In altri tempi, come si spiegava a un bambino piccolo che ancora non era in grado di comprendere l’intero processo di concepimento, da dove era arrivato? In due modi: ti ha portato la cicogna oppure sei nato sotto un cavolo. Perché queste risposte? Come nascono questi detti?
INIZIAMO CON LE CICOGNE
Favole e leggende identificano la cicogna come animale beneaugurante, portatore di fecondità. Il mito della cicogna che tiene con il becco un fagotto con dentro un bambino nasce presso le popolazioni centro-europee ma si basa su un piccolo equivoco.

Un tempo, infatti, quando le case non avevano ancora i termosifoni, se nasceva un bambino si accendeva il camino per più ore durante la giornata per scaldare l’ambiente, anche in primavera. Le cicogne, che proprio in primavera tornano in Europa dai Paesi africani, cercando il luogo più adatto per nidificare, optavano per il comignolo più caldo. Da questa osservazione il nesso leggendario: una cicogna sul comignolo, un bambino in casa, quindi, la cicogna ha portato il neonato, (anche se, in effetti, è il neonato che porta la cicogna!)
Ancora oggi la cicogna in volo, con un fagottino contenente un bambino legato al becco, è una delle immagini ricorrenti per annunciare la nascita. Questo perché in natura le cicogne vengono spesso osservate mentre trasportano qualcosa con il becco, in genere rami necessari per costruire il nido. Questa tradizione è talmente radicata che una tipica macchia cutanea rossastra, generalmente a regressione spontanea, che si può riscontrare dietro la nuca dei neonati è chiamata “morso della cicogna”.
E ORA I CAVOLI
La leggenda, molto singolare, dei bambini che nascono sotto i cavoli è retaggio di un antico mondo contadino. Il detto “sei nato sotto un cavolo”, molto conosciuto specialmente nelle zone dell’Europa centrale, ha molto a che vedere, infatti, con questo alimento: in queste zone il cavolo si seminava in primavera, a marzo, e raccolto a novembre, quindi dopo nove mesi, esattamente come una gravidanza.

In quell’epoca, i concepimenti erano prevalentemente legati alla primavera, e le nascite avvenivano nell’autunno successivo e non a caso. I matrimoni, infatti, venivano celebrati prevalentemente nei mesi invernali, quando non c’era lavoro nei campi, e la decisione di avere un figlio veniva presa in primavera, poiché solo in quel periodo il contadino poteva valutare se i raccolti dell’anno avrebbero garantito un reddito sufficiente per sostenere la famiglia.
Inoltre, la loro semina e raccolta era compito esclusivo delle donne, le “levatrici”, termine associato alle figure che assistevano le donne durante il parto. Queste, prima di procedere al taglio ne ruotavano la “testa” per favorire il distacco definitivo. Questo gesto è simile a quello che compie la levatrice nel momento in cui aiuta la nascita di un bambino, prima di procedere al taglio del cordone ombelicale.
Per questo nacque la leggenda che i bambini potessero trovarsi sotto ai cavoli. Attualmente l’espressione “nato sotto il cavolo” viene utilizzata in modo scherzoso o colloquiale per indicare che una persona non ha una nascita comune, ma sembra essere apparsa in modo insolito o inaspettato