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Le interviste di TSD: Luigi Oriani e la caduta di Costantinopoli

Oggi TSD è lieto di ospitare nel suo salottino delle interviste l’autore Luigi Oriani autore del romanzo “L’ultimo Costantino”, per Rossini Editore. Prima di leggere cosa ci ha raccontato in merito alla caduta di Costantinopoli avvenuta esattamente 570 anni fa, conosciamolo meglio:

Luigi Oriani (Milano, 1992) divide il suo soggiorno tra la metropoli lombarda e le dolci colline del Piceno. Appassionato da sempre di narrativa storica, ha viaggiato molto in Europa e in tutto il mondo per vedere con i suoi occhi i luoghi dei grandi avvenimenti del passato e respirarne l’atmosfera. L’Ultimo Costantino è il suo primo romanzo.

Intervista a cura di Maria Marques

Che cosa rappresentò per l’Europa, la caduta di Costantinopoli?

La caduta di Costantinopoli causò un enorme shock emotivo in tutta l’Europa cristiana dell’epoca. Intendiamoci, i nostri antenati “occidentali” non erano per nulla propensi a riconoscere all’Impero d’Oriente lo status di successore di Roma che a Costantinopoli rivendicavano, ma erano da sempre abituati al fatto che sul Bosforo sedesse un imperatore. Per fare un paragone grossolano ma abbastanza esplicativo con la situazione odierna, è come se un paese del calibro della Gran Bretagna, una delle monarchie più importanti e durature del mondo, cessasse di colpo di esistere e venisse conquistata da una potenza straniera.

Oltre all’impatto emotivo, comunque, ai nostri antenati fu subito chiara una cosa: il cuscinetto che tanto a lungo aveva rappresentato il primo bersaglio dei turchi era appena caduto, e le mire del sultano si sarebbero presto spostate sugli altri stati occidentali. Maometto II, detto il conquistatore proprio dopo la presa della città, non perderà infatti tempo e inizierà subito un’espansione aggressiva nei Balcani proprio in seguito alla campagna vittoriosa sul Bosforo.

Chi difese la città? Solo le truppe bizantine o vi erano anche mercenari?

Partiamo dal presupposto che la difesa della città venne portata avanti da un gruppo di difensori in inferiorità numerica schiacciante rispetto agli assedianti. Giorgio Sfranze, una delle fonti principali dell’epoca e personaggio rappresentato nel libro, parla di circa 200.000 assedianti, anche se gli storici contemporanei sono concordi nel dimezzare questo numero e ridurlo addirittura fino a 80.000 turchi. Quel che è certo, tuttavia, è che gli assedianti non dovevano essere molti più di 8.000: una lotta estremamente impari, e non condotta solo dall’esercito imperiale. A suo supporto, infatti, troviamo anche diverse centinaia di marinai e soldati catalani, veneziani e genovesi. Proprio questi ultimi giocarono un ruolo fondamentale nella difesa, con il capitano Giovanni Giustiniani Longo che rappresentò il pezzo più importante sulla scacchiera degli assediati. Il famoso militare genovese arrivò in città nel gennaio del 1453 con una compagnia di circa 800 mercenari pagati di tasca propria, e uno dei protagonisti del libro è proprio il suo giovane secondo ufficiale Tebaldo, un personaggio inventato ma molto verosimile che ci consente di seguire molto da vicino la parte più bellica dell’assedio dal punto di vista dei difensori.

Come erano strutturate le difese della città?  Le sue mura, le fortezze erano poderose, chi le costruì? Erano adatte a sopportare le nuove tattiche di guerra? Oppure erano ormai vetuste? 

Il vanto del sistema difensivo di Costantinopoli erano senza dubbio le Mura Teodosiane, costruite dall’omonimo imperatore romano nella tarda antichità e ancora oggi ammirabili in alcuni tratti. Si trattava di fortificazioni imponenti, che nessuno degli aggressori era mai riuscito a violare nel corso dei secoli: un sistema composto da un fossato, una prima fila di mura a mo’ di trincea, una seconda fila e una massiccia terza linea intervallata da torri non è certo una passeggiata da aggirare!

Nonostante l’indubbia imponenza, però, le mura risentivano molto della loro età, specie se messe a confronto con le nuove tecnologie belliche. La polvere da sparo e i cannoni di Maometto II, infatti, rappresentarono un enorme problema per l’integrità delle fortificazioni, la quale non consentì nemmeno ai difensori di munirsi di bocche da fuoco. Le vibrazioni delle armi imperiali, infatti, tendevano a fare più danno alle mura che ai nemici, mettendo i soldati greci in una posizione ancora più critica. In questo senso, possiamo vedere la lotta tra le armi dei turchi e le mura di Costantinopoli come uno scontro tra antico e moderno.

Ci sono leggende legate alla caduta di Costantinopoli? Un tesoro nascosto? Fantasmi?

Potremmo quasi dire che le leggende siano la linfa vitale circolata nelle “vene” di “Costantinopoli dalla sua fondazione fino alla sua caduta. Una di queste racconta come dopo la rotta dei difensori e l’ingresso in città dei turchi, un sacerdote stesse celebrando un’ultima messa nella basilica di Santa Sofia. All’irruzione in chiesa dei soldati del sultano proprio nel momento della consacrazione del Pane, il prete afferrò il calice sull’altare, scappando verso una parete che si aprì per farlo passare e si richiuse subito dietro di lui per tenerlo al sicuro dai nemici.

Secondo la leggenda, questo sacerdote uscirà dal suo nascondiglio per finire di dir messa il giorno in cui i greci riconquisteranno la città, ma esiste un’altra storia più famosa, ed è quella del Re di Marmo.

Secondo questa storia, l’imperatore Costantino XI non sarebbe morto in battaglia come raccontato dalla versione ufficiale, ma sarebbe stato rapito da un angelo e portato in una cava di marmo presso la Porta Aurea delle Mura Teodosiane. Lì, rivestito da uno strato di roccia, il sovrano sarebbe caduto in un sonno profondo, pronto a ridestarsi per propiziare la conquista greca della città nel giorno deciso da Dio. Negli anni successivi alla caduta, anche dal punto di vista dei turchi si diffusero alcune leggende. La più famosa di queste voleva che il fantasma del defunto sovrano infestasse ancora la zona della Porta di San Romano presso cui era morto combattendo, pronto a inseguire e ipotizzare le persone tanto incaute da passare di lì durante la notte.

Mehmed II

Quanto cambiò il governo della città nelle mani dei Turchi?

Bisogna dire per prima cosa che Maometto II era ben consapevole del valore simbolico della città. Nella sua idea, doveva rappresentare il gioiello del suo impero, la nuova e sfarzosa capitale capace di legittimare le sue pretese di venire accostato ai Cesari dell’antichità. Per fare questo e per mostrarsi magnanimo, il conquistatore volle subito ripopolare la città e renderla nuovamente florida nei commerci. Con una campagna di marketing ante litteram volta ad attirare quante più persone possibili, il sultano si mostrò tollerante anche con i suoi cittadini non musulmani: non potevano usare le campane o costruire nuove chiese, ma pagando regolarmente le tasse riservate agli infedeli (Jizya), sarebbero potuti rimanere sotto la sua protezione e trattati come leali sudditi. Questa politica di tolleranza più o meno costante si dimostrerà molto importante nei secoli a venire, quando gli ebrei verranno espulsi da molti regni d’Europa, Spagna in primis. Sotto il dominio turco, comunque, vede il proprio sviluppo anche il palazzo del Topkapi, residenza dei sultani ammirabile ancora oggi da tutti i turisti che si recano sul Bosforo.

Chi fu l’ultimo imperatore della città? 

Costantino XI Paleologo, da cui il romanzo prende il titolo, è stato l’ultimo sovrano dell’Impero Romano d’Oriente. Come abbiamo visto in precedenza, si tratta di una figura ancora molto viva nel folklore ellenico moderno, tanto da essere addirittura venerato come santo dalla Chiesa Ortodossa greca. Un militare capace e ambizioso che sognava davvero di scuotere l’impero dal suo stato di decadenza, si è dovuto scontrare con la spietatezza dei suoi tempi, ma questo non ne ha intaccato la profonda umanità. Le fonti ci riportano il suo ultimo discorso poche ora prima dell’assalto finale, una testimonianza commovente di un sovrano che nonostante le circostanze disperate non si tira indietro dal difendere il suo popolo. D’altra parte, ci viene raccontato anche che più di una volta durante l’assedio Costantino è stato consigliato circa la fuga dalla città, ma ha sempre rifiutato per non abbandonare i suoi sudditi. La carica disperata sulla breccia in cui perde la vita ce lo consegna come l’uomo coraggioso che ha sempre dimostrato di essere.

L’ultimo imperatore, Costantino XI ebbe tre mogli, ci può raccontare qualcosa su di loro? 

Il sovrano non fu molto fortunato dal punto di vista matrimoniale. La sua prima moglie era figlia del despota di Epiro, Maddalena Tocco, poi ribattezzata Teodora, ma morì appena un anno dopo le nozze senza generare eredi. Il secondo matrimonio vide protagonista un’altra nobildonna italiana, Caterina Gattilusio, figlia del signore genovese di Lesbo, ma anche la sua vita si prolungò per appena un anno dopo le nozze.

L’ultimo matrimonio, riportato solo da alcune fonti, parla di un’unione con Caterina Notaras, figlia di uno dei più importanti membri della corte imperiale, ovvero il megadux Luca Notaras. Nemmeno a farlo a posta, anche queste nozze durarono appena un anno prima che la sposa morisse, tanto che qualcuno ha ipotizzato tre distinti complotti culminati in altrettanti avvelenamenti dietro la dipartita prematura delle spose. Non conosciamo né le ragioni di questi intrighi né la loro effettiva veridicità, ma certamente la fama della corte imperiale bizantina come “nido di vipere” contribuisce sicuramente ad aumentare i nostri sospetti.


1453. Dopo quasi un millennio dalla caduta di Roma, Costantinopoli è cinta d’assedio dai turchi. In una lotta senza quartiere, le forze schiaccianti dell’ambizioso sultano Mehmet II si scontrano con il pugno di difensori dell’imperatore Costantino XI, comandati dal pirata genovese Giovanni Giustiniani Longo. Sul palcoscenico di una Costantinopoli alle corde va in scena un intreccio di intrighi, battaglie, amori e colpi di scena, rivelando come spesso il destino sia capace di collegare anche vite e storie apparentemente agli antipodi. La storia ci consegna già un verdetto, ma quali cambiamenti sconvolgeranno le vite dell’impulsivo Tebaldo, della giovane Elena, dell’inflessibile Ismail e dell’astuta Marta nei drammatici giorni dell’assedio? Chi è il misterioso individuo celato sotto lo pseudonimo di “Ombra”, e perché trama per la caduta della città?

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