Narrativa recensioni

La direttrice d’orchestra – Maria Peters

Recensione a cura di Luigia Amico

Antonia non si rende neanche conto di essere una vera pioniera che sta per far crollare una roccaforte maschile.

Antonia Louise Brico è stata la prima donna ad essere riconosciuta a livello internazionale come direttrice d’orchestra in un’epoca in cui la figura femminile era ancora relegata ad uno stato subordinato. Originaria dei Paesi Bassi ed emigrata in California con i suoi genitori adottivi, il suo sogno americano è stato tutt’altro che di facile realizzazione; in una società prevalentemente maschilista, alle donne non restava che accettare con remissione la negazione di parità soprattutto in ambito lavorativo e culturale, un ostacolo che Antonia è riuscita a superare non senza difficoltà e sofferenza.

Maria Peters, nel suo romanzo “La direttrice d’orchestra” ripercorre, in forma romanzata, la vita di una donna che ha fatto della sua passione per la musica il fulcro della sua intera esistenza. A colpi di note e sinfonie tenterà in ogni modo di abbattere quel muro invalicabile fatto di pregiudizi; impensabile che una donna potesse addirittura aspirare ad avere tra le mani una bacchetta e pensare di dirigere anche la più anonima delle orchestre.

Sollevo la bacchetta e mi immagino di tutto, ma più di ogni cosa immagino di dirigere l’orchestra. Un centinaio di uomini che seguono i movimenti delle mie mani
[…]. È incredibile quanto mi renda felice, è come vivere all’ennesima potenza, un’esplosione di gioia così intensa da non riuscire più a farne a meno.”   

Il suo è un percorso di formazione lungo e travagliato, fatto di porte sbattute in faccia e di battute e risate di scherno ma nulla di tutto ciò può minimamente soffocare il suo ardente desiderio.

Antonia non conduce una vita agiata, è costretta dalla madre adottiva a svolgere due lavori (dattilografa di giorno e maschera in teatro di sera) perché i soldi non bastano mai e non si può sprecare tempo prezioso sognando pianoforti, violini e contrabbassi, ma la passione che nutre per la musica è più forte di qualsiasi imposizione o impedimento.

La musica è una lingua. A volte riesce a esprimere molto più delle parole. Gioia e dolore, paura e invidia, colpa e vergogna, speranza e sconforto, rabbia e stupore, felicità e disperazione.”

Inizia così a suonare in locali di dubbia rispettabilità per racimolare qualche soldo in più con cui pagare i suoi studi, con perseveranza e caparbietà riesce a raggiungere gli obiettivi prefissati superando esami e pregiudizi, ma la vera svolta nella sua vita arriverà in un paese a lei poco conosciuto e che per forza di cose è costretta a visitare: Berlino.

Antonia decide di recarsi in Germania perché ha bisogno di scoprire le sue origini, vuole capire perché la donna che l’ha messa al mondo ha deciso poi di abbandonarla al suo destino ed inizia in quel momento la sua scalata al successo in un periodo di tensioni sociali e politiche che porteranno di lì a breve alla nascita del Partito Nazionalsocialista guidato dal cancelliere Adolf Hitler.

Nel 1930 debutta come direttrice d’orchestra con la Berliner Philharmonisches, una tra le più prestigiose ed importanti orchestre sinfoniche del mondo. Il successo è di tale portata che inizieranno ad arrivare proposte lavorative, encomi, interi articoli dedicati alla donna che è stata in grado di abbattere quel muro di intolleranza e preconcetti maschilisti.

Maria Peters rende omaggio ad una donna forse poco conosciuta; ne racconta la vita, gli amori, le delusioni e il successo attraverso una scrittura fluida e pragmatica, i capitoli sono brevi e scorrevoli e questo sicuramente agevola in qualche modo una lettura di per sé piacevole e godibile.
Poco contestualizzato è invece il periodo storico, l’autrice menziona poco o nulla gli avvenimenti che hanno caratterizzato quegli anni di sconvolgimento; questa forse l’unica nota stonata, giusto per rimanere in tema.

Editore: ‎ Longanesi (4 marzo 2021)
Copertina rigida: ‎ 272 pagine
ISBN-10: ‎ 8830456241
ISBN-13: ‎ 978-8830456242
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Trama

Tutti la chiamano Willy, ma lei si chiama Antonia come ha voluto la donna che l’ha messa al mondo e subito abbandonata in un istituto di Rotterdam, in Olanda. Siamo agli inizi del Novecento e la famiglia che l’ha adottata si trasferisce negli Stati Uniti in cerca di fortuna. A New York, Antonia viene indirizzata giovanissima alla carriera sicura di dattilografa da una madre adottiva assai poco amorevole. Ma le sue mani, che battono rapide sulla tastiera, nascondono ben altre doti. Perché nella Terra delle grandi opportunità, anche Antonia ha un sogno da realizzare: diventare una direttrice d’orchestra. E quando lascia l’ufficio, corre al suo secondo lavoro di maschera in una sala da concerti, per pagarsi le lezioni di pianoforte. Nel 1926, dopo un durissimo esame di selezione, Antonia viene ammessa (unica donna) al più maschile dei corsi di una maschilissima istituzione: la classe di direzione d’orchestra al Conservatorio della città. E sarà solo l’inizio di un percorso solcato da innumerevoli ostacoli e pregiudizi. L’incontro fortuito con il rampollo di una famiglia di aristocratici non le sarà d’aiuto, ma le dischiuderà le vette e gli abissi dell’amore. Quando però perde il lavoro e la madre la caccia di casa, si trova davanti a una scelta molto difficile. Partire per l’Europa e dedicarsi completamente alla carriera musicale, o restare negli Stati Uniti insieme all’uomo che ama? In un viaggio fra Vecchio e Nuovo Mondo, nel pieno fermento di un’epoca dove tutto sembrava possibile, seguiamo la vita avventurosa di Antonia fra mille peripezie. E ci emozioniamo davanti al coraggio e alla dedizione, alle lotte e alla caparbietà di una donna che rappresenta un vivido (e attualissimo) esempio anche a un secolo di distanza.


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