Antichi misteri Viaggio nella storia

Storia degli antichi mestieri: lo speziale

Articolo a cura di Raffaelina di Palma

Il bastone di Asclepio. Un emblema che incuriosisce. Lo si ritrova nelle insegne luminose degli ospedali e dei centri medici. Un serpente stilizzato, inserito in mezzo a una croce verde. È il bastone di Asclepio o Esculapio se usiamo il nome latino: che trae le proprie origini, dalla ricca mitologia dell’antica Grecia. 

Asclepio era la divinità protettrice della Medicina, era sempre effigiato con in mano una verga avvolta dalle spire di un serpente, che contrariamente alle credenze popolari, non era ritenuto un simbolo angosciante, anzi, per gli antichi raffigurava i concetti di fertilità e rinascita e porta chi scrive nel mondo dello speziale: un mondo fantastico, davvero speciale, nato sicuramente prima dell’arte medica.

Lo speziale è una figura importante di un’arte millenaria che ha avuto un grande sviluppo nel medioevo. Spesso in contrasto, se non in polemica, con i medici. Vede riconosciuta la sua professione, essenziale nella moderna società medievale, a partire dal XII secolo.

Considerare il Medioevo un periodo oscuro nella storia dell’umanità è restrittivo, non vero. Proprio in questa fase, invece, prendono origine tutte quelle che sarebbero diventate le attività manuali e di lavoro: professioni e mestieri dei secoli futuri.

La figura dello speziale racchiude nel suo operato di imprenditore, un lavoratore esperto che utilizza attrezzi e materie prime per la produzione o la trasformazione di oggetti o di alimenti.

Si occupa anche della transazione di svariati prodotti e materie prime, con conoscenze in applicazioni in campo farmaceutico e pratica nel settore mercantile. 

C’è, in qualche modo, un forte vincolo tra cultura popolare e conoscenze mediche.

La medicina occidentale nella fase alto-medievale subisce dei cambiamenti, focalizzando l’opinione popolare su un aspetto dell’antichità. In tal modo l’arte medica, antica e storica, viene preservata maggiormente grazie ai monasteri e ai più importanti centri intellettuali.

Una delle più importanti cure terapeutiche è quella basata sull’utilizzo di erbe officinali: per cui è basilare il mestiere dello speziale, cioè la persona che conosce le proprietà delle erbe, spezie, oli essenziali, minerali e tutto ciò che la natura offre per la cura dei mali.

Anche se non deve affrontare corsi universitari, ma soltanto un apprendistato in bottega, la sua acquisizione di conoscenze e la sua competenza beneficiano di ampi riconoscimenti: certamente fa un mestiere redditizio, ma la sua è considerata una “missione” e quindi gli vengono richieste qualità e comportamenti adeguati al ruolo che riveste. A Firenze si colloca nell’associazione delle Arti Maggiori sullo stesso livello dei medici.

Per iscriversi all’albo professionale deve essere sottoposto a diversi anni di tirocinio al termine dei quali sostiene un vero e proprio esame, con relativo giuramento, di esercitare onestamente la professione. Una volta superato l’iter obbligatorio, viene munito di un marchio con il quale convalida i suoi prodotti, per fornire una tracciabilità e per accertare le responsabilità in caso di contrasto con i clienti.

Lo speziale medievale è una figura chiave della società, responsabile del trattamento dei disturbi e della promozione della salute. La sua conoscenza dell’erboristeria, dell’alchimia e delle pozioni mistiche svolge un ruolo significativo nella concezione medievale dell’assistenza sanitaria.

Oltre a preparare lui stesso le medicine su prescrizione medica, vende le erbe, le droghe e le spezie necessarie alla preparazione dei medicinali che i medici vogliono preparare da soli: gelosi di mantenere il segreto delle loro ricette.

Si può paragonare il mestiere dello speziale a quello del farmacista attuale. 

Nell’Ottocento lo speziale doveva conoscere anche la chimica, diversamente avrebbe potuto aprire soltanto una drogheria. Nascono così le prime scuole di Farmacia e, avviene in quel periodo, l’inizio del tramonto dell’antico nome di speziale e si impone quello di farmacista: cioè quello che può valersi di esercitare l’arte della farmacopea, ossia della preparazione dei farmaci. Nel XX secolo, a mano a mano, il numero degli speziali cala drasticamente fino a rimanere rare e isolate figure.

Riguardo il lato legislativo, uno dei documenti di fondamentale importanza storica è l’Ordinanza Medicinale emanata da Federico II nel 1240.

Adattandosi in misura maggiore o minore a quelle direttive, dalla seconda metà del XIII secolo gli statuti degli speziali hanno il vincolo di iscrizione alla corporazione per tutti coloro che trattano spezie e preparano medicinali, vietando a chiunque di avere in casa quei materiali che sono alla base per la preparazione di medicinali e medicamenti.

Vengono concordate rigorose regole per aperture e chiusure degli esercizi commerciali, assicurando comunque la distribuzione dei medicinali agli ammalati attraverso l’utilizzo di turni e, rigorosi sono anche i controlli su strumenti di misura, quali bilance, con lo scopo di assicurare che i medicinali siano dosati con precisione.

E’ ammessa la collaborazione in uno studio medico, ma sono vietati probabili accordi con i medici per facilitare la vendita di farmaci e dividere l’incasso.

Dopo la scoperta del nuovo mondo, in Europa, arrivano sostanze fino a quel momento ignote e la fabbricazione dei farmaci si serve non solo dei prodotti di oltre oceano, ma anche di nuove tecnologie di laboratorio che, attraverso la fase di distillazione, infusione e evaporazione, estraggono il principio attivo della sostanza.

Il lavoro dello speziale racchiude un vero e proprio universo: egli è un imprenditore, un artigiano e un mercante, al tempo stesso. Sul piano sociale, la sua professione è stimata una via di mezzo tra impegno intellettuale, come quello del medico e del notaio e gli impegni legati al commercio e all’artigianato.

La sua attività è certamente molto complessa e articolata. Nella Firenze del Tre-Quattrocento, rappresenta una classe abbastanza abbiente e può permettersi un buon tenore di vita.

A Roma negli stessi anni molti di loro appartengono alla curia pontificia, sono anche banchieri, prestatori, commercianti all’ingrosso di materie prime. 

La corporazione degli speziali di Milano include, accanto ai farmacisti, anche coloro che lavorano la cera e i droghieri, a Siena, invece, si ribatte sull’importanza della professione per la salute umana e l’esigenza di svolgerla col massimo rigore e precisione.

La prima forma di scienza medica risale al V secolo a. C. ed è legata alla figura di Ippocrate di Coo,  il medico greco a cui è legata la formula del famoso giuramento.

Il bastone come simbolo di potere si mutò in verga taumaturgica per Mosè o per Gesù, dove viene rappresentato nella primitiva arte cristiana: diventò scettro per i regnanti già nell’antichità orientale, come poi nell’età medievale e moderna in Occidente.

“Lasciamo stare d’aver le loro celle piene d’alberelli di lattovari e d’unguenti colmi, di scatole di vari confetti piene, d’ampolle e di guastadette con acque lavorate e con olii, di bottacci di malvagia e di greco e d’altri vini preziosissimi traboccanti intanto che non celle di frati ma botteghe di spezial o d’unguentari appaiono.”  (Decameron, VII,3)

Curiosità

Nel ‘300 la prima condizione per essere iscritti all’Arte degli Speziali in Siena era di avere cittadinanza senese e di esercitare bene et legaliter la professione . Per essere Capo Maestro era poi fatto obbligo di condurre una bottega.


A Siena bisognerà aspettare un editto del Granduca Cosimo de’ Medici del 1706, perché venisse fatto obbligo a chi voleva esercitare la professione di speziale, ed essere ammesso all’Arte, di aver frequentato per almeno tre anni le lezioni di un “Semplicista” presso lo “Studium” cioè l’Università e avere superato positivamente la sua valutazione finale.


In epoca alto medievale lo speziale aveva appreso la sua arte da un altro speziale che lo aveva accolto come discepolo nella sua bottega. Ne conseguiva che non sempre le medicine erano preparate da individui competenti  a sufficienza.


Nel ‘300 nascono le prime corporazioni o Arti, associazioni che riuniscono tutti coloro che praticavano il mestiere dello speziale associato a quello dei medici. “Arte dei medici e degli speziali”. A Firenze il primo statuto risale al 1313, mentre a Siena viene redatto il primo ordinamento scritto nel 1355, il cosiddetto “Breve degli speziali.” Alla fine del ‘400 a Firenze viene pubblicato “Il ricettario fiorentino,” un compendio sulle conoscenze farmacologiche dell’epoca, in cui erano fissate con la massima precisione le dosi di preparati medicinali che tutti i soci dovevano rispettare per legge.

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