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Il salottino di TSD: intervista a Sara Di Furia

Riapre il salottino di TSD. Oggi a farci compagnia ci sarà Sara Di Furia, autrice bresciana con all’attivo diverse pubblicazioni.

presentazione

Sara Di Furia è nata e vive a Brescia dove lavora come insegnate. Ha all’attivo diverse pubblicazioni tra cui La regina rossa, Jack e L’apprendista di Goya. La sua ultima pubblicazione, La città delle anime sepolte, thriller storico ambientato in una Napoli dalle atmosfere misteriose, sta riscuotendo molto successo.

l’intervista

“La città delle anime sepolte” segna il tuo esordio nella scuderia di Newton Compton Editori, come è stato questo tuo percorso che ti ha portata a pubblicare con una delle etichette più importanti nel panorama editoriale italiano?

    Il mio incontro fortunato che mi ha portata poi a Newton è stato quello con la mia agente Marilena Brassotti Ziello che, per prima, ha avuto fiducia nel mio lavoro e nella mia scrittura forse più di quanto abbia mai fatto io. La casa editrice ci ha dato una possibilità e insieme abbiamo deciso di sfruttarla al meglio, di tentare il tutto per tutto. Mi sono buttata a capofitto nella stesura della mia storia consapevole che un simile treno passa una sola volta nella vita. Un anno dopo, potete leggere il risultato di questa avventura nel volume uscito da poco in libreria.

    Già a partire dalla sinossi del romanzo capiamo che non hai lesinato in scene crude e violente: questo può essere considerato il tuo thriller storico più “dark”?

    Assolutamente sì! L’ambientazione che ho scelto si prestava in modo sublime alla sfumatura dark. Non ho forzato nulla, è stato tutto molto naturale. Chi ha visitato Napoli può capire di cosa parlo. Ci sono molte scene cruente in questa storia, ma nessuna scivola mai nello splatter. C’è tensione e ritmo narrativo. Volevo che il passato, in questa trama di morte, fosse più vivo che mai.

    Napoli, la città della superstizione per antonomasia. C’è un disegno ben preciso dietro la scelta di ambientare questa storia proprio nella città partenopea?

    In realtà no. L’idea di Napoli è nata in seguito a un viaggio d’istruzione svolto nel 2023 con i miei studenti. Sono rimasta stregata dal rapporto unico e incredibile che i napoletani hanno con la morte. Lì, e in nessun altro luogo, è una creatura palpabile. A Napoli non c’è un netto confine tra vivi e morti e credo che sia una peculiarità di questa città. Al termine del viaggio decisi che prima o poi sarebbe stata la protagonista di uno dei miei libri. Quando si è presentata l’occasione di scrivere un romanzo ambientato in Italia, non ho avuto alcuna perplessità nella scelta.

    Che cosa puoi dirci dei due protagonisti, il funzionario Guido Tucci e del frate Bianco della Giustizia Bastiano? A chi ti sei ispirata per i loro tratti caratteristici?

    Entrambi hanno qualcosa che mi appartiene, che mi contraddistingue. Fra’ Bastiano mi rispecchia molto nella sua solitudine e nel senso perenne di inadeguatezza cronica. Anche a me, come al mio protagonista, capita spesso di sentire che il mondo che mi circonda non sia alla mia misura e, come lui, ho momenti di introspezione che somigliano a una tortura autoimposta. Il mio frate Bianco non sa vivere con leggerezza e si perde nelle sue letture per fuggire dal mondo. Guido Tucci invece avverte in sé un forte senso di giustizia ed è un uomo pragmatico. Ma più di ogni altra cosa sa cosa sa essere un vero amico.

    Prevedi altri capitoli con gli stessi protagonisti?

    A dire il vero non ci ho ancora pensato. Proprio perché sono una persona pragmatica come il mio funzionario, credo che molto dipenderà dall’accoglienza che la mia storia riceverà dal pubblico. Ma non nascondo che mi piacerebbe davvero coinvolgere i miei personaggi in un’altra avventura.

    Quanto è difficile, oggi, scrivere una storia originale nell’ambito del thriller storico?

    In realtà credo sia più difficile un’ambientazione contemporanea. Il thriller storico mi offre la possibilità di fare ricerca e di proporre aspetti propri di un’epoca che ai più spesso non sono noti. L’“effetto sorpresa” è quindi più semplice da ricreare. O forse, semplicemente, mi risulta più facile perché la storia è la mia passione e mi sento a mio agio muovendomi all’interno dei secoli passati.

    Quali autori di thriller, anche storici, ti sono di maggiore ispirazione?

    Sono maturata nella scrittura con i romanzi storici di Marcello Simoni e Matteo Strukul, ora colleghi di casa editrice, ma adoro la scrittura di Eraldo Baldini e Steven Price. Tuttavia, il mio idolo in assoluto è uno sceneggiatore americano, Seth Grahame-Smith. La sua scrittura è per me come il miele per gli orsi. Estasi.

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