Articolo a cura di Roberto Orsi
Non era destinata a salire sul trono, eppure è stata la regina che, in assoluto, ha maggiormente influito sui destini della storia del mondo.
Sotto il suo regno, e grazie a lei, è avvenuto uno dei viaggi che hanno cambiato il corso della Storia, nonché una scoperta che convenzionalmente sancisce la fine del Medioevo e l’inizio dell’Età Moderna rendendola, di fatto, l’ultima grande sovrana medioevale e la prima grande sovrana dell’Età Moderna.
Parliamo di Isabella di Castiglia.
Appartenente al casato di Trastámara, era figlia del re di Castiglia e Léon, Giovanni II, e di Isabella del Portogallo.
Nata il 22 aprile del 1451, la sua venuta al mondo fu così annunciata dal padre:
“La mia adorata moglie ha dato alla luce una infante”, (formula alquanto ambigua: trattandosi di una bambina, il termine corretto sarebbe stato “infanta”) titolo riservato ai secondogeniti ovvero a coloro che non sono eredi diretti al trono.
Giovanni II, infatti, aveva il suo erede maschio, Enrico IV (nato dal suo primo matrimonio con Maria d’Aragona) che a sua volta aveva un fratellastro, Alfonso (fratello minore di Isabella) quindi la linea ereditaria era più che delineata. E dunque, quando Giovanni II muore nel 1454, sarà proprio Enrico IV a succedergli.
Ma Enrico IV condusse male la politica del Paese generando traversie e lotte tra fazioni nobiliari. Per questo, fu costretto a nominare come erede al trono il fratello minore di Isabella, Alfonso. Ed è per l’elezione al trono del fratello minore, che Isabella fu invitata a corte. Era il 1462.
L’ascesa al trono
Alfonso, però, regnò poco: nel luglio 1468 morì di peste.
Fu l’inizio dell’ascesa di Isabella che con astuzia, determinazione e grande amore per la sua terra e per il regno, conquistò il potere e il trono. Morto Alfonso, infatti, Enrico IV fu costretto a proclamare la sorellastra erede al trono delle Asturie.
Enrico redisse un accordo – il Trattato dei Tori di Guisando – con il quale riconosceva Isabella come sua legittima erede, a patto che i suoi avversari gli riconoscessero a loro volta la sovranità sull’intero regno di Castiglia.
Le fazioni tornarono a dividersi: alcuni consiglieri suggerirono a Isabella di forzare i tempi e prendersi subito il potere, ma Isabella, all’epoca diciassettenne eppure già scaltra e sicuramente molto accorta, scelse la via della pace e accettò di rispettare l’accordo in tutti i suoi punti, tranne uno. La scelta dello sposo.
Enrico IV nel Trattato dei Tori di Guisando aveva inserito una clausola in base alla quale la sorellastra, prima di sposarsi, avrebbe dovuto avere il suo benestare circa l’uomo scelto.
Isabella decise di testa sua, e tra i suoi pretendenti, grazie anche ai consigli dell’arcivescovo Alfonso Carrillo de Acuña, scelse il diciassettenne Ferdinando di Trastámara, erede al trono d’Aragona. Da qui in avanti, tutto si svolse come se fosse la trama di un romanzo in cui il segreto ne intesse l’ordito.
Il 5 settembre del 1469, Ferdinando vestito da servo e con uno scarno seguito partì da Saragozza. Il 12 ottobre arrivò a Valladolid. Due giorni dopo, la coppia si incontrò per la prima volta, e il 19 ottobre si celebrarono le nozze.
Il matrimonio con Ferdinando d’Aragona
Se era un matrimonio d’amore, come riferiscono alcuni cronisti, o se entrambi gli sposi avevano fatto ciascuno i propri calcoli, come pensano altri (e come forse accadde), non è dato saperlo, una cosa è certa: un dettaglio minava la loro unione e poteva sparigliare le carte.
I due sposi erano cugini di secondo grado e quindi, in base alla legge canonica, non avrebbero potuto sposarsi senza dispensa papale. Dispensa che il papa Paolo II, preoccupato degli equilibri della Spagna che quel matrimonio avrebbe reso fragili, non concesse. Ma Isabella e Ferdinando non si arresero e produssero un documento falso, una bolla apocrifa redatta con l’aiuto dell’arcivescovo di Toledo che, di fatto, legittimava la loro unione.
I due sposi continuarono a sollecitare il papa a rilasciare la dispensa, ma senza risultati. Solo nel 1471, grazie ai servigi del cardinale spagnolo Rodrigo Borgia (il futuro Alessandro VI), il nuovo pontefice Sisto IV firmò una bolla che conteneva anche l’assoluzione per coloro che avevano partecipato al matrimonio.
Ma per Isabella c’era un altro fronte su cui battagliare, quello aperto dal fratellastro.
Enrico IV non prese bene la notizia delle nozze segrete di Isabella, reputò a giusta ragione violati i patti di Guisando e negò a Isabella la successione al trono.
Al suo posto, nominò erede al trono Giovanna (detta la Beltraneja), la sua unica figlia, che però i suoi rivali non ritenevano erede legittima perché la sospettavano in realtà figlia di Beltrán de la Cueva, presunto amante della regina. Questa decisione diede origine a una serie di conflitti tra coloro che sostenevano Giovanna e quelli che appoggiavano Isabella.
Quando, il 12 dicembre 1474 quando Enrico IV muore, Isabella si autoproclamò regina di Castiglia e chiese alle città del regno l’obbedienza.
Iniziò così una vera e propria guerra di successione che si concluse solo nel settembre del 1479, con i trattati di Alcáçovas e Moura. Isabella, vittoriosa, impose alla rivale l’ingresso come clarissa nel convento di Coimbra, per assicurarsi che non avesse possibilità di mettere al mondo figli che, in un qualunque futuro, avrebbero potuto rivendicare la corona.
Negli ultimi anni della sua vita, Isabella fu afflitta da una serie di lutti e di infausti eventi: la morte improvvisa del suo unico figlio maschio (nonché unico erede al trono) Giovanni; la morte della giovane figlia Isabella; l’inizio della follia della figlia Giovanna, sposa di Filippo di Amburgo e madre del futuro imperatore Carlo V. Ma tutto ciò non scalfì minimamente l’impegno della sovrana ad attendere ai suoi doveri, né la distolse dal combattere le sue battaglie per la salvaguardia del regno.
Rinchiusa nel palazzo reale di Medina del Campo, la sovrana il 12 ottobre del 1504 dettò testamento, poco prima di morire per un tumore il 26 novembre 1504.
Le sue spoglie riposano oggi nella Cappella Reale di Granada.
Isabella e l’Inquisizione
La Spagna del XV secolo si reggeva fondamentalmente sulla fede e per Isabella e Ferdinando, profondamente religiosi, la presenza di arabi, ebrei e altri credi rappresentava un pericolo e un ostacolo all’unità nazionale. Per loro, la lotta agli infedeli era una questione di nazionalismo e non una sorta di inchino servile alla Santa Sede. Ecco perché quando papa Sisto IV aveva cercato di imporre in Spagna vescovi di sua nomina, Isabella si era opposta con durezza, poiché il potere politico dei vescovi spagnoli doveva restare legato alla corona.
Per i due sovrani, bisognava operare col mezzo delle conversioni. Ma come fare a essere sicuri della solidità e soprattutto della veridicità della conversione degli infedeli?
A questo ci pensava il tribunale della Santa Inquisizione.
E quando il papa Sisto IV propose di sottoporlo direttamente alla corona, Isabella acconsentì.
E così, nel 1481, sotto la direzione di Torquemada, i primi tribunali del Santo Uffizio entrarono in funzione in Spagna.
Mentre il Tribunale faceva il suo dovere, Isabella e Ferdinando riportavano ordine e sicurezza nello Stato appoggiandosi sempre più alle Cortes (assemblee rappresentative con potere consultivo, composte da rappresentati del clero, nobiltà e borghesia), creando scuole e riformando la giustizia con lo scopo di completare l’unificazione dei due regni (Aragona e Castiglia) e riconquistare l’ultimo baluardo islamico.
Isabella partecipava direttamente alle battaglie per l’unificazione e la riconquista, cavalcava persino mentre era prossima a dare alla luce le ultime due figlie, Maria e Caterina (quest’ultima sarà la sfortunata prima moglie di Enrico VIII d’Inghilterra). La si vedeva apparire a rincuorare i soldati sul campo e poi a cavallo, nelle città di mercato a comprare grano e viveri; per pagare le spese di “guerra” arrivò anche a ipotecare presso i banchieri di Barcellona le proprietà reali e i gioielli della corona.
Perché la regina appoggiò l’opera dell’Inquisizione? Le fonti e gli storici non sono unanimi al proposito, ma è probabile che la regina cercasse di evitare le morti provocate dalle rivolte popolari contro i conversi nelle campagne e città castigliane. Nei primi tempi dell’Inquisizione, infatti, cessarono le rivolte e le rappresaglie contro gli ebrei conversi, si evitarono i massacri di questi, ma iniziò un periodo di controllo ideologico che genererà una paura profonda e atavica, per generazioni, del potere dell’Inquisizione.
Curiosità
Colombo battezzò con il nome di Isabella una delle isole scoperte nel corso del primo viaggio, l’attuale Santo Domingo.
Mentre la regina Elisabetta di Inghilterra fece la sua fortuna con il commercio degli schiavi, a Granada il 16 settembre 1501 Isabella firmò una Istruzione per il governatore delle Indie, Nicolas de Ovando, affinchè proteggesse i diritti degli indigeni dai soprusi spagnoli.
Il suo testamento conteneva una serie di consigli e indicazioni anche politici, come l’ammonimento ai suoi eredi di contenere la moltiplicazione di cariche pubbliche, di limitare i privilegi della nobiltà e di proseguire l’espansione della Castiglia nel Nord Africa e verso le terre d’Oltreoceano appena scoperte da Cristoforo Colombo.
Disponeva anche indicazioni per il suo funerale: si sarebbero dovuti celebrare con estrema sobrietà, e i soldi risparmiati avrebbero dovuto essere destinati ai poveri e alle fanciulle senza dote; per lei, Isabella chiedeva che fosse deposta nel convento di San Francesco, all’interno dell’Alhambra di Granada, in una tomba il semplice più possibile e vestita con abiti francescani.
Isabella e Ferdinando saranno i primi monarchi a ricevere l’appellativo onorifico di “maestà cattoliche”, tuttora riservato ai re di Spagna.
Il 3 maggio 1958 il vescovo di Valladolid diede inizio ai processi informativi per beatificazione di Isabella denominata ‘la Cattolica’; dal 20 novembre 1972 tutta l’enorme documentazione di 30 volumi, è depositata presso la Sacra Congregazione per le Cause dei Santi. I processi relativi sono ancora in corso nonostante siano trascorsi più di 500 anni dalla sua morte.
Questa proposta di beatificazione ha scosso gli ebrei e non solo, che la giudicarono inopportuna tanto che, l’ex presidente Francesco Cossiga la definì addirittura una proposta “ripugnante”, aggiungendo che “proprio lei diede ai poveri ebrei la spinta decisiva in quel cammino che doveva tragicamente concludersi ad Auschwitz”.
Fonti
https://biografieonline.it/biografia-isabella-di-castiglia
http://www.santiebeati.it/dettaglio/92159
https://historiatestistemporum.forumfree.it/?t=64754586