La storia in vacanza

La Storia in vacanza #3: il costume da bagno

Articolo a cura di Maria Marques

Pronti per il mare amici di Tsd? Controllate bene nella borsa se avete tutto l’occorrente per rilassarvi sulla spiaggia. Manca qualcosa dite? Il costume? Nessun problema, intanto che voi lo cercate, vi racconteremo la sua storia partendo dalla Sicilia. Se vi chiedete il perché ecco svelato il motivo: partiamo da un mosaico di epoca romana, III d.C. scoperto nella Villa del Casale a Piazza Armerina dove sono raffigurate delle ragazze che indossano quello che potrebbe sembrare un moderno bikini. Per arrivare o meglio ,ritornare al bikini…la storia è lunga e non me ne vogliano i signori, ma ci soffermeremo più sull’abbigliamento femminile.

Le origini

Sfatiamo subito i dubbi: durante il Medioevo e il Rinascimento, il bagno si fa nudi, anche se una sorta di abbigliamento è attestato fin dal 1400. Si tratta di un vestito formato da corpetto con spalline unito a una gonna, cui si accompagna talvolta un turbante.
A metà del ‘700, a Parigi, si diffonde la moda dei bagni. Sulle coste della Normandia e della Riviera, le dame indossano un abito composto da corpetto e calzoni, in tela spessa da marinaio, cui si sovrappone una gonna larga, appositamente appesantita nell’orlo, perché non si sollevi immergendosi.

Nell’ 800, le signore che si avventurano in spiaggia, vi giungono dentro a cabine su ruote e si immergono avvolte in ampi mantelli chiusi al collo. A partire dalla metà del XIX “gli abiti” da bagno sono costituiti da pantaloni gonfi lunghi sino al polpaccio, cui si sovrappone un abito al ginocchio, stretto in vita e con un’ampia gonna. Non crediate si vedessero le gambe: si indossavano calze lunghe e nere e scarpine allacciate. A questa mise si abbinavano cuffiette.

Verso la fine del secolo impera la moda alla marinara e l’abito da bagno si adegua corredato da maniche a sbuffo, gonnellini a campana indossati sopra pantaloni più aderenti o alla zuava, naturalmente immancabile il busto che segna il vitino da vespa. Si indossano scarpine, leggere e traforate, per lasciare passare l’acqua, con lunghe stringhe che si allacciano alla caviglia. In testa, la moda impone di annodare foulards.  Colori dei costumi? Nero, blu o rosso.

La storia contemporanea

Arriviamo ai primi del 900, in Francia il sarto Paul Poiret sceglie, per uomini e donne, costumi di maglia ma più aderenti. Per gli uomini, rassegnatevi, all’epoca non avreste potuto fare sfoggio di pettorali, avreste ancora indossato una tuta in tinta unita o a righe. È con Coco Chanel negli anni ’20 che si sdogana l’abbronzatura, quindi gli abiti da bagno si accorciano: gonnelline in taffetà o pantaloncini a metà coscia, aderenti. Cappellini di piqué bianco o cuffie da bagno proteggono le acconciature a caschetto.

E i due pezzi? Ci stiamo arrivando, i loro progenitori li troviamo negli anni ’30: pantaloncini legati a corpetti per mezzo di sottili strisce di stoffa. Staccare i pantaloncini dal corpetto fu rapido ma dobbiamo arrivare al 1939, quando la famosa casa produttrice di costumi Jantzen lanciò il primo due pezzi “ufficiale”: un bustino che copriva l’ombelico e i pantaloncini arrivavano sotto l’anca.

Nel 1946 lo stilista svizzero Louis Réard e il sarto francese Jacques Heim crearono il bikini. Peccato che nessuna modella volle sfilare indossando un abbigliamento simile, considerandolo troppo audace…

Negli anni ’50 il costume due pezzi era considerato succinto, il bikini proibito sulle spiagge di alcuni paesi, il costume intero imperava. Di gran moda il turbante in spugna o le cuffie con petali in plastica, per proteggere i capelli dall’acqua.

Negli anni 60 arrivarono i tessuti in lycra, che permettevano aderenza al corpo e cosa non da poco si asciugavano velocemente, ma ormai stiamo scivolando fuori dalla storia e entrando nell’attualità. Nel frattempo se avete ritrovato il vostro costume, meglio così, nel caso opposto, vi lascio qualche curiosità…fateci sapere,però, quella che preferite.

Curiosità

Estate 1812: Dieppe, in Normandia. Una signora con una nutrita schiera di dame di corte, paggi incluso il dottore, si avventura nell’acqua. Elegante nel suo completo di lana color cioccolato, con tunica e pantaloni fino ai piedi, la regina d’Olanda Ortensia di Beauharnais, si immerge in mare per usufruire dei benefici della talassoterapia.


Nel 1824, Carolina di Berry, figlia di Francesco I, moglie di Carlo Ferdinando di Borbone è la prima donna a indossare un vestito creato per entrare in acqua. L’abito è composto da ombrello, guanti, abito di panno pesante, calze di lana e scarpe di vernice.


Nel 1906, la nuotatrice australiana Annette Kellerman durante una esibizione negli Stati Uniti si presentò con un costume intero, semplice e pratico, che le lasciava scoperte le cosce. Fu arrestata, multata e rimpatriata.


Accessorio fondamentale negli anni ’20 fu la cintura Valaguzza in cui nella fibbia in metallo si poteva nascondere una trousse da trucco o le sigarette. Al mare sì, ma con fascino.


L’antenato del due pezzi fu indossato per la prima volta in Italia dall’attrice Marta Abba; inutile aggiungere che la notizia fece scalpore e, chi ne fu divertito, fu Pirandello.


Creato il bikini, nessuna modella fu così sfrontata da indossarlo. Il sarto Louis Réard, trovò infine la modella che lo indossasse in una spogliarellista del Casino de Paris, Micheline Bernardini. Le sue foto con il costume, per l’epoca scandaloso e succinto, le portarono ben cinquanta proposte di matrimonio.


Fonti

https://www.nauticareport.it/dettnews/report/storia_del_costume_da_bagno-6-4335/

https://it.wikipedia.org/wiki/Costume_da_bagno

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