recensioni Saggistica

Il serenissimo bastardo – Pieralvise Zorzi

Recensione a cura di Sabrina Poggi

Intrighi e potere tra Venezia e Costantinopoli

All’inizio del XVI secolo, mentre la Repubblica di Venezia è all’apice dello splendore, giunge a Costantinopoli Alvise Gritti, figlio illegittimo del futuro Doge Andrea Gritti.

È un uomo alto e robusto, di colorito olivastro, il volto incorniciato dalla barba scura in cui spicca il naso un po’ storto e aquilino, le sopracciglia folte e gli occhi, scuri, vivissimi, mobili, che quando si scalda nella conversazione diventano di fuoco. […] È affabile, sicuro di sé, disponibile ad ascoltare, ha modi da gran signore.

Uomo dalla personalità affascinante e immensamente ricco, non tarda ad entrare nelle grazie di Ibrahim Pasha, Gran Visir di Solimano il Magnifico e ad approfittare delle opportunità che gli sono offerte a Costantipoli e che a Venezia gli sarebbero precluse per la sua condizione di figlio illegittimo.

Per tutta la sua vita si destreggia fra trame ed intrighi, in quanto il potente Impero Ottomano tenta di espandersi sul territorio europeo, già dilaniato dalle guerre e dai giochi di potere. Fra i protagonisti di alleanze che si stringono e si sciolgono a seconda delle opportunità, vi sono l’Imperatore Carlo V e il re di Francia Francesco I.

Venezia appoggia le mire ottomane, per limitare il potere imperiale e per ottenere condizioni favorevoli ai commerci che costituivano la base delle sue ricchezze e Alvise mette in campo tutte le sue capacità per cementare l’alleanza.

“Quando il papa minaccia «Ridurrò la vostra Venezia alla capanna di pescatori dalla quale è nata», l’oratore veneziano gli risponde: «Faremo di vostra Santità un curato di campagna».”

Territori come l’Ungheria, la Polonia e parte dell’attuale Romania sono visti come terreni di gioco da cedere o conquistare su questo complesso scacchiere.

Impressionano i continui intrighi, il ricorso a tecniche elaborate di crittografia per mantenere la segretezza della corrispondenza tra i potenti. Ed altrettanto impressionano le descrizioni delle immense ricchezze, come l’elmo corona in oro e pietre preziose venduto a Solimano da Venezia su suggerimento di Alvise.

“… un ricchissimo elmo-corona a quattro livelli, incrostato di 50 diamanti, 47 rubini, 27 smeraldi e 49 perle. Una meravigliosa mostruosità del valore di parecchie migliaia di ducati d’oro.”

Ma come era stata folgorante la sua ascesa, altrettanto repentina sarà la caduta del “Serenissimo bastardo”: troppo ambizioso, finisce per provocare apertamente Carlo V. Questo gli costerà la fiducia dei suoi sostenitori, molti dei quali lo abbandoneranno o lo tradiranno.

Finirà decapitato e poi smembrato, come nelle pagine finali viene riportato dal fedele Della Valle al Doge, che assiste affranto al racconto dalla terribile sorte del figlio, illegittimo ma molto amato e stimato.

Pro

Un saggio molto ben documentato, ricco di dati resi in modo dettagliato e quasi visivo, su un’epoca travagliata e su un personaggio sicuramente affascinante, ancorché poco noto.

Contro

Per alcune parti riportate in veneziano dell’epoca sarebbero state utili note con la traduzione.

Il serenissimo bastardo – Edizione cartacea
Il serenissimo bastardo – Edizione e-book

Trama

Nel secolo più splendido ma anche più tormentato per la Repubblica di Venezia, appare sulla scena un personaggio degno di un romanzo d’avventura. È Alvise, il più ambizioso e spregiudicato dei quattro figli naturali del grande doge Andrea Gritti. Vive a Costantinopoli, dove accumula enormi ricchezze conquistando la fiducia del gran visir Ibrahim e del sultano Solimano il Magnifico, fino a diventare il numero tre alla corte turca. In questa posizione gioca il ruolo di agente del Consiglio dei Dieci nell’alleanza segreta tra Venezia e la Sublime Porta contro Carlo V, in una pericolosa partita tra la Serenissima, l’Impero ottomano e il Sacro Romano Impero. In un eccesso di onnipotenza mira al trono di Ungheria, finendo però barbaramente trucidato a un passo dalla meta. Personaggio fondamentale nello scenario politico della prima metà del Cinquecento, Alvise Gritti fu amato da pochi, temuto da molti, odiato dagli Asburgo, quasi dimenticato al giorno d’oggi. Questo libro fa riemergere tra luci e ombre la sua appassionante quanto breve vita e gli intrighi orditi dalle potenze rinascimentali: una narrazione avvincente e accuratamente documentata.

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