Recensione a cura di Matilde Titone
I gattopardi chi sono costoro? Un titolo evocativo di un mondo, un’isola, e una rivoluzione. Qui non c’è il principe di Salina, non c’è Tancredi né Angelica, ci sono i Conti Leonardo e Alberto de Martini e la Marchesina Maria Isabella Craveri, nobili siciliani giovani in rivolta contro i Borboni. E ci sono gli inglesi, rappresentati da George Seymour imprenditore londinese sceso in Sicilia per curare gli affari di famiglia, c’è il popolo palermitano che rivendica libertà da un regime oppressivo e dispotico.
“Settecento anni di glorioso regno cancellati in un attimo con una firma su un pezzo di carta. Ferdinando III di Borbone è diventato Ferdinando I delle due Sicilie. Aveva già disprezzato e disatteso la nostra Costituzione. La prossima mossa sarà di portarci via la capitale“
Una premessa indispensabile per entrare nello spirito del romanzo è proprio questa: la politica borbonica nei confronti della Sicilia durante la restaurazione che a detta dello storico Gaetano Cingari fu guidata da tre linee guida, cioè l’avversione al costituzionalismo, all’autonomismo che affermava una specifica identità regionale in contrasto a quella di Napoli e alla nobiltà siciliana. Da qui parte la narrazione: Palermo è in subbuglio, i nobili organizzano una rivolta cui aderiscono tutti dai borghesi al popolo contro un regime opprimente in una regione povera e stremata. A Palermo il 12 gennaio 1848, giorno del compleanno di Ferdinando I di Borbone, partono i moti rivoluzionari che si propagheranno in tutta Italia e in Europa, il periodo venne denominato “La primavera dei popoli”.

“Le strade sono piene di vita. Gli ambulanti sui carretti che gridano la bontà dei loro prodotti, mentre i bambini si rincorrono con le fionde in mano e le donne parlano da un balcone all’altro mentre stendono il bucato. Palermo non è più sporca di Londra e in giro non c’è cattivo odore. Un buon profumo di pane e dolciumi si sprigiona dalla botteghe e la gente si accalca davanti a fruttivendoli e speziali. Il quadro di una Madonnina illuminata da un paio di candele accese. Una piacevole brezza marina si incunea tra i vicoli scompigliandogli i capelli. Gli piace il dolce clima siciliano.“
Palermo con i suoi colori, il suo mare profumato, Monte Pellegrino che la sovrasta, le chiese sfarzose, dalle architetture barocche e cariche di immagini, Palermo con i suoi mercati affollati che liberano nell’aria odori e colori forti. Niente è delicato a Palermo, le tinte sono forti, le piazze sono ricche e i toponimi sono tutti sempre stravolti.
“Bisogna dare pane al popolo, ma bisogna anche dare istruzione, soprattutto alle donne, affinché trovino la propria libertà. Siamo noi che perpetuiamo la vita e noi che ci facciamo carico dell’istruzione dei figli. Per farlo dobbiamo prima riceverla o non riusciremo mai a costruire un mondo migliore.”
L’autrice incastra, direi con estrema disinvoltura, i fatti storici che videro come protagonisti Rosolino Pilo, Francesco Crispi, Giuseppa La Masa e il prof. Amari e tanti altri, reali protagonisti di quel soffio rivoluzionario che fece scendere in piazza i palermitani fino ad arrivare ad infiammare tutta l’isola e altri 100 comuni, alle vicende amorose di pura fantasia intrecciate tra due amici che si contendono la stessa donna.

Una donna particolare, bella, colta e desiderosa di essere partecipe della rivoluzione in preparazione. Una donna che spera proprio quel vento rivoluzionario porti con sé la rivendicazione dei diritti di parità delle donne. Ma un’altra donna è sulla scena, una popolana sì ma fiera, orgogliosa e desiderosa come la nobile di partecipare alla lotta per la libertà, una donna libera e consapevole, Cettina. La Contessa Maria Isabella Craveri e Cettina sono innamorate dello stesso uomo che a sua volta le ama entrambe e fatica a scegliere tra l’una e l’altra, tra una donna e un amico.
Non è il romanzo del secolo, non è I leoni di Sicilia della Auci, che viene comunque ricordato nel prologo con una piccola citazione sui Florio, ma si legge bene, si legge con la voglia di finirlo. Può bastare? Non saprei ma direi di sì. Si tratta di una lettura interessante che mostra uno spaccato della società siciliana nel periodo risorgimentale, la rivolta dei nobili dei borghesi e del popolo contro i Borboni e che probabilmente prelude alla nascita del movimento separatista siciliano; la fortissima separazione tra stati sociali, Nobili, Borghesi e Proletari (contadini e nulla tenenti), la condizione femminile e le prime rivendicazioni di parità, impersonate dalla poetessa Giusy Torrisi Colonna, personaggio realmente esistito.

Terra aspra e dura la Sicilia come Lord Seymour comprende in fretta, aspra nella geologia del territorio, come nei sentimenti. Terra dove l’onore ha un significato molto preciso, è il valore cui gli uomini affidano la protezione o il possesso delle loro donne, è la difesa della terra, è l’importanza dell’amicizia e dell’ospitalità.
PRO
Una lettura facile, coinvolgente, interessante per molti aspetti. In uno stile molto colloquiale la scrittrice si addentra nei meandri della storia della Sicilia, un’isola a tinte forti, ci fa camminare per le vie di Palermo e i suoi dintorni, ci fa respirare l’aria del mare che tira in città, ci porta dentro i sentimenti forti e passionali della gente dell’isola, che sia nobile o del popolo. Ci sono momenti alti come la lezione sulla pena di morte del Prof. Amari che mi piacerebbe riportare qui ma non lo farò per non sovraffaticare il lettore.
CONTRO
A tratti il romanzo sembra essere un feuilleton, un romanzo popolare di appendice con intreccio complesso, personaggi fortemente caratterizzati nel bene e nel male, trionfo finale dei buoni sentimenti; ma non voglio essere dura, in fondo è uno scandagliare nell’animo umano che non sempre ha direzioni lineari univoche e certezze granitiche, è confuso, contorto e a tratti incomprensibile. E se il finale è lieto, ben venga almeno nelle favole.

L’urlo dei gattopardi – Edizione e-book
Trama
Palermo, autunno 1847. In città l’aria è incandescente: il popolo sta tramando contro i Borboni, e la rivolta è ormai incombente. La marchesina Isabella di Cabrera arriva da Messina carica di speranze e aspettative. Nonostante alla sua famiglia interessi solo che combini un buon matrimonio, lei freme per entrare nei salotti bene e convincere gli intellettuali che l’insurrezione deve servire anche a difendere i diritti delle donne. George Seymour ha lasciato Londra per amministrare le proprietà di famiglia in Sicilia, e adesso è inebriato dalla vitalità, dai profumi, dalla magia di quella terra. Stringe una profonda amicizia con i fratelli Alberto e Leonardo de Martini, che lo introducono alla nobiltà cittadina e agli ideali dei ribelli. George sposa la causa e si lascia travolgere dalla passione per la locandiera Cettina, verace e ardente. Quando però conosce Isabella, amata anche da Alberto, capisce che quella ragazza colta, intelligente e indocile cambierà per sempre il suo destino. Mentre i due si dibattono fra i rimorsi verso Alberto e la nascita di un sentimento ormai impossibile da reprimere, esplodono i moti, travolgendo i destini di tutti i protagonisti nell’inesorabile avanzare della Storia.