Da sempre, nell’immaginario collettivo, una volta terminato il combattimento tra gladiatori, l’imperatore aveva il potere di lasciarli in vita o di dare loro la morte, attraverso il famoso gesto del pollice: se rivolto verso l’alto il combattente avrebbe avuto salva la vita, al contrario, se rivolto verso il basso, veniva ucciso.
In realtà accadeva proprio questo?
Partiamo dal fatto che le fonti storiche riguardo a questo gesto antico sono scarne e confuse, molto probabilmente perché per loro la cosa era scontata e, quindi, ritenevano inutile parlarne. È vero che in alcuni passi di antiche opere letterarie possiamo trovare la dicitura “verso pollice”, in altre invece “converso pollice”, oppure altre forme meno diffuse, ma il problema sta nell’interpretazione di tali espressioni, ovvero se il significato di “girato” vada inteso all’insù o all’ingiù. L’interpretazione che tutti noi oggi diamo sembrerebbe sia da attribuire a un quadro, “Pollice verso”, di Jean-Léon Gérôme, del 1872, dove le vergini vestali sono raffigurate nell’atto di abbassare il pollice verso terra per decretare la morte del gladiatore sconfitto. A quanto pare proprio questa tela ha ispirato l’uso contemporaneo (per fortuna scherzoso) del pollice verso giù con un significato chiaro e lapidario: condanna.

Ed è anche per questo che nei film sull’antica Roma, assistiamo alla classica scena dell’imperatore che presenzia ai combattimenti tra gladiatori e determina la sorte dei partecipanti con pollice rivolto in su per la vita, pollice rivolto in giù per la morte.
Ma era veramente così per gli antichi romani? Ebbene no, per loro era esattamente il contrario.
I romani ignoravano l’uso del gesto con il pollice all’ingiù, ma usavano comunque due gesti ben distinti per comunicare la loro decisione alla fine di un combattimento gladiatorio.
Tenere il pollice verso l’alto con la mano chiusa a pugno corrispondeva alla spada sguainata, pronta ad uccidere ed equivaleva quindi alla morte.
Il pollice all’interno del pugno chiuso (Pollice “presso”) invece, significava riporre l’arma nel fodero, quindi risparmiare la vita.
Come si è arrivati a questo “ribaltamento”?
Grazie a un ritrovamento, avvenuto nel 1997 nel sud della Francia, di un antico medaglione romano del II o III secolo, il medaglione di Cavillargues, raffigurante un giudice nell’atto di chiudere il pugno intorno al pollice accanto a due gladiatori, con l’iscrizione: “Quelli in piedi verranno liberati”.