tutti contenuti in un raccoglitore. Prima della sua morte erano stati pubblicati solo sette testi, con varie modifiche apportate dagli editori.

La poetessa statunitense non ebbe alcun riconoscimento durante la vita, le sue opere, largamente anticipatrici della poesia novecentesca, non risultavano conformi al gusto dell’epoca.

Oggi Emily Dickinson è considerata non solo una delle poetesse più sensibili di tutti i tempi, ma anche una delle più rappresentative.

“Per ogni estatico istante/dobbiamo pagare un’angoscia /in pungente e tremante rapporto/con l’estasi/per ogni ora d’amore/aguzze elemosine d’Anni/amari spiccioli contesi/e Scrigni colmi di lacrime!”

Il linguaggio di Emily Dickinson è semplice e brillante.

L’uso poco convenzionale delle maiuscole è una sua caratteristica.

Le liriche racchiudono una profonda angoscia esistenziale che la fa assomigliare ai nostri vissuti.

Annoda i Lacci alla mia Vita, Signore,/Poi, sarò pronta ad andare!/Solo un’occhiata ai Cavalli
In fretta! Potrà bastare!/Addio alla Vita che ho vissuto /E al Mondo che ho conosciuto/E Bacia le Colline, per me, basta una volta/Ora sono pronta ad andare.”

Oppure nella lirica n. 449

Morii per la Bellezza, ma ero appena/composta nella tomba/che un altro, morto per la verità/fu disteso nello spazio accanto. /Mi chiese sottovoce perché ero morta/gli risposi “Per la Bellezza” /“E io per la Verità, le due cose sono/una sola. Siamo fratelli” disse.”

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