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Mese storico: i grandi marchi della Storia. Walt Disney

Oggi, per il nostro mese storico dedicato ai marchi leggendari, siamo in compagnia di Walt Disney, personaggio molto amato, simbolo americano di chi realizza i propri sogni, ma anche figura interessante dal punto di vista storico.

Le origini e la carriera

Partito nel 1923, a 22 anni, per la California, con un biglietto di sola andata e 40 dollari in tasca, nel dopoguerra era già a capo della più florida industria cinematografica di Hollywood, costruendo un immaginario collettivo così forte che ancora oggi, a oltre centoventi anni dalla sua nascita e quasi 100 anni dopo il suo primo cult, rimane un punto di riferimento..

Quarto di cinque figli, nacque a Chicago nel 1901 da una famiglia di umili origini. Gli anni dell’infanzia furono difficili. Il padre, uomo autoritario, lo costringeva a lunghe ore di lavoro nelle attività di famiglia (prima i lavori in una fattoria, poi lo impiegava nella vendita di giornali – in piena notte e spesso sotto il freddo e/o la neve – insieme al fratello maggiore Roy, suo futuro partner in affari) e non gli risparmiava punizioni corporali dalle quali Walt si consolava con il disegno, con le amate fiabe che la mamma gli leggeva la sera e con la magia del cinema di Charlie Chaplin. Diciamo pure che gli ingredienti per la consacrazione al re dei cartoon c’erano già tutti.

Walt Disney: l'uomo che ha rivoluzionato il cinema d'animazione

La passione per il disegno lo portarono a lavorare per un’agenzia pubblicitaria a Kansas City. Qui incontrò Ub Iwerks con il quale fondò nel 1920 la Iwerks-Disney Commercial Artists, principalmente impegnata nella realizzazione di animazioni pubblicitarie e brevi cartoni satirici.
È in questi anni che Disney si cimentò nella realizzazione del primo film con la tecnica mista, ossia caratterizzata dalla compresenza di attori in carne e ossa e personaggi di animazione (cartoons): nasce così “Alice’s Wonderland”. Tuttavia, gli esosi costi di produzione del film superarono di gran lunga i correlati ricavi.

La svolta vera e propria arrivò col trasferimento di Disney a Hollywood dove, insieme al fratello Roy, nel 1923, fondarono i Disney Brothers Studios; nel 1926, la società mutò la denominazione sociale in Walt Disney Studios. Infine, nel 1928 prese il nome di Walt Disney Productions.

Qui si ritrovò a lavorare gomito a gomito con una ragazza minuta e graziosa di nome Lillian Bounds: lui disegnava, lei gli ripassava i disegni con l’inchiostro.

La ragazza non aveva molto talento artistico, ma il boss era molto interessato a lei, al punto da cambiarle mansione e nominarla sua segretaria personale.

La scintilla scattò dopo non molto e nel giro di qualche anno Lilian divenne anche la moglie di Walt Disney. Unione che durerà fino alla morte di lui nel 1966.

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La nascita dei primi cartoni animati

Ed è nel ‘28 che Walt Disney, insieme al fratello e a Iwerks, creò il suo personaggio più iconico, ovvero Topolino, protagonista di spezzoni prima muti e poi sonori; Walt Disney, infatti, si rivelò un vero pioniere delle tecniche di animazione, pronto a rischiare la bancarotta purché le sue produzioni potessero diventare una nuova forma d’arte. Così, dopo l’introduzione del sonoro sperimentò l’utilizzo della musica e del colore per migliorare le atmosfere dei suoi cortometraggi, e arrivò in ciò il successo prima con I tre porcellini e poco dopo con Paperino.

Nel 1937 arriva anche il primo vero e proprio film annoverato nella letteratura: Biancaneve, una pellicola innovativa che segna la prima pietra miliare dei cartoni di Walt Disney.
Costato molto di più di quanto stimato, Biancaneve non soltanto ripagò ampiamente la compagnia (che crebbe a tal punto da avere ben oltre 1.000 dipendenti), ma aprì la strada verso la produzione di molti altri classici, come Fantasia, Pinocchio, Dumbo, Bambi, fino ai più “recenti” Cenerentola, Alice nel paese delle meraviglie e Peter Pan.  

Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, che rallentò di fatto la produzione delle pellicole, Walt Disney tornò a scrivere e soprattutto a creare altri personaggi che entrarono subito nell’immaginario collettivo. Questo avvenne fino agli anni Sessanta, quando l’impresa Disney cominciò a sentire i primi segnali di crisi. Dopo aver costruito il primo parco tematico Disney ad Anaheim (aperto il 17 luglio 1955) e aver curato il suo ultimo cartone Il libro della giungla, Walt Disney morì a causa della sua dipendenza dal fumo nel 1966.

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Famiglia, magia ed eroi: i punti cardine di Disney

Già con Topolino si affermò un concetto base di Disney, ovvero l’individuazione (e creazione) di un soggetto retto che cerca di controllare i personaggi e le situazioni caotiche che gli gravitano attorno, un “eroe” da amare a cui i bambini – e i genitori – possono fare riferimento.

Un altro punto centrale delle sue creazioni è la famiglia. Ogni lungometraggio cui Disney lavorò riflette vari aspetti di questo grande tema: la sacralità della famiglia e le tragiche conseguenze dovute al suo venir meno.
Non è un caso, infatti, che ciò che spesso accumuna questi film è il tema dell’abbandono e della ricerca dei veri genitori da parte del protagonista.
Un fatto che pare abbia realmente ossessionato Disney sin dalla giovane età, da quando, non potendo prendere parte alla Prima guerra mondiale perché minorenne, scoprì l’inesistenza del suo certificato di nascita, insinuando in lui il dubbio di essere stato adottato, tanto da giustificarsi così le punizioni subite da bambino.

Un simile retaggio lo portò a voler considerare la sua azienda come una grande famiglia, una scelta, però, che si rivelò non sempre fortunata e amabile, al punto da arrivare spesso a odiosi contrasti con i dipendenti. Il carattere dispotico che contrassegnava Disney mise a dura prova le relazioni con i numerosi animatori e, presto, i rapporti divennero conflittuali, tanto più che Walt non voleva riconoscere il loro contributo creativo. Paghe basse, licenziamenti ingiustificati e rifiuto del sindacato portarono le relazioni nell’azienda-famiglia allo scontro aperto.

Nel maggio del 1941 i dipendenti entrarono in sciopero picchettando davanti alla casa cinematografica e con centinaia di dimostranti muniti di cartelli con slogan e caricature dei celebri personaggi disneyani. La lotta durò due mesi, finché un arbitrato riconobbe aumenti salariali, ferie pagate, la riassunzione dei licenziati e la presenza del sindacato.
Disney se la legò al dito. da allora, smise di considerare la sua impresa come una famiglia (e si “vendicherà” dello sciopero denunciando, anni dopo, le infiltrazioni comuniste nella sua azienda  e divenendo, durante gli anni del maccartismo, un informatore del’Fbi, uomo di fiducia dietro le quinte della neonata industria della televisione.)

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Le ombre su Walt Disney

Le “ombre” su Disney si fanno ancora più scure, poi, se si dà seguito ad alcune accuse che gli furono mosse: una delle maggiori fu quella dell’antisemitismo. Un’accusa che sarebbe derivata dalla visita che nel 1938 Leni Riefenstahl (regista, attrice e fotografa tedesca) fece a Disney, recandosi presso i suoi studi di animazione negli Stati Uniti d’America. Cosa c’era di male in questo? Riefenstahl aveva prodotto molti film e documentari per la propaganda del regime nazista.

Ma come poteva essere nazista uno che ha realizzato cortometraggi di propaganda bellica anti nazista, come Donald Duck in Nutziland, vincitore di un Oscar nel 1944?

Secondo altre voci, Disney fu realmente razzista. Razzismo che affiorerebbe in alcune scelte artistiche adottate nella realizzazione di alcuni film degli anni ’40 come “I racconti dello Zio Tom” (“Song of the South”), i corvi neri in “Dumbo” e la centaura nera in “Fantasia”.

Tra luci e ombre, una cosa resta però indubbia: Disney aveva un “superpotere” costituito dalla sua incredibile abilità di concretizzare le fantasie di ciascun bambino, o meglio di dar vita ai sogni del “bambino” che vive in ogni adulto. Un superpotere che ancora oggi vediamo e tocchiamo nelle sue creature.

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Curiosità

Nel corso della sua carriera, Walt Disney ha vinto 26 premi Oscar (di cui uno alla carriera nel 1939, consegnatogli da Shirley Temple), 3 Golden Globe e ottenuto due stelle sulla Walk of Fame di Hollywood, diventando il primo uomo ad ottenere così tanti riconoscimenti per il suo impegno televisivo e cinematografico.


Con l’entrata degli Stati Uniti nel secondo conflitto mondiale collabora con il Governo, e produce cortometraggi istruttivi per i militari chiamati al fronte, i cosiddetti war insignia. Questi vengono poi disegnati anche per alcuni degli Alleati: Gran Bretagna, Canada, Nuova Zelanda.


Walt Disney fu il primo a donare la sua voce a Topolino. Topolino, in un certo senso, potrebbe esser considerato una naturale proiezione di Walt Disney nel mondo dei cartoni animati; anzi, Topolino era forse l’alter ego di Walt Disney nel campo dell’animazione.


Walt aiutò i pittori che lavorarono alla realizzazione del primo parco tematico Disney ad Anaheim (aperto il 17 luglio 1955): ha dipinto lui il pannello espositivo di Ventimila leghe sotto i mari”.


Per festeggiare la nascita della sua prima (e unica) figlia biologica, Walt annunciò che il primo giorno di ogni film Disney la proiezione sarebbe stata gratuita per tutti gli orfani.


È spesso considerato l’inventore dell’animazione disegnata, tecnica che in realtà esisteva da circa vent’anni, ma è stata la fantasia e la determinazione di Disney a farle spiccare il volo.


L’impero costruito da Walt Disney oggi vale 150 miliardi di dollari, ma soprattutto regala a milioni di bambini la possibilità di sognare con le sue storie e i suoi personaggi, eterni nel tempo.


Concludiamo questo articolo (che non ha certo la pretesa di essere biografico, ma sufficientemente esaustivo) con alcune delle sue citazioni, forse meno note, ma che più lo rappresentano:

“Vorrei piuttosto divertire e sperare che la gente impari qualcosa,  piuttosto che istruire le persone e sperare che si siano divertite”;

“In qualche modo non credo che ci siano sommità tali che non possano essere scalate da un uomo che conosce il segreto di realizzare i sogni. Questo speciale segreto, mi pare, può essere sintetizzato nelle quattro C. Queste sono curiosità, fiducia (confidence, in lingua inglese, n.d.r), coraggio e costanza, e la più grande di tutte è la fiducia. Quando credi in qualcosa, credici fino in fondo. In modo coinvolgente ed indiscutibile”.

“Ci sono più tesori in un libro che in tutti i covi dei pirati dell’Isola del Tesoro… e meglio di ogni altra cosa, puoi goderti queste ricchezze ogni giorno della tua vita”

E credo che questa ultima, per noi amanti dei libri, sia un po’ il vessillo sotto il quale navighiamo ogni giorno tra Storia e parole.

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