La storia in cucina Viaggio nella storia

L’alimentazione nel mondo antico e l’effetto sulla salute

Articolo a cura di Laura Pitzalis

Da più parti s’invoca il ritorno al cibo dei nostri avi, più genuino e quindi, s’immagina, più salutare. Ma, mi sono chiesta, com’era effettivamente l’alimentazione nel mondo antico e com’è cambiata nel corso della storia? E, soprattutto, che impatto ha avuto nei secoli sulla salute dell’uomo? Sapevate che alcuni degli antichi egizi soffrivano di obesità? E che i soldati romani erano decisamente in sovrappeso?

Preistoria
È ormai consolidata l’affermazione che l’uomo è un essere onnivoro, ma per un lunghissimo lasso di tempo che comprende tutte le ere paleolitiche, l’uomo era fondamentalmente carnivoro e il suo cibo era basato quasi esclusivamente sulla caccia, sulla pesca e sulla raccolta di vegetali che crescevano spontaneamente come frutti selvatici, radici, germogli, bacche. Ma anche di miele selvatico la cui raccolta è rappresentata da una pittura rupestre paleolitica della Cueva de la Arana in Spagna.
Nel Neolitico abbiamo una trasformazione radicale che rivoluzionò l’alimentazione dell’uomo: lo sviluppo dell’agricoltura e dell’allevamento del bestiame traendo dalla prima cereali (grano, orzo, segale), leguminacee (lenticchie e piselli) e più tardi anche la frutta e verdura; dalla seconda carne, grassi, latte.
Questo ci porterebbe a pensare che ci fosse un miglioramento per quanto riguarda l’alimentazione dell’uomo, invece è accaduto il contrario. Si ridusse, infatti, notevolmente la diversità del suo cibo: non tutti gli animali potevano essere addomesticati e non tutte le varietà dei vegetali potevano essere coltivate.
Ci furono degli effetti non favorevoli anche per quanto riguarda la salute dell’uomo: carenze nutrizionali dovuto al monofagismo portarono a una diminuzione dell’aspettativa di vita come pure il maggior sforzo fisico dovuto al lavoro agricolo.

Egitto
Oggi siamo in grado di sapere le abitudini alimentari degli Egiziani grazie alla loro convinzione che la vita continuasse anche dopo la morte e che quindi anche il defunto avesse bisogno di cibo nell’Aldilà. Possiamo conoscere quali erano i loro cibi e bevande perché raffigurate sulle pareti delle tombe e perché giunti fino a noi racchiusi in appositi contenitori. Questi reperti testimoniano che gli Egizi avessero a loro disposizione un’ampia varietà alimentare.
Grazie alle frequenti inondazioni del Nilo che lasciava sul terreno un eccezionale fertilizzante, il limo, la coltivazione dei cereali (farro, frumento, orzo) era l’attività agricola più importante. Producevano anche verdure (cipolle, porri, lattuga, aglio) e le leguminacee (ceci, lenticchie, fave).
Caccia e pesca fornivano le proteine di origine animale e sono spesso raffigurate sulle pareti delle tombe reali.
Se poi aggiungiamo birra, vino, olio possiamo sicuramente affermare che la dieta semplice e varia di un antico egiziano è, a tutti gli effetti, una tipica dieta mediterranea, quindi bilanciata e salutare.
Partendo, però, dagli strumenti d’indagine molto sofisticati a nostra disposizione, non sembra che gli antichi egizi siano stati sempre in buona salute.
Lo studio di numerosi papiri come l’analisi delle mummie, mette in risalto che molti di loro avevano denti guasti, che avevano sofferto di arteriosclerosi, di malattie cardiovascolari, e addirittura di obesità. Egiziani obesi? Sembra strano immaginarli, visti le silhouettes nella maggior parte dei geroglifici. E invece a loro è dedicata una speciale sala del Museo del Cairo, un’esposizione di statue obese che testimoniano una corpulenza molto diversa dall’immaginario collettivo, per lo meno per quanto riguarda alcune etnie.

Grecia
La filosofia di vita dei greci faceva sì che si ritenesse civile e quindi si potesse elevare la propria condizione umana, solo elaborando lui stesso gli alimenti. Quindi solo il cibo che risultava dall’intervento e dalla trasformazione dell’uomo era considerato nobile: il pane di grano ma anche il vino, l’olio di oliva e, a un altro livello, il formaggio.
La carne era considerata indegna perché risultato di attività passive: per produrla bastava, infatti, lasciare gli animali pascolare su terreni incolti. Il suo consumo rimaneva marginale, quasi un veto se si considera che fosse riservata ai sacrifici. Ma non per il soldato della tradizione ellenica che traeva la sua forza possente dalla carne degli animali. I bovini erano usati, pertanto, solo come bestie da soma o da traino e gli ovini solo per produrre lana e latte da cui si faceva il formaggio.
I pesci, compresi i crostacei, entravo abbondantemente nell’alimentazione dei greci nonostante non fossero prodotti dalla trasformazione dell’uomo: forse il duro lavoro del pescatore faceva si che non fosse considerato alimento barbaro.
La carenza delle proteine animali nella dieta degli antichi greci fa supporre un indebolimento della loro salute e questo può spiegare il perché la medicina cosiddetta “moderna” sia nata proprio in Grecia grazie ad Ippocrate.

Roma
Le abitudini alimentari dei Romani, nel periodo monarchico e nei primi anni della repubblica, erano abbastanza misurate, basandosi principalmente su legumi, verdura, focacce di farro e orzo.
In seguito subì radicali trasformazioni, simultaneamente all’espansione del potere dell’Urbe nell’intero bacino del Mediterraneo, che segnò l’avvio dei contatti commerciali con l’Egitto, e quindi, con l’Oriente e l’Asia, e favorendo l’affluenza di numerose varietà di prodotti provenienti da diversi luoghi.
Questo provocò un cambiamento memorabile in termini di consuetudini alimentari: si cominciò ad abbandonare il concetto puramente fisiologico del nutrimento passando a quello più “culturale” dell’alimentazione anche con l’introduzione delle spezie e profumi.
L’alimento simbolo dei Romani è, come per i Greci, il Pane, rappresentato agli inizi dalla polta o puls, ottenuta impastando con acqua calda la farina di alcuni cereali, generalmente il farro. In seguito si passò alla farina ottenuta con il grano.
Il pane unito a olive, cipolle, fichi e olio è l’alimentazione simbolo dei legionari e gladiatori. Un cibo esclusivamente vegetariano, povero di proteine animali, che li rende persone in sovrappeso, “pesanti”, lontano dal fisico statuario popolarizzato dalle pellicole hollywoodiane.
Secondo gli studiosi, un’alimentazione prevalentemente basata sui carboidrati aveva uno scopo ben preciso: per i legionari, cui è chiesto soprattutto di occupare, di sopportare e di resistere, quello di sviluppare una forza d’inerzia che gli permette di rimanere immobile sotto i colpi del nemico. Infatti, quando l’esercito romano ha bisogno di guerrieri agili, svelti e veloci, chiama a raccolta gli alleati barbari.
Per i gladiatori, quello di sviluppare uno strato di grasso nelle zone vitali per limitare la profondità della ferita e proteggere le terminazioni nervose più esposte, oltre al fatto, da non sottovalutare, che contribuisce alla spettacolarità del combattimento: la protezione dello strato adiposo fa durare più a lungo i combattimenti continuando a perdere sangue da ferite superficiali, esaltando il pubblico.
Molto importante per i romani, anche se non riveste un ruolo primordiale nella loro alimentazione, la carne, perché è viva la tradizione italica dell’allevamento dei maiali, ereditata dagli etruschi. Per via di quest’apporto proteico possiamo affermare che i Romani avevano un’alimentazione più equilibrata rispetto a quella dei Greci.

Alto Medio Evo
L’alimentazione nell’alto medioevo è data dalla simbiosi della cultura mediterranea, quella del pane, del vino e dell’olio, con la cultura delle popolazioni nordiche, quella della carne, del burro e del latte.
Questa simbiosi forniva una’alimentazione molto varia ed equilibrata. Si aveva sia l’apporto delle proteine animali (carne, pollame, pesce, uova, latticini), sia quella dei cereali inferiori (orzo, farro, miglio, sorgo, segale) che dei legumi (fave, fagioli, piselli, ceci). A completamento le verdure dell’orto, che sfuggivano a qualsiasi tassa, con la preparazione di zuppe nelle quali si metteva a cuocere la carne.
I numerosi studi fatti sui resti dei corpi di questo periodo hanno evidenziato un buono stato di salute della popolazione dell’alto medioevo. Si notano, infatti, poche malformazioni ossee, i denti, nella maggior parte degli individui, sono sani e poco usurati. Non sembra ci siano in questo periodo, malattie di carenza o mal nutrizione. Al contrario di quello che alcuni vogliono far credere, l’alto medioevo non è stato quindi un periodo così oscuro e squallido e in ogni caso, dal punto di vista nutrizionale, fu un periodo piuttosto accettabile o almeno migliore del periodo successivo.

Basso Medio Evo
L’equilibrio del sistema “agro-silvo-pastorale” che così bene aveva funzionato nell’alto medioevo, è rimesso in discussione nel basso medioevo. Le cause di questo cambiamento sono dovute a un forte spinta demografica per cui l’economia, sempre di più, ha difficoltà a provvedere alle necessità alimentari della popolazione, e allo sviluppo del commercio che favorisce la coltura dei cereali perché più facili a conservare e a immagazzinare. I cereali diventano così l’alimento principale dei contadini mentre la carne scompare a poco a poco dalle loro tavole restando prerogativa delle classi più abbienti.
Si viene a creare così due sistemi alimentari, quello “rurale”e quello “urbano”. Al pane bianco della città si contrappone quello nero della campagna; alle carni fresche della città quelle salate, prevalentemente di maiale, della campagna. Questo dualismo è visibile anche per quanto riguarda la salute: la popolazione rurale è più malnutrita, per un apporto proteico carente e per le terribili condizioni lavorative che devono sopportare, rispetto a quella cittadina.

Epoca Moderna
Continua l’ampliamento delle zone agricole per la coltivazione dei cereali a sfavore delle terre incolte, che servivano spesso da pascolo, della caccia e della raccolta. Come conseguenza l’alimentazione popolare diventa ancora meno varia e sempre più carente di proteine. Il consumo di carne diminuisce in modo deciso anche nelle città influendo, secondo numerose statistiche, negativamente addirittura sull’altezza degli individui. D’altra parte più aumentava il consumo dei cereali nell’alimentazione popolare, più la loro crisi, derivata da un cattivo raccolto, aveva un’influenza devastante sulla salute e anche sulla mortalità. I periodi di carestia erano meno incisivi, se non inesistenti, nella popolazione di montagna perché in queste zone all’agricoltura era abbinata la caccia, la pesca, l’allevamento.
Per ovviare alle crisi dei cereali, si cercano alimenti sostitutivi come la patata che però, in un primo tempo, non ha molto successo perché considerato “ cibo buono per i maiali”. Anche l’introduzione di alimenti giunti dal Nuovo Mondo come il pomodoro, il fagiolo messicano, il tacchino, fu molto lenta e non cambiò di molto l’assetto alimentare.
In Italia e nel Sud Ovest della Francia le gallette e le pappe d’orzo e di miglio cominciarono a essere sostituite da gallette di polenta di mais, ma la carenza di vitamina PP contenuta nel mais provocò epidemie di pellagra.
Da considerare inoltre, dato l’impatto che causerà in futuro nella salute di noi contemporanei, l’introduzione nel XIX secolo dello zucchero estratto dalla barbabietola, molto più economico di quello prodotto dalla canna da zucchero, che diventerà un alimento di largo consumo.
Altresì la scoperta nel 1870 del mulino a cilindro permise di produrre la farina bianca a basso prezzo mettendola quindi a disposizione di tutta la popolazione. La farina bianca così ottenuta risulta, però, costituita prevalentemente di amido e impoverita dal punto di vista della nutrizione, perché povero di proteine essenziali, fibre, acidi grassi e alcune vitamine del gruppo B.
Oltre alla carenza sul piano nutrizionale, la farina bianca insieme allo zucchero e alla patata provoca degli squilibri sul metabolismo che porteranno all’instaurarsi di patologie come l’obesità, diabete, malattie cardiovascolari veri e propri flagelli dell’era contemporanea.

Fonti:

http://www.montignac.com/it/la-storia-dell-alimentazione-dell-uomo/ http://www.glialbori.com/programmi-didattici/lalimentazione-nella-preistoria/
https://www.barillacfn.com/it/magazine/cibo-e-societa/cibo-e-arte-il-cibo-nell-antico-egitto/
http://www.museibologna.it/archeologico/percorsi/47886/id/8992
https://www.archart.it/alimentazione-nellantica-roma-storia.html
https://www.vitantica.net/2018/06/26/dieta-gladiatori-grasso-carboidrati/

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