Personaggi Storici Viaggio nella storia

22 Maggio 1885 muore Victor Hugo

Articolo a cura di Laura Pitzalis

Morire non è nulla, non vivere è spaventoso

Victor Marie Hugo, artista poliedrico e molto prolifico, si dedicò al teatro, alla poesia, alla narrativa, alla satira politica, alla saggistica, al disegno, creando migliaia d’illustrazioni soprattutto per privati.

Fu anche un uomo con molti difetti, principalmente egoista e superbo, ma soprattutto un uomo cui la vita, che gli aveva dato tanto, seppe essere assai crudele. Riuscì, comunque, ad accettare questi eventi non certo felici facendo sì che il suo onnipresente dolore fosse la sua fonte d’ispirazione, un prezzo da pagare perché le sue opere diventassero immortali, come, infatti, è successo.

Nasce a Besançon il 26 febbraio 1802 da Sophie Trébuchet e Joseph Léopold Sigisbert Hugo, ufficiale dell’esercito napoleonico che usava portare con sé nei suoi spostamenti tutta la famiglia. Lo troviamo all’età di appena un anno nell’isola d’Elba, per il trasferimento, forse a causa di uno scandalo, del padre e del suo intero battaglione. Victor muove qui i suoi primi passi e, in assenza della madre, rimasta a Parigi per intercedere con Giuseppe Bonaparte, è affidato a una balia del luogo dalla quale apprende le prime parole in dialetto toscano: l’avreste mai detto che i primi balbettii del padre del romanticismo francese fossero in toscano?

All’isola d’Elba il piccolo Victor rimase poco meno di un anno poi, causa la separazione dei genitori, rientra insieme alla madre e ai fratelli a Parigi.

Che Victor avesse un caratterino abbastanza tosto e avesse ben chiaro quello che voleva, lo vediamo già all’età di quattordici anni quando scrisse, dopo aver perso un concorso di poesia perché la giuria non poteva credere che un ragazzino così giovane potesse aver scritto qualcosa di così eccezionale, “Voglio essere Chateaubriand o niente”! Voleva emulare lo scrittore e politico francese Chateaubriand non sapendo che sarebbe andato molto più in là tanto da diventare padre del Romanticismo francese, scrittore prolifico in ogni genere e sommo poeta nazionale destinato al Pantheon di Parigi, accanto ad Alexandre Dumas ed Émile Zola.

Un personaggio, quindi, molto particolare che, pare, avesse delle proprie stranezze legate al suo modo di scrivere, soprattutto quando tentava di contrastare il famigerato e tanto temuto “blocco dello scrittore”. Per superarlo si faceva chiudere nella stanza completamente nudo, ordinando ai servitori di prendere i vestiti e di riportarli solo quando avesse terminato il lavoro previsto per quella giornata.

Un’altra tipicità fu senza dubbio il suo straripante slancio sessuale, molto probabilmente dovuto all’erotomania di cui soffriva. Ebbe una vita sessuale abbastanza attiva, tenendo un comportamento libertino che terminò solo due anni prima della morte. Ci sono prove, infatti, che a settanta anni corteggiasse una ragazza di ventidue e che a ottanta prendesse il tram per andare a trovare una donna che era stata una sua domestica …

La chicca più “prelibata” sulla sua vita sessuale, però, ci viene regalata dal libretto delle spese dove Hugo fissava con rigorosa attenzione le uscite domestiche e no. Era scritto in francese tranne alcune voci scritte in spagnolo: erano quelle riguardanti le sue relazioni amorose. Possiamo quindi leggere “Vaca lechera, 50 centavos, compenso per farsi mostrare il seno; “Toda completa, 1 franco, la donna si mostrava tutta nuda; “Toda toda toda, 2 francos”, aveva fatto l’amore.

Victor Hugo, il suo privato

Aveva solo vent’anni Victor Hugo quando, grazie ai suoi scritti “Odi e poesie diverse” ricevette dal re Luigi XVIII una pensione di 1000 franchi grazie alla quale fu in grado di mantenersi e di sposare la sua amica d’infanzia Adèle Foucher che gli diede cinque figli: Léopold, morto tre mesi dopo la nascita, Leopoldine, Charles, François-Victor e Adèle.

Dopo qualche anno, la scoperta del tradimento di sua moglie con l’amico di famiglia Sainte-Beauve porterà Victor a condurre una vita sregolata, passando da un’amante all’altra. Una sola gli fu sempre vicina, nonostante i continui tradimenti, per circa cinquant’anni: Juliette Drouet, un’attrice teatrale conosciuta durante le prove della “Lucrezia Borgia”.

Il terribile trafiletto da cui Victor Hugo apprese la morte di sua figlia Léopoldine

Nel 1843 una tragedia sconvolge la sua vita: la morte per annegamento della figlia più amata, la dolce Leopoldine, che Victor chiamava Didine, e del genero Charles Vacquerie. E poiché il destino a volte supera la più tragica delle trame romanzate e sa essere molto crudele, Victor ne apprende la notizia giorni dopo, al rientro da una vacanza sui Pirenei assieme alla Drouet. Viaggiava in incognito per celare la sua relazione, al tempo considerato un reato perseguibile dalla legge, con nomi falsi per cui non si riuscì a rintracciarlo per comunicargli la terribile notizia. Lo scoprì a Rochefort (Charente-Maritime), al Café de l’Europe dove per ingannare l’attesa si mise a leggere “Le Siecle”, vecchio di alcuni giorni, che riportava la notizia della disgrazia.

La tragedia gli causa una grave depressione che lo tiene lontano dal mondo letterario per dieci anni.

Le sofferenze familiari non finiscono qui: nel 1855 muore suo fratello Abel, nel 1863 sua figlia Adele scappa in Canada per seguire il soldato Albert Pinson, di cui si era follemente innamorata e che aveva deciso di sposare … peccato che lui decise di sposarne un’altra. Rientrò dopo dieci anni, con un forte esaurimento nervoso che la fece ritenere pazza e richiudere in un manicomio fino alla sua morte.

Juliette Drouet ritratta a 62 anni.

Nel 1868 gli muore la moglie Adele, tre anni dopo il figlio maggiore Charles per un attacco di cuore, a soli 44 anni e nel 1873, due anni dopo, anche l’altro figlio François-Victor, stroncato dalla tubercolosi. François-Victor era conosciuto per aver tradotto dall’inglese le “Opere complete di William Shakespeare”, pubblicate in 18 volumi dal 1859 al 1866.

Infine nel maggio del 1883 perse la persona che gli era rimasta sempre devota e fedele, che l’aveva sempre difeso, accudito e perdonato: Juliette Drouet.

Fu un duro colpo per Victor Hugo che non scrisse più e la pianse fino alla sua morte, due anni dopo, il 22 maggio 1885 a Parigi.

Le sue esequie furono un’apoteosi, la sua salma fu esposta sotto l’Arco di Trionfo per una notte, vegliata da dodici poeti. Quando il 1° giugno fu portato al Pantheon, si racconta che più di tre milioni di persone vennero a rendere omaggio al poeta della nazione.

Victor Hugo, curiosità sui suoi romanzi.

Victor Hugo è senza dubbio il più celebre degli scrittori francesi, autore di  un’opera immensa e variegata, da molti ritenuto il simbolo del romanticismo francese di cui scrisse il manifesto nel 1827 all’interno della prefazione dell’opera teatrale Cromwell. Con il successivo dramma “Hernani”, musicata poi da Giuseppe Verdi, rappresenterà il trionfo del Romanticismo.

Tuttavia nei suoi romanzi si distacca dalla narrativa tradizionale, sia per la sua innata passione per il grottesco, per l’incredibile, l’esagerato sia perché ignora le vicende dei nobili per concentrare i suoi racconti sulle vicende degli ultimi, dei derelitti. Ne abbiamo un esempio nei suoi due più famosi romanzi Notre-Dame de Paris e I Miserabili.

Non sto qui a parlarvi di questi capolavori dal punto di vista letterario né mi soffermerò sulla loro trama, che quasi tutti conoscono grazie alle numerose versioni cinematografiche, televisive, ai musical e ai fumetti. Vi voglio però raccontare degli aneddoti forse poco conosciuti.

Sapete che con “Notre-Dame de Paris” Victor Hugo salvò dalla rovina la Cattedrale di Parigi?

Aveva solo 29 anni Hugo quando scrisse uno dei suoi romanzi più belli, “Notre-Dame de Paris”, dove il vero protagonista della storia non è un essere umano ma un edificio: la Cattedrale di Parigi. Quando nel 1831 uscì il libro, la Cattedrale versava in uno stato di forte degrado, spogliata, durante la rivoluzione francese, dai suoi pregiati arredi e con le statue che ornavano la facciata distrutte. Gli stessi  parigini avevano poco interesse per questa chiesa perché consideravano gli edifici gotici  brutti e spaventosi. Non così per Victor Hugo che s’impegnò personalmente in una campagna di sensibilizzazione contro la demolizione della Cattedrale.

Il successo del libro e la curiosità di vedere i luoghi dove si muovevano i personaggi del romanzo, portò molti a visitare la Cattedrale e a rendersi conto dello stato di decadimento in cui si trovava la  chiesa. Questo servì a sensibilizzare le coscienze dei parigini e quando le proteste pubbliche si fecero sempre più pressanti iniziò il restauro. Era il 1844.

Conoscete la storia di come fu pubblicato il romanzo “I Miserabili”?

La storia della pubblicazione del romanzo “I Miserabili”, è una storia straordinaria e appassionante tanto da sembrare essa stessa un romanzo. Pensate che, nel 1861, fu firmato un contratto che legò Victor Hugo a una casa editrice belga appena nata, con una cifra impressionante, circa 4,4 milioni di euro attuali, e diritti di copyright di solo otto anni!

Il vero protagonista di questa storia è Albert Lacroix, un ambizioso editore belga di 27 anni, ammiratore di Hugo, che rischiò il tutto per tutto deciso ad assicurarsi un contratto con il famosissimo scrittore, riuscendo ad ottenere un prestito dalla banca Oppenheim di Bruxelles, cosa veramente notevole, perché fu probabilmente il primo prestito fatto da una banca per finanziare un libro. E non solo. Infischiandosene del fatto che Hugo era in esilio, perché definito traditore da Napoleone III, e che pubblicare un suo libro era alquanto rischioso, Lacroix gli scrisse direttamente chiedendogli un incontro e offrendogli qualsiasi somma avesse chiesto in contanti! Comprò il libro a scatola chiusa, non sapendo nulla dell’argomento né della sua lunghezza.

La firma del contratto fu un successo per Lacroix ma anche l’inizio di mesi frenetici di lavoro in cui dovette trattare con tipografi, avvocati, gestire i capricci di Victor e preparare una campagna pubblicitaria stellare per l’epoca, inviando comunicati stampa con mesi d’anticipo e tappezzando i muri di Parigi con immagini dei protagonisti del libro.

La mattina del 4 aprile 1862 uscì la prima parte del romanzo in contemporanea a Parigi, Bruxelles, San Pietroburgo, Lipsia e altre città europee. Fu un successo strepitoso e la prima edizione di seimila copie andò ben presto esaurita. Quando il mese successivo uscì la seconda parte, ci fu una fila interminabile davanti alle librerie, molti addirittura con carretti e carriole per accaparrarsene di più!

In pochi mesi Lacroix ripagò il debito alla banca e fece fortuna aprendo diverse succursali tra cui una a Parigi.

Qui il detto “chi non rischia non rosica” cade proprio a pennello!

Victor Hugo e la sorprendente quanto bizzarra Hauteville House

Dopo la morte della figlia Leopoldine, annegata durante una gita in barca nel 1843, Victor Hugo non scrisse più nulla per ben dieci anni. In questo periodo si avvicina alla politica unendosi al gruppo parlamentare della sinistra dinastica. Nel 1848 scoppia una nuova rivoluzione e appoggia il nuovo regime repubblicano anche se condanna l’insurrezione operaria del giugno 1848.

Durante le elezioni presidenziali del ’48 appoggia la candidatura di Carlo Luigi Napoleone Bonaparte, ma quando questo, nel 1851, attuando un colpo di stato proclama l’Impero, Hugo vi si oppone con forza, definendo l’atto un crimine e rivolgendo aspre critiche al “piccolo Napoleone”. Per questo è costretto a esiliare in un primo tempo a Bruxelles poi nelle Isole del Canale, prima a Jersey e poi a Guernsey dove abitò in una casa da lui stesso progettata, un vero e proprio monumento alla sua egocentricità e narcisismo: l’Hauteville House.

Il caminetto nella casa di Hugo a Guernsey

«Dalla conchiglia si può capire il mollusco, dalla casa l’inquilino. Ho tradito la mia vocazione, ero nato per fare l’arredatore!».

Diciamo che ci mise tutto il suo impegno per mettere insieme il proprio bizzarro arredamento, rovistando i negozi di antiquari e mercanti in cerca di vecchi mobili, stoffe, utensili, quadri: a Hauteville House non c’è un centimetro quadrato che non sia riconducibile direttamente a Victor Hugo in persona, non c’è stanza che non rechi le sue iniziali.

Un vero e proprio riciclatore ante-litteram: schienali di sedie che diventano, capovolti, decorazioni per finestre, insalatiere che diventano piastrelle, scarti di vetro che si trasformano in vetrate, cinture inserite in una parete ricoperta di velluto rosso, per far risaltare un caminetto in ceramica bianca.

Un dedalo di simboli ed enigmi, a volte legate alla fede cristiana altre alla sua esperienza personale di esiliato (l’incisione “Exilium vita est” campeggia sopra una porta), dove la luminosità del piano più elevato, con una vista mozzafiato sull’isola, contrasta con l’oscurità del resto.

Un patchwork di contrasti che l’autore aveva fatto decorare, e in qualche caso decorato lui stesso, a somiglianza della sua immaginazione praticamente illimitata.

Che dire …  bisogna assolutamente vederla!

FONTI

https://www.mentalfloss.com/article/502428/5-utterly-bizarre-facts-about-victor-hugo

https://www.storicang.it/a/victor-hugo-scrittore-ribelle-in-nome-dellumanita_14946

https://www.tuscanypeople.com/vita-victor-hugo-portoferraio-elba/

http://www.zam.it/biografia_Victor_Hugo

https://www.viaggiareleggeri.com/blog/2995/la-casa-di-victor-hugo-a-guernsey-channel-islands

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