Torna il nostro sondaggione per la scelta del libro da leggere insieme nel mese di giugno, l’ultimo di questa stagione per la raccolta punti sulla tessera fedeltà!
Per il nostro giro del mondo approdiamo in Austria! Abbiamo scelto tre titoli da mettere a confronto in questa votazione! Eccoli

1889 – Régis Jauffret
Austria, Braunau Am Inn, Salzburger Vorstadt, 15 luglio 1888, albergo Dafner. Aloïs Hitler e sua moglie Klara, che è anche sua nipote, la sua ex domestica e che ha ventitré anni meno di lui, vivono in un appartamento che l’albergatore affitta loro all’ultimo piano. Lei ha già avuto tre figli da lui, tutti morti poco dopo la nascita. E tira su i due figli di Aloïs, frutti d’un precedente matrimonio. Un giorno, in quel mese, viene concepito un figlio. Il romanzo inizia in quell’istante. Ormai Klara è incinta di Adolf Hitler, il più grande mostro di tutti i tempi. Klara è molto cattolica e divide le sue giornate tra la casa e la chiesa, dove è vittima di un prete che le promette l’inferno per ogni peccato che lei possa commettere. Sogna da sempre il figlio che porta in sé, chiedendosi se sia un maschio o una femmina. Spera che contrariamente ai primi tre, questo figlio sia robusto e che possa raggiungere l’età adulta. Il romanzo si conclude con il battesimo di Adolf, che ormai liberato dal peccato originale, diventa un figlio di Dio.

I goldbaum – Natasha solomons
Vienna, 1911. Sulla Heugasse sorge il palazzo dei Goldbaum, una famiglia di influenti banchieri ebrei. I Goldbaum, com’è costume delle dinastie d’alto rango d’Europa, si sposano tra loro. Anche la giovane ribelle Greta Goldbaum deve rassegnarsi alla tradizione di famiglia e dire addio alle sue scapestrate frequentazioni nella ribollente Vienna di inizio Novecento, sposando Albert Goldbaum, un cugino del ramo inglese della stirpe. A Temple Court, nello Hampshire, dove si trasferisce, Greta si sente estranea persino a sé stessa: la nuova famiglia la tratta con rispetto, la servitù con deferenza e Albert è cortese e sollecito. Ma la sua presenza riesce a essere opprimente come una coperta pesante in una nottata troppo calda, e tra i due sposi si instaura una gelida, sottile antipatia. Al punto che Lady Goldbaum, la madre di Albert, decide di regalare alla nuora un centinaio di acri come dono di nozze, un giardino dove sentirsi finalmente libera da ogni costrizione. Alla silenziosa contesa di Temple Court si aggiunge, però, il fragore di ben altro conflitto: la Grande guerra, il tragico evento che spazzerà via l’intero vecchio ordine su cui l’Europa si era retta per secoli. Per la prima volta in duecento anni, la famiglia si troverà su fronti opposti e Greta dovrà scegliere: la famiglia che ha creato in Inghilterra o quella che è stata costretta a lasciare in Austria.

non tutti i bastardi sono di vienna – andrea molesini
Orgoglio, patriottismo, odio, amore: passioni pure e antiche si mescolano e si scontrano tra loro, intorbidate più che raffrenate dal senso, anch’esso antico, di reticenza e onore. Villa Spada, dimora signorile di un paesino a pochi chilometri dal Piave, nei giorni compresi tra il 9 novembre 1917 e il 30 ottobre 1918: siamo nell’area geografica e nell’arco temporale della disfatta di Caporetto e della conquista austriaca. Nella villa vivono i signori: il nonno Guglielmo Spada, un originale, e la nonna Nancy, colta e ardita; la zia Maria, che tiene in pugno l’andamento della casa; il giovane Paolo, diciassettenne, orfano, nel pieno dei furori dell’età; la giovane Giulia, procace e un po’ folle, con la sua chioma fiammeggiante. E si muove in faccende la servitù: la cuoca Teresa, dura come legno di bosso e di saggezza stagionata; la figlia stolta Loretta, e il gigantesco custode Renato, da poco venuto alla villa. La storia, che il giovane Paolo racconta, inizia con l’insediamento nella grande casa del comando militare nemico. Un crudo episodio di violenza su fanciulle contadine e di dileggio del parroco del villaggio, accende il desiderio di rivalsa. Un conflitto in cui tutto si perde, una cospirazione patriottica in cui si insinua lo scontro di psicologie, reso degno o misero dall’impossibilità di perdonare, e di separare amore e odio, rispetto e vittoria.