Curiosità Viaggio nella storia

#Curiostory: sai che in epoca Vittoriana…

si poteva morire per colpa di un capo di abbigliamento?

La ricerca dell’eleganza e dell’originalità dei capi indossati da secoli riveste un ruolo molto importante. In epoche passate, però, anche un semplice capo di abbigliamento poteva risultare dannoso e addirittura letale per la salute di chi lo indossava.

Durante il regno della Regina Vittoria non era raro che si utilizzasse una miscela di potassio e arsenico, velenosissima, per ottenere un tessuto di colore verde molto alla moda.

Un rapporto commissionato dalla Ladies’ Sanitary Association scoprì che solo in un solo cappello c’era arsenico sufficiente per avvelenare 20 persone. Secondo il British Medical Journal una donna dell’epoca “aveva sulla gonna veleno sufficiente per uccidere tutti gli ammiratori che avesse incontrato in una mezza dozzina di sale da ballo”.

Anche il mercurio veniva utilizzato nell’industria tessile.  Secondo la storica del costume Alison Matthews David: «I suoi effetti nocivi erano conosciuti, ma l’uso del mercurio era il modo più economico e più efficace per trasformare pellicce di conigli e lepri in feltro malleabile». Si tratta di una sostanza estremamente pericolosa: può rapidamente entrare nel corpo attraverso la pelle o l’aria, e in caso di avvelenamento può provocare una serie di effetti sulla salute come convulsioni, crampi addominali, tremore, paralisi, problemi riproduttivi.

Se fossimo vissuti in epoca vittoriana avremmo dovuto fare i conti col fango e gli escrementi per le strade che finivano per attaccarsi alle lunghe gonne delle signore, portando batteri e germi nelle case.

Inoltre, molto spesso, a confezionare gli abiti erano sartine e operai che vivevano in condizioni di estremo degrado e scarsa igiene. Sempre secondo la storica Alison Matthews David, la figlia del primo ministro vittoriano Sir Robert Peel morì dopo aver indossato un bel vestito regalatole dal padre: era stato confezionato da una povera sarta che aveva usato la stoffa per coprire il marito ammalato mentre giaceva a letto coi brividi di una febbre indotta dal tifo.

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