Narrativa recensioni

Recensione de “I delitti dell’anatomista” – Bruno Vitiello

Recensione a cura di Anna Cancellieri

Un corpo sezionato con precisione chirurgica, muscoli e tendini in bella vista, gli organi interni rimossi e allineati ordinatamente da un lato: un’immagine che farebbe la sua figura in un manuale di anatomia. Ma se il corpo squadernato su un tavolaccio da lavoro è reale e appartiene a un innocuo falegname, non si può provare che orrore e raccapriccio. Chi si è preso la briga di lavorare così a lungo sulla povera vittima, a rischio di essere scoperto? E soprattutto perché?

È la domanda che si pone il Segretario della Seconda Cancelleria di Firenze, a cui gli sbirri si sono precipitati a riferire l’accaduto. Una carica che nel 1505 era affidata nientemeno che a Nicolò Machiavelli.

Nicolò Machiavelli

La maestria mostrata dal misterioso assassino indirizza le ricerche verso due categorie: medici, artisti. Sezionare cadaveri aiuta i medici a scoprire la natura e le possibili cure delle malattie, così come aiuta gli artisti a conoscere come funziona quella meraviglia che è il corpo umano.

Non è strano dunque che Machiavelli si affretti a convocare i due artisti più celebri presenti in Firenze, Leonardo e Michelangelo, nonché un visitatore forestiero: Girolamo Fracastoro, medico veronese di passaggio per motivi di studio. Sono convocati per ottenere la loro competente collaborazione, o perché sospettati?

Machiavelli si esprime con oblique allusioni, che i tre percepiscono come una velata forma di ricatto: o lo aiuteranno nelle indagini, o potrebbero essere loro stessi indagati. Del resto la dissezione di cadaveri, benché a malapena tollerata, è per legge punibile con la pena di morte, e non sarebbe difficile trovare capi di imputazione per i tre illustri personaggi, che la praticano senza troppi scrupoli.

Eccoli dunque calati con scarso entusiasmo nel ruolo di investigatori, complicato dalla necessità di mantenere la più assoluta riservatezza, per non scatenare il panico in città. Le cose si fanno ancora più difficili quando, durante i festeggiamenti per il Carnevale, alla prima vittima se ne aggiunge una seconda… di cui non si può ovviamente parlare! Più opportuno dunque soffermarsi sul carattere e gli stati d’animo dei protagonisti.

Leonardo Da Vinci

Ancora giovane, ma già affermato e forte della protezione del Gonfaloniere Soderini, Michelangelo si confronta in continuazione con l’anziano e prodigioso rivale. Leonardo ha ormai più di cinquanta anni, ma è ancora affascinante, elegante, dotato di una forza non comune e di un ferreo autocontrollo, e non manca di lanciare ogni tanto frecciatine ai danni del più giovane collega:

«L’ho sempre detto io che quello dello scultore è un mestiere da operai» commentò Leonardo, ironizzando sull’ultima parola dell’altro e fissandone l’abito con disprezzo «Ci si sporca troppo.»

Michelangelo al contrario non riesce a dominare le sue emozioni: il sarcasmo e l’arroganza del Maestro lo irritano, le insinuazioni del Segretario lo sgomentano e sopra ogni cosa teme la minaccia dell’Arcivescovo Orsini:

«… vi darò dieci giorni di tempo, per assicurare alla giustizia l’autore, o gli autori, di questa orribile blasfemia. In caso contrario, interesserò della questione la Santa Inquisizione.»

Una prospettiva spaventosa: i metodi della Santa Inquisizione sono ben noti e i primi a subirne le spese, come ha osservato Machiavelli, sarebbero proprio medici e artisti. Ma mentre Michelangelo sente l’urgenza di darsi da fare, Leonardo non si lascia intimidire e continua a lavorare al suo grandioso progetto: l’affresco nella Sala del Maggior Consiglio. Della famosa e mai portata a termine Battaglia di Anghiari purtroppo non rimane nulla, tranne gli studi del Maestro e le copie di alcuni cartoni, che lo stesso Michelangelo osserva con religiosa ammirazione:

La battaglia di Anghiari

L’immagine principale, che campeggiava al centro della parete, era sconvolgente. Un gruppo di cavalli e cavalieri, avvinghiati l’uno all’altro nella violenta, frenetica lotta per conquistare uno stendardo. Uno scontro realistico, atroce, dove l’odio rabbioso degli uomini faceva da contrappunto a quello degli animali. Sembrava quasi di sentire le urla, i nitriti, l’odore della polvere e del sangue.

Michelangelo con un pizzico di invidia riconosce al rivale una insuperabile maestria nel riprodurre l’anatomia dei cavalli, ma allo stesso tempo si ritiene superiore nella rappresentazione di quella umana, tant’è vero che sta lavorando a un analogo progetto per la parete di fronte a quella di Leonardo: la Battaglia di Cascina, in cui i guerrieri sono raffigurati nudi mentre escono concitati dal fiume in cui si stanno bagnando, richiamati alle armi dal suono dei corni. Anche di quest’opera sono perduti i cartoni originali, di cui rimangono solo delle copie. Così come è perduta, per noi, la possibilità di vedere contrapposte nello stesso luogo le opere magistrali di Leonardo e Michelangelo. Forse il più giovane già immaginava i commenti con cui sarebbero state ammirate, confrontate, giudicate…

Battaglia di Cascina

Altro personaggio interessante, benché meno noto, è Girolamo Fracastoro, a cui l’autore attribuisce, in anticipo sui tempi, una certa insofferenza per l’aristotelico ipse dixit e un rudimentale quanto efficace metodo sperimentale per sradicarlo.

«Già, Aristotele non si discute» disse Fracastoro pensoso, con un sorrisetto sulle labbra. «Ipse dixit… Non è così?»

Leonardo ebbe un sussulto «Vorreste forse contestare il grande filosofo? » disse, sgranando gli occhi «Colui che ha studiato la natura più di ogni altro?»

«In un certo senso… sì» assentì il medico, suscitando intorno a sé un silenzio imbarazzato.

In ogni caso la vera protagonista di questa storia è Firenze che, nonostante il bando dei Medici, vive ancora il suo dorato Rinascimento, popolata da artisti sublimi come Botticelli, Sansovino, Andrea del Sarto, ma anche da pittori mediocri, prostitute, bottegai.

In uno scenario di splendidi palazzi e vicoli malfamati, con il volto coperto da una maschera, un artista della Morte disegna la sua spietata vendetta.

Trama

Firenze, 1505. Alcuni misteriosi delitti insanguinano le strade della città: le vittime non vengono solo uccise, ma anche anatomizzate secondo i più scrupolosi dettami della scienza. Niccolò Machiavelli, capo della Seconda Cancelleria, riceve l’incarico di assicurare rapidamente alla giustizia l’autore degli efferati omicidi, costringendo Michelangelo Buonarroti, Leonardo Da Vinci e Girolamo Fracastoro a indagare negli ambienti dell’arte e della medicina. Sarebbe facile trovare un colpevole a tutti i costi nel sottobosco di ladri, meretrici e zingare dei bassifondi fiorentini, ma solo un medico o un artista dall’anima malata può aver compiuto uno scempio simile. E se il folle e spietato anatomista fosse proprio uno di loro tre? Mentre gli improvvisati detective s’impegnano a superare le reciproche diffidenze per catturare l’assassino, un mostro cerca vendetta. Sullo sfondo di una Firenze in pieno subbuglio, tra feste di carnevale e rivolte di piazza, ha inizio una frenetica caccia all’uomo. Un giallo a tinte forti con una trama a prova di bomba, che ci porta all’interno delle menti dei veri protagonisti del Rinascimento grazie a una ricostruzione storica magistrale.

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